SUPERLEGA, LEGA E PARROCCHIALI


Mentre l’italica nazione era alle prese con i veri problemi del Paese, problemi che appassionano, indignano, fanno arrabbiare come la pasta RUMMO, il Pandoro della FERRAGNI, i 30 km/h e, soprattutto, il dirsi ANTICOMUNISTA, nel Senato della nostra Repubblica veniva approvato il testo del DDL sulla “Autonomia differenziata per le Regioni ordinarie” chiamato anche DDL CALDEROLI [da oggi, 19 giugno 2024 è LEGGE, ndr].

Evito di entrare nei tecnicismi del DDL, è solo una parte del percorso di approvazione e ci potranno ancora essere delle variazioni e, comunque, bisognerà vedere come saranno scritti i mitologici Decreti Attuativi, dove il Diavolo suole nascondersi fra i particolari.

Ma il mio sguardo durante una noiosa mattinata di lavoro è caduto su un articolo del Corriere della Sera, con una intervista al “Deus ex machina” del DDL, CALDEROLI.

Il Senatore leghista afferma che “con l’Autonomia differenziata tutte le Regioni partono dalla stessa linea”.

L’immagine sportiva con tutte le Regioni allineate ai blocchi di partenza è bellissima ed evocativa, e non può che trovarci tutti d’accordo nel pensare a una buonafede e desiderio di imparzialità nei confronti di tutti i partecipanti.

Certo fa un po’ storcere il naso pensare a una gara fra Regioni dove è il club a vincere e non il pubblico. Ma ci torneremo.

Però l’immagine sportiva evocata da CALDEROLI mi frulla nel cervello e mi rimanda alle squadre di calcio. 

Se tutte le Squadre venissero poste nelle condizioni di partenza uguali per tutte in termini iniziali: di Stadio, valore economico e qualitativo della squadra, capacità e valore della dirigenza, scuola calcio, infermeria, etc., dopo qualche stagione, inevitabilmente, vedremmo sorgere una differenza fra le squadre al punto che si dovranno separare i Campionati. E come sappiamo il Campionato di Serie A attrae più risorse economiche, investimenti, campioni stranieri, capacità di formare e coltivare talenti e acquistarli dalle altre squadre, oltre al merchandise che tutto questo genera da parte della sua popolazione, i tifosi [e non solo di “campanile” ma anche da altre Città].

La similitudine tra l'autonomia differenziata e le Squadre di calcio è interessante e, a mio parere, rende l’idea di quanto “rischioso” sia il DDL CALDEROLI. In entrambi i casi, si tratta di comparare realtà che, pur essendo parte di un contesto più ampio, hanno caratteristiche e potenzialità diverse. Nel caso delle Squadre di calcio la differenza tra le varie squadre non si limita alla ricchezza del Club, ma anche al numero di tifosi abbonati o che attrae allo Stadio, alla tradizione calcistica, al livello dell'istruzione calcistica e della formazione sportiva della sua Primavera, etc. Nel caso dell'autonomia differenziata, la differenza tra le varie Regioni non si limita alle risorse iniziali, ma anche al livello di sviluppo economico e sociale, alla cultura, alla storia, alla demografia, etc. È quindi verosimile che, anche se le Regioni ricevessero le stesse risorse iniziali partendo da zero, le differenze tra di loro resterebbero comunque significative e tali che dopo qualche tempo diverranno marcate e distanti. Ad esempio, le Regioni più ricche e popolose potrebbero avere più risorse per investire in istruzione, formazione, ricerca, infrastrutture, etc., e questo potrebbe dar loro un vantaggio competitivo rispetto alle Regioni meno ricche e popolose. Un altro aspetto è sulla disponibilità di allenatori qualificati e sulla possibilità di attrarre giocatori stranieri di talento. Il numero degli abitanti, invece, può influire sulla quantità di giocatori potenziali da cui attingere.

Inoltre, le Regioni con una maggiore tradizione di autonomia potrebbero essere più capaci di gestire le proprie risorse in modo efficiente e produttivo. In definitiva, l'autonomia differenziata potrebbe contribuire a ridurre le disparità tra le Regioni, ma non è detto che le elimini completamente, anzi, è molto probabile che avvenga il contrario.

Nel caso dell'autonomia differenziata, le risorse iniziali che verranno assegnate alle Regioni saranno probabilmente proporzionali al loro PIL. Questo significa che le Regioni più ricche, come Lombardia e Veneto, avranno un vantaggio rispetto alle Regioni più povere, come Molise e Basilicata.

Inoltre, le Regioni più grandi, come Lombardia e Campania, avranno un vantaggio rispetto alle Regioni più piccole, come Valle d'Aosta e Molise. Questo perché le Regioni più grandi avranno una popolazione più numerosa, da cui attingere per formare le proprie istituzioni e servizi.

È quindi molto probabile che l'autonomia differenziata, pur dando a tutte le Regioni le stesse risorse iniziali, non sia in grado di colmare le disparità di partenza.

È importante, quindi, che il processo di autonomia differenziata se si deciderà di farlo, sia accompagnato da misure di compensazione per le Regioni che rischiano di essere svantaggiate e che, ovviamente, graveranno di conseguenza su tutta la Nazione, perché, ricordiamolo sempre, siamo una Nazione unita e l’art. 2 della Costituzione recita “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di SOLIDARIETÀ politica, ECONOMICA e sociale”.

Purtroppo la visione sportiva di CALDEROLI è quella di Regioni che giocano in diversi Campionati di club, mentre la mia è più quella di “Giochi senza Frontiere” dove a vincere e a divertirsi è sempre il Pubblico.

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