DONBASS, FACCIAMO UN PO' D'ORDINE
Da quando la Russia ha invaso e occupato l'Ucraina uno dei leitmotiv dei sostenitori e della propaganda pro Russia è che l'Ucraina sia stata l'unica responsabile degli attacchi in DONBASS e che dall'altra parte ci fossero solamente dei civili inermi che combattevano per la loro libertà e indipendenza.
Ma è davvero andata così?
La questione non ha inizio nel 2014 e non inizia nemmeno nel Donbass, ma nel 1954 in Crimea.
Nel 1954 la Crimea viene donata dal Presidente Cruscev come segno di ringraziamento alla RSS UCRAINA, facente parte della URSS, per l'apporto dato durante la 2ª Guerra mondiale alla difesa dell'impero sovietico.
Con la dissoluzione dell'impero sovietico nel 1991, quindi, la Crimea rimane parte integrante dell'Ucraina come sua "oblast" [regione].
Dal 1991 si apre una contesa fra Russia e Ucrania sulla Crimea [regione strategica in quanto si trova in pieno Mar Nero e quindi importante per la flotta russa]. Nel 1994 la Russia, unilateralmente, dichiara la concessione del 1954 NULLA, chiedendo all'Ucraina di restituire il territorio. L'Ucraina risponde picche.
La disputa fra Russia e Ucraina continua senza "grossi problemi" fino a quando, nel 2012, l'UE e l'Ucraina non avviano un progetto di scambio commerciale [EUROMAIDAN].
Tuttavia l'UE pone un paletto: l'Ucraina deve necessariamente affrontare alcune questioni sui diritti civili e fare passi in direzione di una vera democrazia.
Il presidente ucraino Janukovich è ottimista e pensa che il Parlamento approverà le leggi chieste dalla UE.
La Russia però modifica, sempre unilateralmente, le regole doganali, minacciando di bloccare le esportazioni con l'Ucraina [anche da parte dei Paesi del CSI controllati dai russi]. A questo punto Janukovich tralascia l’idea dell’accordo commerciale con l’Europa e accetta un prestito da Putin, legandosi sempre più alla Russia [scoppia uno scandalo perché i figli di Janukovich si arricchiscono mentre il popolo vive una recessione].
Arriviamo al 2014 e la popolazione ucraina insorge e mette in fuga, scappando in Russia, l'oramai ex presidente Janukovich e insedia un Governo provvisorio.
La Russia non ci sta, non riconosce il nuovo Governo, definendo la rivoluzione di Maidan [dal nome della piazza ove si svolsero gli scontri sanguinosi fra le truppe e polizia di Janukovich e gli studenti, uccisi dai cecchini della polizia] un GOLPE e accusa gli USA di aver orchestrato il tutto. In questo marasma generale la Russia invade militarmente la Crimea e la annette. La battaglia, c’è da dire, non è cruenta e i russi si insediano senza tanti problemi, nel silenzio totale dell'Europa e il resto del Mondo. Nel 2014 e 2015 vengono stipulati i trattati di Minsk, per il cessate il fuoco, ritiro delle truppe e indire un referendum [serio] per l'indipendenza del Donbass, trattati tutti disattesi da parte della Russia.
L'Ucraina, con il nuovo Governo, nel frattempo stipula l'accordo commerciale con l'UE;
le distanze con la Russia si fanno sempre più grandi e si accorciano quelle con l'Europa.
A questo punto la Russia comincia a inviare armi e mercenari della WAGNER [ufficialmente non c'è impegno di Forze regolari russe] nei territori russofoni ucraini per fomentare la rivolta e indurre i separatisti a proclamare l'indipendenza del Donbass.
Nelle città del Donbass i filo russi separatisti danno vita a uno "schema" operativo comune: l'occupazione dei palazzi del Governo, l'auto proclamazione dell'indipendenza [i referendum organizzati dai separatisti non sono mai stati riconosciuti dall’Ucraina e dagli altri Stati, ad eccezione della Russia, ndr] e l'adozione del russo come lingua ufficiale.
L'esercito ucraino, con un Governo democraticamente eletto, questa volta è più deciso nel contrastare quello che ha sempre definito "una invasione diretta da parte della Russia", reagisce e contiene le forze separatiste e gli aiuti "indiretti" russi [WAGNER]. I combattimenti sono serrati e chi ci passa di mezzo sono come sempre i civili, vittime di entrambe gli schieramenti.
L'episodio più grave si svolge a Odessa, dove durante una manifestazione euro-maidan [pro Europa] un gruppo di filorussi spara e uccide un manifestante europeista. Ne consegue uno scontro violento e i filorussi si barricano all'interno del Palazzo dei Sindacati seminando il panico all'interno dell'edificio e lanciando molotov.
L'edificio, a causa delle molotov, s'incendia, uccidendo 42 civili, perlopiù filorussi, e personale presente all'interno. L'accusa dei filorussi è rivolta contro il tardivo intervento dei Vigili del Fuoco, anche se molti filoeuropei si adoperarono per salvarli.
Inizia una guerra a bassa intensità fra i separatisti [aiutati dai mercenari della WAGNER] e l'esercito regolare ucraino.
Scambi di accuse a vicenda per vari bombardamenti, anche con munizionamento al forforo, proibito dall'ONU, da parte degli ucraini e con l'abbattimento dell'aereo di linea malese da parte dei separatisti.
Intanto nasce lo Stato Federale del Donbass [composto dalle autodeterminate Repubbliche di Doneck e Lugansk] guidata dall’autonominato “Comandante Supremo” della Repubblica Popolare del Donbass. Il primo atto del Comandante Supremo è quella di intimare a tutti i militari presenti all’interno del territorio di prestare giuramento di fedeltà alla RP del Dombass, se no sarebbero stati “distrutti sul posto”.
Poi chiede aiuto ufficialmente alla Russia per proteggerla dall’eventuale azione della NATO e dal “genocidio”, instaurando la legge marziale. L’ONU denuncia un “allarmante deterioramento” dei diritti umani nel territorio a opera dei separatisti, con uccisioni mirate, rapimenti, torture. Lo stesso denuncia Human Right Watch.
Nasce un nuovo partito “NUOVA RUSSIA” e firmano un accordo per la costituzione di uno Stato federale [Donesk e Lugansk] della Nuova Russia, incorporano le regioni meridionali e orientali, stabiliscono che l’unica religione ammessa è quella russo-ortodossa e “nazionalizzano” le industrie chiave.
Il Governo ucraino non sta a guardare e continua con gli scontri, anche durissimi con accuse da parte di Human Right Watch di uso di bombe al fosforo e razzi [quindi senza possibilità di guida remota per un tiro “mirato”] sui centri abitati.
La NATO, intanto, invia una nave italiana nel Bosforo per monitorare la situazione e la Russia invia massicci aiuti militari e i soliti mercenari della WAGNER.
Le tregue si susseguono con altrettante rotture, ma la situazione è fondamentalmente di stallo.
Arriviamo così al 2022, dove qualche giorno prima viene bombardata una scuola sita in territorio sotto il controllo ucraino. I filo russi danno la colpa al Governo ucraino, che nega e accusa i filo russi e la Russia di un’azione di “false-flag” [operazione fatta in modo da far ricadere la colpa sull’avversario o su qualcun altro] per avere la “scusa” di qualche intervento. E così è stato: il 24 febbraio 2022 la Russia invade l’Ucraina, spingendo gli attacchi fino alla capitale Kiev e le maggiori città fuori dalla zona contesa del Donbass.
Il resto è cronaca.
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