DIECI SECONDI

UN CAFFÈ CON TERSITE

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DIECI SECONDI


John si svegliò quella mattina, come ogni giorno. La luce del sole filtrava timidamente dalle tende della sua camera, gettando ombre morbide sulle pareti. Si alzò, stiracchiandosi con lentezza, sentendo i muscoli rispondere al richiamo del risveglio. Fece la doccia, lasciando che l'acqua calda lavasse via la stanchezza della notte e rilassasse il suo corpo. Le gocce scivolavano sulla pelle come un lieve massaggio, e il vapore avvolgeva la stanza in una nebbia calda e confortante.

Uscito dalla doccia, si vestì con cura, scegliendo con attenzione ogni indumento, come se quel rituale quotidiano fosse una danza silenziosa. La routine mattutina gli dava un senso di tranquillità. Preparò una colazione semplice: pane tostato, burro e marmellata. Il profumo del caffè che riempiva la cucina era una carezza familiare che gli riportava alla mente ricordi di tempi più sereni.

Con la tazza di caffè in mano, John si sedette al tavolo e aprì il laptop per controllare le mail. Risposte, richieste, notifiche... tutto sembrava uguale, monotono, un flusso ininterrotto di messaggi che riempivano lo schermo come un fiume che scorre senza sosta. Ogni mail, ogni notifica era un richiamo alla realtà, ma John sentiva la sua mente vagare altrove.

Finito di leggere, chiuse il laptop e si alzò. Si avvicinò alla finestra e la aprì, lasciando entrare l'aria fresca del mattino. La città si stava svegliando lentamente sotto di lui, una sinfonia di suoni e movimenti. Guardò l'alba tingere l'orizzonte di sfumature rosate e dorate, come un dipinto in continua evoluzione. I grattacieli riflettevano la luce del sole nascente, creando giochi di luce e ombra che danzavano sulle facciate.

In lontananza, vide il mare, una distesa blu infinita che brillava sotto i primi raggi del sole. Una brezza fresca gli accarezzò il viso, sempre più forte, portando con sé l'odore salmastro del mare e un senso di libertà. I rumori della città cominciarono a sovrapporsi e confondersi, creando una melodia caotica ma affascinante. Le voci delle persone, il rombo dei motori, il cinguettio degli uccelli: tutto si fondeva in un'unica armonia.

John sentì un senso di leggerezza invadergli il corpo, come se fosse diventato parte di quel tutto pulsante. Chiuse gli occhi per assaporare quegli istanti preziosi. Ripensò alla sua infanzia, ai vecchi amici, alle corse in bici per le strade del quartiere, al nonno con cui passava gran parte dell'estate. Sentiva l'odore dell'erba tagliata nei campi, il sapore del gelato nelle calde giornate estive, il suono delle risate che riempivano l'aria.

I ricordi affioravano vividi, portando con sé il profumo della sua terra e del mare, un legame indissolubile con il passato. Una serenità e una felicità lo avvolsero, e John poté contarne i secondi: dieci secondi. Ogni istante era un'eternità di pace e consapevolezza, un respiro profondo nella frenesia della vita.

Poi, il buio assoluto. Attorno a lui, le voci concitate si confondevano ai rumori di passi, urla e grida. Una sirena in lontananza si faceva sempre più vicina, un lamento metallico che squarciava il silenzio. Qualcuno lo scuoteva, cercando di riportarlo indietro, mentre una preghiera si levava nel silenzio.

Per John non c'era più nulla da fare. I giornali avrebbero scritto di un suicidio, ma quei dieci secondi erano stati i più intensi e vivi di tutta la sua vita. Erano stati un attimo di pura esistenza, un frammento di eternità che lo aveva riempito di un senso di completezza e pace. E in quei dieci secondi, aveva condensato quanto di più bello e meritevole avesse da provare e rivivere della sua vita

 

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