AUGURI E FIGLI MASCHI
In Genesi 9,1, la Divinità si rivolge alle uniche persone di tutta l’umanità che riteneva degne di Lei e che ha salvato dal Diluvio: Noè e la sua famiglia. Dopo averli benedetti, li esorta ad andare per il pianeta e a moltiplicarsi. Questo comporta necessariamente una iniziale fornicazione incestuosa tra parenti stretti, alla buona, tra cugini di primo grado. Sorvoliamo pure sul fatto che, da quella progenie, in meno di 5000 anni si sono differenziati tutti i tratti somatici, il colore della pelle, ecc. Infatti, il Diluvio è datato circa al 2370 a.C.. Ma è già un passo avanti: infatti, non disse la stessa cosa ad Adamo ed Eva, ai quali, da buon amorevole Padre, augurò solamente di guadagnarsi il pane col sudore della fronte e di partorire con dolore. Forse, per un certo imbarazzo degli ispirati “segretari” - coloro che scrissero il Libro della Genesi - tacquero sul post-Caino e Abele e su con chi si riprodussero. Ma come umanità c’è andata anche bene, perché inizialmente la Divinità non pensò a una creatura distinta per genere, come invece fece per gli altri animali. Infatti, in Genesi 1,27 si parla SOLO dell’Uomo. Cioè, l’Uomo Adamo doveva essere contemporaneamente maschio e femmina, o senza sesso. Dopotutto, doveva stare nel Paradiso terrestre per sempre come creatura definitiva e non era previsto che si riproducesse [mentre gli altri animali sì, altrimenti che cosa avrebbe mangiato l'Uomo dopo averli tutti “cucinati”?]. Di riproduzione si parla solo dopo la cacciata, per ovvie necessità. Questo si concilia con il seguito del racconto [Gen. 2,18], dove la Divinità si accorge che la cosa non poteva funzionare. Infatti, in un primo momento, fece passare tutte le altre creature davanti ad Adamo, ma lui non trovò in loro nessuno simile a lui. Le scimmie antropomorfe cominciarono a diffondere strane voci su Adamo, insinuando che se la tirasse troppo, soprattutto da parte di uno che era stato creato da una poltiglia di fango fatta con lo sputo. Per mettere a tacere queste voci, la Divinità questa volta crea una compagna a lui simile e tutto fa pensare che anche la Donna fosse asessuata [non dovevano procreare], a meno che non ci sia stata una differenziazione sessuale che i “segretari” chiamarono “togliere la costola”, capisc’ammè. Sta di fatto che da allora l’umanità è composta da due generi: il maschio e la femmina, come per [quasi] tutti gli animali. Dal punto di vista cromosomico, solamente l’ultima coppia dei 46 cromosomi totali ci distingue come sesso, e il 50% del DNA proviene dal maschio e l'altro 50% dalla femmina. Siamo “entrambi”, come da progetto iniziale, e probabilmente la “costola levata” è quel pezzettino della 46ª coppia XX che mancò di una X, diventando Y. A questo punto sarebbe logico pensare che la creatura iniziale pensata dalla Divinità fosse la Donna, e poi le abbia fatto l'Uomo, e solo una società patriarcale abbia ribaltato la narrazione. A pensarci bene, Dio è sicuramente maschio. Basta guardare il cielo stellato: tutto un caos eppure tutto ordinato, e grazie a questa “confusione” si è potuto navigare, con le costellazioni, ecc. Fosse stato femmina, il cielo sarebbe stato un insieme ordinato e coperto di stelle, disposte in ordine di grandezza e luminosità... impossibile immaginare costellazioni...😎. E da maschio era probabile che avesse pensato alla fig... ehm... a una femmina, come creatura. Però, a pensare all’evoluzione delle specie, Dio può essere anche femmina, mai contenta di una cosa e sempre pronta a cambiare... [Allora Dio è entrambi, maschio e femmina, e come creatura fatta a sua somiglianza lo ha fatto tale, per poi differenziare]. Ma una cosa è il MASCHIO e la FEMMINA, altra cosa è l’UOMO e la DONNA. L’essere UOMO o DONNA non è una naturale conseguenza dell’essere MASCHIO o FEMMINA, ma la risultante di aspetti psicologici, fisiologici, sentimentali, ecc.Insomma, mentre MASCHIO e FEMMINA si nasce, UOMO o DONNA si diventa. Va da sé che la procreazione può avvenire [per ora] solamente dall’unione [non necessariamente “carnale”] fra un MASCHIO e una FEMMINA… e non è del tutto corretto dirlo anche fra un UOMO e una DONNA. Ora, tornando al principio di questa bustina, “andate e moltiplicatevi” detto a Noè e famiglia com'è da considerarsi? Un ORDINE, un INVITO, un’INDICAZIONE, un AUSPICIO… o cosa?Escluderei l’ORDINE, perché questo comporterebbe la giustificazione di stigmi sociali verso quelle persone che non possono o non vogliono procreare [e già abbiamo il nostro da fare per contrastare idee strane alla Pillon o Roccella]. Soprattutto se la società è fortemente condizionata dalla religione e, in Italia, per esempio, molti appartenenti al potere legislativo o influenzatori dell’opinione pubblica sono fortemente presenti e particolarmente attivi. Rimangono gli altri termini, i quali però rientrano nel calderone del libero arbitrio e delle scelte personali, quindi insindacabili, anche dalla Divinità. Possiamo quasi dire che quel “Andate e moltiplicatevi” detto a Noè e figli dalla Divinità avesse lo stesso tenore del nostro auspicio agli sposi “Auguri e figli maschi”. Possiamo anche constatare che non ci sono indicazioni chiare e precise sui nomi delle “mogli” di Noè e di quelle dei suoi tre figli Cam, Sem e Iafet. Da testi non biblici risultano addirittura più di 100 nomi attribuiti alla moglie di Noè, come a suggerire che avesse più di una “moglie”. Dopotutto Noè aveva già 600 anni [o più ragionevolmente 600 cicli lunari, cioè mesi, cioè 50 anni] al tempo del Diluvio e morì a 950 anni [80 anni], quindi potrebbe aver avuto più “mogli”. Ah, quindi la Divinità dice di moltiplicarsi con le proprie legittime mogli...
Nella Genesi si parla subito di mogli e di “matrimonio”, è vero [Gen. 2,22-24], ma la Genesi risale al VI o V secolo a.C., cioè ben oltre un millennio dopo il Codice di Hammurabi [XVIII secolo a.C.], dove venne normato il matrimonio e con la conseguente definizione di “moglie”. È facile che, pur “ispirato” dalla Divinità, il “segretario” abbia usato un termine a lui comune e comprensibile a tutti. Scrivo “mogli” fra virgolette perché il concetto di MOGLIE, per quei tempi, non era lo stesso di oggi [che risale al 1215 durante il 4° Concilio Lateranense, per poi essere ripreso nel 1791, durante la Rivoluzione Francese, istituendo anche quello civile], ma più che altro una proprietà del “marito”. Lo stesso anatema sul “ciò che Dio ha unito, l’uomo non osi separare” è da interpretare come monito agli esterni alla coppia, ai quali spetta l’unica decisione sia per l’unione in matrimonio sia per la separazione. Nessuno, oltre la coppia, può o deve agire in modo da separarli dal vincolo matrimoniale. La cosa vale anche per uno solo dei componenti la coppia: la separazione non può essere un atto unilaterale, ma sempre l’incontro di due volontà, come lo è stata la volontà di formare la coppia [e questo spiega il discorso di Gesù in Mc 10,2-16], o dal “tradimento” dei principi del vincolo coniugale o dalla loro disattesa [escludendo i casi in cui un componente la coppia non agisca in modo chiaro o subdolo, violento, ecc. nei confronti dell'altro... e allora è giusto rompere unilateralmente]. Quindi, ricapitolando, finora abbiamo constatato che: La Divinità ha creato l’umanità distinta in due generi, MASCHIO e FEMMINA; Maschio o femmina si nasce, ma uomo e donna si diventa.
La “moltiplicazione” [procreazione] è una mera formula auspicale, o al limite una indicazione. Il vincolo del matrimonio ricade esclusivamente nella disponibilità della coppia e così anche tutto ciò che attiene il loro rapporto coniugale, per il quale vale esclusivamente l’incontro della volontà di entrambi. Esiste il matrimonio civile e l’unione civile fra un uomo e una donna.
Ora, una delle più grandi benedizioni che una coppia può ricevere dalla vita o, per chi ha fede, dalla Divinità, è avere un figlio. Ma per essere considerata una benedizione, la nascita di un figlio deve avere una premessa fondamentale: essere voluto, desiderato, amato. Fare un figlio tanto per farlo non ha senso, non è eticamente e moralmente giustificabile, magari pure abbandonarlo alla nascita o, per il maschio, sparire già dal concepimento. Spesso si sente parlare del concepimento di un figlio come un “accadimento casuale”, non voluto, perlomeno inaspettato o non programmato. Ma farlo perché voluto, desiderato, amato, all’interno di un progetto familiare è la cosa più bella. Purtroppo non tutte le coppie possono avere figli e, ciononostante, non possono essere considerate meno benedette delle altre. Esistono tante possibilità per dare seguito a un progetto familiare: dall’adozione, alle tecniche di gravidanza assistita e, non ultima, la gravidanza per altri [GPA]. Ho scritto “non ultima” perché la GPA è in uso da sempre e nella Bibbia troviamo tantissimi esempi, considerata addirittura come una benedizione di Dio [Gen. 2 e Gen. 30]. In quel memorabile passo della Genesi, il ricorso alla GPA è massivo, reiterato, ben accetto e... addirittura un qualcosa di cui vantarsi e farci una competizione.
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