TRUE COLORS
Ahhhh, i nostalgici del 2017 che si lamentano perché le mappe del tempo non sono più quelle di una volta, quando 40 gradi erano un gentile giallino che ti faceva venire voglia di gelato, e non questo rosso sangue che ti fa pensare subito al pronto soccorso.
Ma senti, caro boomer climatico, forse c'è una ragione se ora quei 40 gradi sembrano usciti da un film di Quentin Tarantino invece che da una cartolina delle vacanze. Forse, e dico forse, è perché abbiamo finalmente capito che morire di caldo non è così vintage come pensavamo.
Guardate, lo ammetto, all'inizio anch'io ero nostalgico di quelle mappe color caramello che ti facevano sentire che l'estate fosse sempre una festa. Ma poi ho pensato: sai che figata che erano negli anni '50 le sigarette? Medici sorridenti in camice bianco che ti consigliavano la marca migliore "per la salute della gola", pubblicità dove fumare era sinonimo di essere cool, intelligenti e attraenti. I pacchetti erano piccole opere d'arte, così belli che li compravi anche solo per il design. Peccato che nel frattempo la gente crepava di cancro ai polmoni, ma hey, almeno morivano con stile!
Fortunatamente qualcuno a un certo punto ha detto: "Sentite, forse invece di vendere la morte con i colori dell'arcobaleno, proviamo a essere onesti?". E così abbiamo avuto la rivoluzione del packaging: dalle belle scatoline colorate siamo passati alle foto shock di polmoni carbonizzati. Certo, molto meno esteticamente gradevole, ma stranamente più efficace nel far capire alla gente che forse inalare catrame non era il massimo per il weekend.
E l'alcol? Oh, l'alcol ha avuto un percorso ancora più artistico! Per decenni ci hanno venduto l'idea che ogni occasione sociale richiedesse una bevanda alcolica: matrimoni, compleanni, promozioni, martedì sera qualunque. Le pubblicità erano così patinate che sembravi un sfigato se non avevi sempre un bicchiere in mano. Whisky per i vincenti, champagne per i romantici, vino per gli intellettuali, la birra per i ribelli. Un'intera mitologia costruita attorno a una sostanza che, spoiler alert, ti distrugge il fegato e ti fa guidare contro gli alberi. Ma almeno morivi con classe, eh?
Poi, sorpresa, qualcuno ha iniziato a dire: "Forse invece di glorificare una sostanza che causa incidenti stradali e dipendenza, potremmo essere un po' più chiari sui rischi?". E così abbiamo iniziato a vedere spot dove se bevi e guidi finisci in ospedale, se bevi troppo diventi un problema sociale, se bevi in gravidanza danneggi il bambino. Molto meno glamour, ma decisamente più utile per la salute pubblica.
Ora, torniamo alle nostre amate mappe meteorologiche. Il punto è che per anni abbiamo normalizzato temperature che in realtà sono pericolose per la salute umana. Quelle belle mappe gialle e arancioni ci facevano sentire che 40 gradi fossero "normale estate italiana", quando in realtà sono temperature che mandano gli anziani in ospedale e uccidono letteralmente le persone vulnerabili. Ma finché la mappa era color pastello, tutto sembrava sotto controllo.
Il genio di questi nuovi colori apocalittici è che finalmente comunicano quello che dovrebbero comunicare: che certe temperature sono un'emergenza sanitaria, non una giornata di spiaggia. È come se avessimo deciso di chiamare le cose con il loro nome, che rivoluzione! Invece di dire "che bella giornata calda" quando la gente sviene per strada, diciamo "attenzione, rischio per la salute". Pazzesco, no?
Certo, il risultato è che ora quando guardi le previsioni sembra sempre che stia arrivando l'apocalisse zombie, ma sai che c'è? Forse è meglio essere un po' più allarmati e vivi, che rilassati e morti. È un trade-off che posso accettare.
La cosa divertente è che questo cambiamento cromatico ha funzionato benissimo. Appena hanno iniziato a colorare le mappe come un avvertimento di emergenza, magicamente la gente ha iniziato a prendere più precauzioni. Strano, eh? È come se i colori influenzassero il comportamento umano. Chi l'avrebbe mai detto!
E i meteorologi? Poveri meteorologi, ora devono fare i cattivi della situazione. Prima erano quelli che ti dicevano "domani splende il sole, buona giornata!", ora sono quelli che ti terrorizzano con mappe che sembrano uscite da un film di guerra. Ma sai che ti dico? Meglio un meteorologo che ti spaventa e ti salva la vita, che uno che ti rassicura e ti fa finire in ospedale per un colpo di calore.
Perché alla fine, e qui sta il punto, non stiamo parlando di terrorismo mediatico o di allarmismo ingiustificato. Stiamo parlando di comunicare meglio i rischi reali. Quelle temperature erano pericolose anche quando le coloravano di giallo, solo che nessuno se ne accorgeva. Ora che sono rosse come il sangue, improvvisamente tutti si ricordano di bere acqua e stare all'ombra. Che coincidenza!
È un po' come quando hai un amico che ti dice sempre "va tutto bene" anche quando la situazione è un disastro, e un altro che ti dice la verità anche se fa male. Il primo ti fa sentire meglio sul momento, il secondo ti aiuta davvero. Ecco, le nuove mappe meteorologiche sono l'amico sincero che ti dice "guarda che fa un caldo che spacca le pietre, magari evita di fare jogging a mezzogiorno".
Quindi sì, erano più carine le mappe di una volta, erano più rassicuranti, più estive, più "vacanze felici". Ma sai che c'è? Anche le pubblicità delle sigarette degli anni '50 erano più belle di quelle di oggi. Anche le réclame dell'alcol erano più eleganti. Ma preferisco vivere con la brutta verità che morire con la bella bugia.
E poi, diciamocelo, c'è qualcosa di poeticamente giusto nel vedere una mappa meteorologica che urla "PERICOLO!" quando fuori ci sono davvero 45 gradi. È onestà intellettuale applicata al meteo. Finalmente qualcuno che chiama il caldo mortale con il suo nome, invece di chiamarlo "bella giornata di sole". Sarà meno romantico, ma è decisamente più accurato.
Quindi la prossima volta che vedi una di quelle mappe rosse che sembrano annunciare la fine del mondo, invece di nostalgia prova gratitudine. Gratitudine verso chi ha finalmente deciso di trattarti come un adulto intelligente, capace di gestire informazioni vere anche se scomode, invece che come un bambino che ha bisogno di colori rassicuranti per non piangere.
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