SAPORE DI "AMARO"
La Divinità ha dato alla sua Creatura la libertà di nominare il resto del Creato, trovando questa scelta giusta e appropriata. Insomma, era necessario per l’Uomo — e solo per lui — potersi rivolgere alla Divinità e, successivamente, agli altri uomini in modo chiaro e inequivocabile. Sebbene in seguito siano stati usati termini diversi [la Bibbia colloca questo momento a partire da Babele], il significato delle parole è comunque rimasto invariato. Una mela resta tale anche se la si chiama "apple" [Shakespeare docet]. Il problema è sorto, tuttavia, quando l’Uomo ha iniziato a nominare se stesso e gli altri uomini, introducendo nella linguistica “sostantivi” e “aggettivi” che hanno portato a una complessità del linguaggio che va oltre la semplice comunicazione, innescando pregiudizi e categorizzazioni. Da quel preciso momento l’Uomo non era semplicemente “UOMO”, ma diventava qualcos’altro. Quando si introducono differenze nel modo di indicare se stessi e gli altri, s...