TANA LIBERI TUTTI
La questione dell’obbligatorietà della Legge mosaica per i cristiani fu affrontata in modo decisivo durante il Concilio di Gerusalemme, descritto nel capitolo 15 degli Atti degli Apostoli. In quella sede, i primi leader della comunità cristiana — sotto la guida dello Spirito Santo — stabilirono che i credenti non ebrei non dovevano essere soggetti alla Legge di Mosè, inclusi i suoi numerosi precetti cerimoniali e morali, come la circoncisione. Il punto centrale del dibattito era se per essere salvati fosse necessario aderire all’intera Legge mosaica. Dopo un esame attento [e con l'aiuto-approvazione dello Spirito Santo, cosa non marginale], fu deciso che non si doveva imporre questo “peso” ai cristiani provenienti dal mondo pagano. In Atti 15:28-29, viene riportato che furono richiesti soltanto alcuni obblighi fondamentali:
1. Astenersi dalle cose contaminate dall’idolatria;
2. Astenersi dalla fornicazione [in senso generale, l’immoralità sessuale secondo i canoni etico-morali dell'epoca in cui si vive, ipocrisie comprese];
3. Astenersi dal consumo di animali soffocati [crudeltà verso gli animali destinati all'alimentazione umana];
4. Astenersi dal sangue [qui ci sarebbe da vergognarsi nel chiamarsi "buoni cristiani"].
Queste istruzioni non includevano il rispetto delle molteplici norme morali, rituali e sociali contenute nel Levitico e in altri libri dell’Antico Testamento, comprese quelle relative ai rapporti omosessuali.
In ambito teologico, è spesso proposta una distinzione tra la Legge cerimoniale [rituale], che include precetti relativi al culto, alla purezza, ai sacrifici e alle pratiche identitarie del popolo ebraico, e la cosiddetta Legge morale naturale, che riguarderebbe norme etiche valide per tutti i tempi e culture. Tuttavia, tale distinzione non è presente né nel testo del Concilio di Gerusalemme né negli insegnamenti espliciti degli apostoli. Anzi, proprio l’assenza di un riferimento alla Legge morale mosaica nel decreto apostolico suggerisce che i cristiani non sono tenuti a osservare nemmeno quei precetti che successivamente sarebbero stati interpretati come “naturali” o “universali”.
Ciò ha un’importante implicazione: i divieti assoluti dell’Antico Testamento, come quello di Levitico 18:22 o 20:13 riguardanti l’omosessualità, non sono stati ripresi né confermati nel decreto del Concilio di Gerusalemme. Né Gesù né gli apostoli hanno richiesto ai cristiani di mantenere l’intero codice morale mosaico. Il silenzio degli Atti su tali precetti indica una distinzione tra ciò che era ritenuto culturalmente e ritualmente rilevante per l’antico Israele e ciò che era considerato universale e vincolante per i cristiani.
Insomma: "TANA LIBERA TUTTI! ".
Il cristianesimo nascente, infatti, cercava di stabilire un'etica basata non su un'applicazione letterale della Legge antica, ma sui principi dell’amore, della giustizia e del rispetto della coscienza altrui. In questa luce, molti studiosi e teologi contemporanei ritengono che i rapporti omosessuali consensuali, vissuti con responsabilità e amore, non rientrino nei peccati condannati dal cristianesimo autentico, ma siano piuttosto una questione di coscienza personale e discernimento spirituale. In conclusione, secondo la decisione presa nel I secolo e riportata negli Atti degli Apostoli, i cristiani non sono più vincolati dalla Legge mosaica nella sua interezza.
Di conseguenza, i divieti relativi ai rapporti omosessuali contenuti nel Vecchio Testamento non devono essere considerati normativi per la fede cristiana.
L’etica cristiana si fonda su un principio più alto: l’amore che edifica, rispetta e accoglie.
Pur conoscendo i fatti che hai descritto, non avevo mai riflettuto sulle considerazioni che hai fatto. Che dirti... sono pienamente d'accordo! 😊
RispondiEliminaTroppo buona, come sempre... 🌹
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