LE INTERMITTENZE DEI MIGRANTI


Satnam SINGH, ma per tutti sarà un anonimo migrante, come tantissimi altri, morto mentre lavorava da schiavo in un campo, mutilato del braccio e abbandonato di fronte casa insieme alla moglie, anch’essa schiava nella stessa Azienda Agricola.

Ne muoiono tanti sul lavoro, purtroppo. Un fenomeno “democratico” e non razzista.

Di ognuno di loro se ne parlerà per i famosi 15 minuti warholiani per poi dimenticarcene.

Le polemiche sono sempre le stesse, così come i servizi giornalistici. I TG potrebbero pure risparmiare mandando in onda ognivolta lo stesso servizio, cambiando giusto il nome e la località. Per il resto è esattamente lo stesso racconto, la stessa retorica, la stessa finta indignazione.

Viviamo nella VI bolgia infernale, quella che Dante, il Sommo Poeta, riserva agli IPOCRITI.

Paradossalmente sono più sinceri coloro che, senza un briciolo di Umanità, pietas cristiana, si prodigano in benaltrismo, populismo, cinismo, dando contro, addirittura, alle vittime.

Ma nella VI bolgia la solidarietà verso il morto è intensa, arrabbiata, palese. Purtroppo solo verso il morto.

Sugli altri si continua a rimanere ciechi, a non vederli o se si vedono di evitarli, criticarli, avversarli.

Durante una puntata di LINEA VERDE, il programma della RAI che da oltre 40 anni racconta l’Agricoltura italiana, le sue eccellenze, il contesto ambientale e il settore enogastronomico, si elogiava la produzione agricola di una Azienda.

Il titolare decantava il prodotto, l’impegno quotidiano per offrire sempre uno standard altissimo della qualità, degli investimenti economici e di quanta ITALIA ci fosse.

Mentre parlava, sullo sfondo lavorava una schiera di braccianti dai tratti somatici anormali, non italiani, come direbbe VANNACCI.

Ma proprio tutti e tutti con i DPI [Dispositivi di Protezione Individuali] previsti dalla Legge, tutti NUOVI DI PACCA.

Insomma, il “vasetto” [termine della vecchia naja] era servito e andava in onda uno scenografico “FACITE AMMUINA”.

Tante blasonate e vantate eccellenze italiane, di lavoro italiano hanno ben poco.

Raggiungere il mio luogo di lavoro comporta il dovermi alzare molto presto. Sono oramai oltre 40 anni che mi sveglio prima dell’alba e l’orologio biologico, oramai, si è adattato svegliandomi sempre alla stessa ora, anche se sono in ferie.

Ma adoro questo periodo tutto mio, in compagnia di me stesso, lungo il tragitto. La radio accesa perennemente su Radio 24, poche macchine per strada. Giusto coloro che fanno il cambio turno in una delle tante fabbriche della ZAI veronesi. Percorro il tragitto in automatico e sono quasi certo di saperlo fare anche a occhi chiusi, riconoscendo ogni buchetta, avvallamento, dosso, rumore. Prima o poi lo farò…OCIO…

Mi piace osservare a quell’ora le poche finestre illuminate, immaginandomi la scena in quella stanza e cosa stia facendo quel qualcuno. Nulla di morboso, sia chiaro, solo un pensiero a quella schiera di anonimi che ogni mattina, come me, vanno a lavorare, a svolgere il proprio dovere, piacenti o no.

Ma c’è una Umanità che quando incontro, spesso, soprattutto a quelle ore del mattino, mi fanno stringere il cuore.

Non guidano auto o moto, nemmeno se fuori diluvia, nevica o al rientro fa un caldo soffocante. Guidano una bicicletta, spesso sgangherata, senza luci e con giubbetti a limitata visibilità tanto i catadiottri sono sporchi e consumati. Il pensiero di molti è quello di inveirgli contro, biasimandoli di non essere illuminati e visibili, ma l’acquisto di luci adeguate, giubbetti, caschetti etc. è praticamente l’equivalente di tante loro giornate di lavoro, poca cosa per noi ma non per loro.

Da qualche tempo li vedo procedere affiancati, ognuno con la mano sulla spalla di quello a fianco per sfruttare la forza motrice di una bicicletta elettrica, di quelle di 1^ generazione, acquistata con tanti sacrifici.

Sono un ciclista, uno che si macina oltre 12K Km all’anno, ma lo pratico come sport, come divertimento e so quale sacrificio queste Persone compiono quotidianamente per raggiungere il campo, la fattoria, la fabbrica, etc. dove lavoreranno tutto il giorno. Il tutto nell’indifferenza, se non per parlarne male al bar o nei “salotti” della politica.

Questa è gente che dopo un lavoro massacrante e sottopagato non può nemmeno pensare di andare a prendersi un caffè, perché viene guardato male, insultato, minacciato. È gente che la sera non si ritrova fra il calore di una Famiglia che può raggiungere solo tramite quegli smartphone che gli biasimiamo possiedano, per i quali un Ministro gli considerava dei NON DISPERATI perché “hanno il telefonino, le scarpe, l’orologino…”.

In questa “premessa” mi sono fatto una domanda e il pensiero è volato a uno dei romanzi che più ho amato: “LE INTERMITTENZE DELLA MORTE” di José SARAMAGO.

Ho immaginato se questi anonimi Braccianti, improvvisamente, sparissero.

E proprio come nel romanzo, inizialmente ci sarebbe euforia da parte di molti, anche fra quelli che nei loro confronti non c’è un astio o odio ideologico. I partiti che hanno fatto dell’odio verso gli stranieri le loro campagne elettorali, la loro fortuna politica, andrebbero sorridenti e festanti in ogni TV, ogni piazza. Certi giornali titolerebbero in prima pagina entusiasti che finalmente tutto è finito, che l’Italia è di nuovo degli italiani e che nessuno verrà più a rubare il lavoro e, cosa non da poco, niente più biciclette scassate la mattina presto.

Ma quanto potrà durare questa euforia? Nei campi, nelle fattorie, nelle fabbriche mancano i lavoratori e “i Padroni” cominciano a rivolgere appelli ai disoccupati nostrani. Qualcuno, pochi, accetterà lo stesso salario e trattamento lavorativo degli odiati stranieri, ma moltissimi altri pretenderanno paghe adeguate, diritti, sicurezza sul luogo del lavoro, corsi per l’abilitazione all’uso di macchinari, patenti, etc..

Insomma, tutto quello che un paese civile, membro del G7, G8, G20, Gn, 2^ manifattura d’Europa, culla del Cristianesimo, dell’Arte e della Cultura dovrebbe offrire come minimo a tutti, a prescindere.

Quindi perché non cominciare oggi con questi invisibili... rendendoli visibili, non tenerli nascosti come polvere sotto il tappetto dell'indifferenza. 

I prezzi aumenteranno? Probabilmente, ma aumenterà anche la Civiltà e, francamente, sono un prezzo pure basso da pagare per la Dignità di un Fratello o Sorella e per la nostra Coscienza. Ma soprattutto per uscire una volta per tutte dalla VI bolgia. 

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