ALPHA CENTAURI, ABBIAMO UN PROBLEMA!



È credibile una visita alla Terra da parte di una civiltà aliena? E, se sì, queste avverrebbero secondo quanto stiamo "sperimentando" [ovvero, evidenze limitate a semplici avvistamenti, contatti con "civili" o "laici", autorità non politiche, ecc.]?

Facciamo un ragionamento. Se esiste una civiltà aliena, questa dovrà essere organizzata secondo dinamiche sociali universali, analoghe a quelle sperimentate nel corso della nostra storia. L'organizzazione della loro società sarà quindi il risultato di una determinata struttura politica, e potremmo trovarci di fronte a una civiltà democratica oppure autoritaria, con tutte le sfumature intermedie.

Se fosse una società autoritaria, magari dittatoriale, potremmo escludere tranquillamente un approccio "pacifico", "filantropico" o di mero interesse scientifico. Se opprimono i propri "complanetari", perché mai dovrebbero comportarsi diversamente nei nostri confronti?

Se, invece, fosse una civiltà democratica, allora sarebbe soggetta a dinamiche politicamente instabili, proprio come accade sulla Terra. Ciò che è accettabile oggi potrebbe non esserlo domani.

Prendiamo in esame, quindi, l’ipotesi di una società democratica. Supponiamo che il governo alieno decida di inviare una missione sulla Terra. Come accade in ogni sistema democratico, ci sarà inevitabilmente un'opposizione al progetto. I "NO-MIX" accenderebbero il dibattito politico televisivo-olografico, se ne discuterebbe nelle piazze, nei bar, ecc., e le obiezioni sarebbero più o meno le solite:

- Aspetto economico: la missione comporterebbe un enorme dispendio di risorse, richiedendo ingenti investimenti per il Comando e Controllo, la Logistica e un progetto che coinvolgerebbe il contribuente per centinaia di anni, se non millenni, considerando la distanza dal sistema stellare più vicino e le leggi universali della fisica [questo punto lo riprenderemo più avanti].

- Implicazioni etico-sociali: a causa della durata della missione, sarebbe necessario inviare una "genealogia" di viaggiatori, la cui esistenza sarebbe legata esclusivamente all’esecuzione della missione stessa. Ciò significherebbe predefinire il destino e la volontà delle generazioni future, che si succederebbero durante il viaggio. Pensare di inviare un solo equipaggio, numericamente ridotto, con un piano di missione che si esaurisca nell’arco della loro vita biologica [anche se artificialmente prolungata] è improbabile, se non impensabile. Inoltre, una società con un’aspettativa di vita estremamente lunga potrebbe non essere compatibile con il concetto stesso di evoluzione, oltre ai problemi legati alla demografia, alle risorse naturali, ecc.

Superati gli inevitabili ostacoli politici [che comunque rimarrebbero sempre presenti e oggetto di discussione a ogni tornata elettorale], si allestirebbe una nave spaziale sufficientemente grande da ospitare, nel tempo, le varie generazioni di viaggiatori, garantendo loro standard di vita il più possibile simili a quelli dei cittadini del loro pianeta. Tuttavia, sebbene il primo equipaggio accetti e condivida le regole di bordo, lo stesso potrebbe non valere per le generazioni successive.

Uno dei problemi principali della missione sarebbe il Comando e Controllo. Mantenere i contatti tra il pianeta di origine e la nave sarebbe cruciale, ma la fisica impone limiti invalicabili. Sappiamo che la velocità della luce [~300.000 km/s] è un tetto massimo insuperabile. Anche ipotizzando che si possa viaggiare alla velocità della luce [tralasciando le immense quantità di energia necessarie], il problema principale non sarebbe tanto raggiungere quella velocità, quanto navigare a quella velocità.

Noi possiamo guidare un’automobile perché i nostri occhi, grazie alla luce, ci permettono di individuare ostacoli con anticipo sufficiente per modificare la traiettoria o fermarci in tempo. Tuttavia, la semplice vista non è più sufficiente per la navigazione aerea: pilotare un aereo supersonico senza l’ausilio del radar [che utilizza onde elettromagnetiche anch’esse soggette al limite della velocità della luce] sarebbe difficilissimo, se non impossibile.

Una nave spaziale che viaggiasse alla velocità della luce o anche solo prossima a essa avrebbe bisogno di un sistema di navigazione capace di rilevare ostacoli davanti a sé con sufficiente anticipo per effettuare manovre evasive. Ma percorrendo 300.000 km ogni secondo, in assenza di gravità, come si potrebbe reagire in tempo?

Basti pensare che solo per leggere la frase precedente ci vogliono circa 30 secondi, il che equivale a un tragitto di 9 milioni di chilometri. La questione è tutt’altro che trascurabile, soprattutto considerando che lo spazio non è un vuoto perfetto: oltre all’alta probabilità di incontrare asteroidi, anche di piccole dimensioni, basta l'impatto con un singolo atomo a velocità relativistiche per produrre effetti devastanti sulla nave. E per quanto si possano immaginare autostrade spaziali o attraversamenti di wormhole, ci sarà sempre la possibilità di urtare accidentalmente oggetti dotati di massa.

Di conseguenza, la nave aliena sarebbe costretta a viaggiare a velocità sub-luce, con tempi di percorrenza misurabili in "tempi umani".

Saltiamo direttamente al momento in cui la nave aliena arriva sulla Terra.

Non sarà una navetta biposto, agile e snella, ma una vera e propria nave spaziale con una sua popolazione. Anche ammettendo che possa in qualche modo rendersi invisibile alla vista e ai radar, dovrà comunque interagire con noi terrestri, secondo gli scopi della missione. Dato il tempo e le risorse investite nel viaggio, e assumendo che il consenso popolare sulla missione sia rimasto immutato durante il tragitto, il governo alieno si aspetterà di poter capitalizzare politicamente il successo del contatto con la Terra.

Pertanto, troverei quantomeno imbarazzante per il comandante della missione, per il governo alieno e per chi ha fortemente sostenuto il progetto, dover annunciare che il primo contatto sia avvenuto con:

  • un pastorello dotato di macchina fotografica sfocata,
  • un Red Ronnie,
  • un "farfallina68",
  • o qualsiasi altro personaggio marginale

e non con i rappresentanti ufficiali della Terra.

E tutto questo, poi, per motivi pacifici, filantropici e senza alcun tornaconto politico, economico o strategico?

Se io fossi della Lega Aliena, griderei al "Prima gli Alieni!".

Se fossi di Fratelli di Vega, paventerei il rischio di una migrazione di massa di extra-terroni galattici, pronti a venire sulla Terra per chiedere il Reddito di Galassia e rubare il lavoro, persino quello di raccoglitori di pummarole spaziali, sottopagati e sfruttati…

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

IL SONDAGGIONE: IO VOTO VANNACCI PERCHÈ...

È TUTTO FRUTTO DELLA FANTASIA?

DIALOGO VS MONOLOGO