IL TOVAGLIOLO DI NOLAN
Allora, mettiamoci comodi perché stiamo per tuffarci in un'avventura più pazza di un episodio di Rick and Morty: benvenuti nel meraviglioso, folle e completamente imprevedibile mondo della fisica!
Immaginate la scienza come quel gruppo di amici un po' nerd che invece di guardare Netflix passa il sabato sera a fissare mele che cadono dagli alberi. "Ehi ragazzi," dice uno, "e se quella mela non cadesse per caso, ma perché c'è qualcosa di invisibile che la trascina giù come un aspirapolvere cosmico?"
E boom! Nasce il metodo scientifico, che è fondamentalmente il gioco del "prova a indovinare come funziona l'universo senza barare". Le regole sono semplici: guardi, ti fai un'idea strampalata, la testi finché non ti escono le orecchie, e se funziona gridi "EUREKA!" [o il moderno equivalente: "OMG IT WORKS!"].
Ma ecco il colpo di scena: le leggi fisiche sono come le istruzioni IKEA dell'universo - sembrano chiare finché non ti ritrovi con tre viti in più e un mobile che sembra un'opera d'arte astratta.
Prendiamo Newton, per esempio. Il suo F=ma è stato il re indiscusso per secoli, tipo il Nokia 3310 della fisica: indistruttibile, affidabile, funziona sempre. Finché non arriva Einstein con la sua relatività e dice: "Scusa Isy, ma quando vai veloce come Flash le tue formule fanno un po' schifo."
E poi c'è la meccanica quantistica, che è praticamente l'equivalente fisico di Alice nel Paese delle Meraviglie dopo aver bevuto una Red Bull. Qui le particelle fanno letteralmente quello che gli pare: sono in due posti contemporaneamente, si teletrasportano qua e là, e se le guardi cambiano comportamento come teenager colti a fare qualcosa di losco. È come giocare a nascondino con un bimbo che bara sempre.
Gli scienziati adorano questi momenti di "WTF?!" dell'universo. Sono come detective che cercano di capire perché la realtà si comporta come se fosse programmata da qualcuno che ha bevuto troppi energy drink.
Ogni volta che pensano di aver capito tutto, l'universo fa: "Surprise, motherf*cker!" e tira fuori qualcosa di completamente nuovo.
La cosa più divertente? I fisici sono dei perfetti paranoici. Non si fidano di niente e nessuno, nemmeno delle loro stesse teorie. "Sì, okay, funziona da 200 anni, ma hai mai provato a velocità della luce mentre mangi un panino al prosciutto durante un'eclissi lunare?".
È il loro motto: "Trust but verify, poi verifica di nuovo, e se hai tempo verifica anche quella verifica."
Le teorie scientifiche sono come le app sul telefono: vanno bene finché non escono gli aggiornamenti. Un giorno sei lì felice con la tua bella fisica classica, e il giorno dopo scopri che serve il DLC "Relatività Generale" per giocare nei livelli avanzati dell'universo.
E il dubbio? Oh, il dubbio è il loro animale domestico preferito. Lo portano a spasso ogni giorno, lo nutrono con esperimenti sempre più strani, e quando cresce troppo lo usano per demolire teorie vecchie e costruirne di nuove. È un ciclo infinito di "ma se invece fosse così?" che fa sembrare i filosofi dei principianti nel fare domande esistenziali.
Alla fine, cercare di capire l'universo con la fisica è come cercare di spiegare un film di Nolan a tuo nonno usando solo dei disegnini su un tovagliolo di carta: puoi avvicinarti, puoi fare dei progressi impressionanti, ma alla fine l'universo è sempre lì che ti guarda con quella faccia da "nice try, kid" e ti prepara la prossima sorpresa.
E questa è la bellezza della scienza: è un eterno gioco di "Prendi questo, universo!" seguito da "Okay, tu vinci questa volta, ma non è finita qui!"
È David contro Golia, se David fosse un gruppo di nerd armati di calcolatrici e Golia fosse... beh, tutto il creato.
Insomma, la fisica è l'hobby più costoso e frustrante del mondo, ma anche il più entusiasmante. Perché ogni volta che pensiamo di aver vinto, l'universo ci ricorda che il gioco è appena iniziato!
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