IL ROSSO E IL NERO


Il Ministro alla Cultura SANGIULIANO è spesso il protagonista, nostro malgrado, di uno show dove, all’ennesima domanda se si sente ANTIFASCISTA, invece di rispondere semplicemente “SÌ , SONO ANTIFASCISTA”, zittendo così tutti “i provocatori” e facendoci pure una bella figura, finalmente almeno uno nel Governo, si è messo a “pugnare” con gli assedianti giornalisti. Strappato letteralmente di mano il microfono a un cronista dell’ANSA, mette in pratica uno dei principi base dell’Arte della Guerra SUN TZU o di von CLAUSEWITZ, nonché detto della saggezza popolare: “l’attacco è meglio della difesa”.

Brandendo il microfono come la katana de “La Sposa” di KILL BILL nella scena degli 88 Folli, il Ministro della Cultura si rivolge agli assedianti con tono burlante, l’immancabile pippotto iniziale da maestrino per dimostrare di avere i titoli per essere quel Ministro [dovuto a un complesso della CAPRA IGNORANTE svelato dalla brava Geppy CUCCIARI] e, “al fin della licenza, toccare” con la domanda “E VOI, SIETE ANTICOMUNISTI?”.

Ora, a una domanda del genere e, soprattutto, a un esagitato che stridula quasi salmodiando “SEI ANTICOMUNISTA?” si rimane francamente bloccati, “frizzati”, come un gatto sorpreso dai fari abbaglianti in tangenziale.

Non si ha il tempo per ordinare le idee, valutare la storia, le differenze, i distinguo. Non siamo mica delle “Talpe dal muso stellato” [Condylura cristata], piccolo mammifero dalle abitudini ipogee, completamente cieco ma dotato di un caratteristico muso che gli consente in 120 millisecondi [un battito di ciglia] di individuare, identificare e mangiare una preda. Io, per esempio, ci metto circa 4 o 5 secondi per capire se si deve TIRARE o SPINGERE per aprire una porta, nonostante ci sia pure scritto.

Quindi il Ministro, giocando sulla velocità, lascia tutti in silenzio pregustandosi i titoloni dei giornali a lui favorevoli: SANGIULIANO ASFALTA…SANGIULIANO SCHIAFFEGGIA…SANGIULIANO ZITTISCE, etc i giornalisti comunisti.

Ma vediamo, ora e con calma, di rispondere alla provocazione del Ministro e cioè cercando, se esiste, il Massimo Comune Denominatore e il Minimo Comune Multiplo fra Fascismo e Comunismo, sviluppando queste due domande, l’una conseguente all’altra.

“IL CONTRARIO DEL FASCISMO È IL COMUNISMO?” e “CHI SI DICE ANTIFASCISTA È AUTOMATICAMENTE UN COMUNISTA?”

La risposta breve alla prima domanda è Sì, Fascismo e Comunismo possono essere considerate, semplificando moltissimo e contestualizzando storicamente, l’una l’opposto dell’altra. Fascismo e comunismo sono due ideologie politiche molto diverse, con obiettivi e valori diametralmente opposti e per questo definibili semanticamente come fra loro contrari.

Il fascismo è un'ideologia nazionalista, autoritaria e totalitaria. Esalta la nazione e la sua unità, sostiene la supremazia della forza e la disciplina, e rifiuta il pluralismo e la democrazia, contemplando una Società gerarchizzata. Il comunismo, invece, è un'ideologia socialista che aspira a una società senza classi, senza proprietà privata dei mezzi di produzione e senza sfruttamento del lavoro.

Quindi alla conseguente domanda “CHI È ANTIFASCISTA È ANCHE COMUNISTA” si deve rispondere con un secco “SÌ”?

NO!!! Chi si dice antifascista è una persona che si oppone al fascismo e ai suoi principi. Questo non significa necessariamente che sia un comunista. Un antifascista può essere un liberale, un socialdemocratico, un cristiano democratico, o semplicemente una persona che crede nei valori della libertà, della democrazia e dei diritti civili.

In Italia, il termine "antifascista" è stato usato storicamente per indicare i membri del movimento partigiano che si oppose al fascismo durante la seconda guerra mondiale. Dopo la guerra, il termine è stato utilizzato anche per indicare i sostenitori della Repubblica Italiana, che si opponevano al ritorno del fascismo.

Oggi, il termine "antifascista" è spesso usato in un senso più ampio, per indicare chiunque si opponga a qualsiasi forma di fascismo, sia esso di destra o di sinistra.

In conclusione, chi si dice antifascista non è necessariamente un comunista. Può essere una persona che aderisce a qualsiasi ideologia politica che si oppone al fascismo e ai suoi principi.

A questo punto viene spontanea una domanda: Dirsi ANTIFASCISTA ha la stessa valenza morale, etica, storica di dirsi ANTICOMUNISTA?

Qui la risposta dipende dal “grado di approssimazione” o meglio, dalla “scala” con cui valutiamo storicamente l’oggetto dell’essere contro.

Se li consideriamo in senso assoluto, con una approssimazione ampia, con una scala “mondiale”, entrambi Fascismo e Comunismo hanno e rappresentano, laddove si manifestano ancora, una somiglianza negli effetti e nella condotta della messa in pratica delle due ideologie: Mancanza di democrazia, libertà, diritti civili, etc.

Se invece li consideriamo relativamente con una scala “nazionale”, le cose cambiano e pure radicalmente.

Piccolo inquadramento storico del Comunismo in Italia.

Il Comunismo in Italia nasce nello stesso periodo del Fascismo [1921] ed è costretto fin da subito alla clandestinità e l’esilio, agendo travagliatamente all’interno dell’Internazionale Comunista fino al 1943, per poi costituirsi come PCI e assumendo un ruolo primario nella lotta contro il regime nazifascista, partecipando attivamente con la Resistenza italiana. Nonostante abbia partecipato alla Costituente, viene estromesso [insieme alle altre forze di sinistra] dal primo Governo DE GASPERI per collocare l’Italia nel blocco filo-americano. Al PCI “non resta” che rimanere fedele alle direttive politiche dell’URSS, cosa che farà fino agli anni 80, anche se via via sempre più polemizzando e prendendo le distanze criticandole e facendo autocritica, su azioni storiche condotte dall’URSS.

Dal dopoguerra al 1991 [crollo URSS], anno dello scioglimento del PCI ad opera dell’allora Segretario OCCHETTO, il PCI ha contribuito e partecipato attivamente nelle lotte sindacali, nei diritti civili schierandosi a favore del divorzio [è da leggere l’intervento sull’intenzione di voto Nilde IOTTI] e schierandosi apertamente contro le dittature fasciste o le ingerenze statunitensi nel Mondo di quegli anni.


Quindi, dopo questo breve, incompleto, “superficiale” riassunto storico del PCI [la sua storia non è senza ombre, anzi], possiamo dire che per un italiano, OGGI, dirsi ANTICOMUNISTA significa dirsi contro i valori di Democrazia, Eguaglianza, Libertà, dei diritti civili etc, “criticando” i risultati ottenuti anche grazie al Comunismo italiano e che oggi TUTTI diamo per scontate e, anzi, guai a chi ce li tocca…tant’è che a chi lo fa lo tacciamo di essere FASCISTA.

Per una persona qualunque, di sinistra o di destra, ma anche di estrema destra, farsi appellare come FASCISTA è vissuta come una OFFESA, un appellativo da “denuncia per diffamazione”, come un’onta vergognosa da negare e spergiurare di non esserlo, a meno che non si sta in branco e allora parte il “pride” con saluti, motti, etc.

Viceversa se alle medesime persone gli si dà del Comunista, potrebbe al limite offendersi il Fascista vero, ma non è un’offesa da Codice, non ti porterà mai in Tribunale. Chi non è Comunista sorride scuotendo la testa commiserando chi glielo ha detto mentre se si viene appellati Fascisti ci si guarda in giro preoccupati e si nega con forza, vergognandosi e giurando e spergiurando di non esserlo, fascista.

Quindi al Ministro SANGIULIANO consiglierei di cambiare la domanda in: “LEI È ANTIDEMOCRATICO?”, in risposta a chi gli chiede se è un “ANTIFASCISTA”.

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