A A A CERCASI BUONSENSO


https://youtu.be/PzvnddZeWbc

L'intervento del Senatore Claudio Borghi e del rappresentante sindacale della Polizia mi lascia perplesso e sconfortato. Questo perché Borghi rappresenta la politica che siede in Parlamento e dalla quale ci si aspetta una capacità di ragionamento con una visione più ampia e contestualizzata, mentre il rappresentante del sindacato ci offre uno spaccato di una realtà nelle Forze dell’Ordine [fortunatamente non maggioritaria] dove prevalgono posizioni e convinzioni preconcette, personali, spesso provenienti da persone esterne alla comunità scientifica internazionale [che non è un soggetto giuridico, ndr] o, peggio ancora, da scienziati che non provano attraverso i canali propri e riconosciuti della ricerca scientifica ciò che affermano.

Borghi fa considerazioni fallate dal "senno di poi", giudicando eccessive e senza senso interventi nei confronti di singole persone e di casi isolati che svolgevano una innocente e non pericolosa “passeggiata col cane finto” [poi con la nota triste che si trattava di una persona anziana], o la corsa in una spiaggia deserta o perché dovevano andare in ospedale oppure in qualche abitazione isolata e sperduta. Borghi, in chiusura, chiede al rappresentante sindacale se, come operatori sul campo, avessero riscontri da parte della popolazione circa la comprensione dei divieti, insinuando anche un determinato disagio psicologico.

Borghi cerca e trova facile sponda con il rappresentante del sindacato della Polizia, il quale inizia distinguendo i suoi colleghi fra chi "usa obbedir tacendo" e chi invece si fa domande [e si dà da solo delle risposte], dubitando della serietà ed efficacia degli ordini ricevuti. Purtroppo, dice, si doveva andare per le “vie gerarchiche” e non si poteva agire d’iniziativa, secondo coscienza [e meno male, aggiungo… se no eravamo in mano alle “criature”]. Poi distingue chi, come lui, operava sul campo, “nel fuoco”, mica come negli ospedali dove “si ballava Gerusalemme”. Tutta da verificare la vicenda del Maresciallo dei Carabinieri che, insieme a tutti quelli intervenuti a Codogno, poi sono stati “sparpagliati” in tutta Italia “mandati ad infettare” [cioè, Forze dell’Ordine della zona di Codogno, sono state mandate in missione in tutta Italia per fare quello che stavano già facendo “a casa loro”, allontanandoli e sottraendoli alle loro famiglie in piena crisi pandemica?] .

Poi l'immancabile ciliegina sulla torta, sui camion semi vuoti di Bergamo: pistola fumante della malafede del Governo e delle Istituzioni.

Ma proviamo a dare risposta al Senatore Borghi, al rappresentante del sindacato e a tutti quelli che si fanno domande [tanto so che sarà tutto inutile... ma forse per qualcuno lo sarà].

Agire anche sui singoli casi isolati, sia pur "innocenti" e di per sé non pericolosi, trova giustificazione nel "rispetto delle regole", le quali valgono e devono valere per tutti. In un contesto pandemico di un virus sconosciuto, dove la prima risposta istintiva è quella di evitare il contatto fra sconosciuti, il singolo caso di trasgressione non può essere “tollerato”. Questo perché s’innesca un ragionamento perverso da parte della gente portandola all’emulazione e da uno che corre solitario sulla spiaggia, in breve diventano decine di solitari che corrono per la spiaggia o decine di “passeggiatori di cani finti”, tanto le Autorità “sono ragionevoli” o peggio, lasciando l’arbitrio al singolo agente di Polizia.

Ma l’aspetto che più mi “spaventa” è quello dei camion di Bergamo. Un agente delle Forze dell’Ordine, magari pure dirigente ma che ha comunque fatto una scuola, un'accademia, non può non avere una “visione operativa”, una capacità di valutazione del rischio, una “cultura della sicurezza” e quindi agire col buonsenso per mitigarne le problematiche e i rischi. Se anche non ne avesse le competenze, un agente delle Forze dell’Ordine deve comunque rispettare una decisione presa da chi ne ha la competenza e perizia, anche se, per lui, può sembrare contro-intuitiva.

Ma veniamo al “mistero dei camion vuoti di Bergamo”. Le bare non sono oggetti progettati per essere impilati, cosa che il buonsenso suggerisce di non fare soprattutto se contengono un corpo infetto da un virus pandemico sconosciuto che stava saturando le terapie intensive degli ospedali, ndr. Inoltre, i camion militari non sono certo paragonabili a Citroën DS con sospensioni idrauliche: i sobbalzi dovuti alle condizioni ben note delle strade avrebbero ulteriormente aggravato il problema. Per questo motivo, si è agito secondo il principio della massima cautela, minimizzando il rischio di rottura delle bare durante il trasporto, il che avrebbe potuto aumentare il pericolo per il personale incaricato del loro trasporto e trattamento.

Inoltre, è fondamentale considerare che le decisioni prese durante una pandemia devono essere basate su una valutazione del rischio e sulla necessità di proteggere la salute pubblica. Anche se alcune misure possono sembrare eccessive o contro-intuitive, sono spesso il risultato di un'attenta analisi e di una comprensione delle dinamiche della diffusione di un virus ancora sconosciuto. La collaborazione e il rispetto delle decisioni prese dalle autorità competenti sono essenziali per garantire una risposta efficace e coordinata alla crisi sanitaria.

Infine, è importante ricordare che la pandemia ha messo alla prova non solo le capacità operative delle Forze dell’Ordine, ma anche la resilienza e la capacità di adattamento di tutta la società. Le critiche e le domande sono naturali, ma devono essere accompagnate da un impegno costruttivo per trovare soluzioni e migliorare la risposta collettiva alle emergenze future e non insinuare fantomatici “complotti”  o “strategie del terrore”.

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