SUL PONTE SVENTOLA BANDIERA BIANCA


Eccoci di nuovo con il grande ritorno di Trump che ha tirato fuori dal cassetto la sua collezione di dazi come un bambino che ritrova i giocattoli preferiti, e puntualmente l'Europa si è comportata come sempre, cioè da perfetto zerbino transatlantico che ringrazia pure quando gli pestano i piedi. Il 12 luglio Trump annuncia dazi del 30% e von der Leyen si mette subito in modalità panico chiamandolo "un colpo importante all'economia mondiale", praticamente ammettendo che l'Europa non aveva la minima idea di come reagire a una mossa così prevedibile da parte di un presidente che aveva già fatto la stessa identica cosa nel suo primo mandato. Poi arriva l'accordo in Scozia, quello che Bruxelles ha celebrato come un trionfo diplomatico quando in realtà è stata una resa con tanto di bandiera bianca e inchino finale: dazi al 15% invece del 30%, e tutti contenti perché almeno non ci hanno bastonato quanto avrebbero potuto. Gli irlandesi, storicamente i più sensibili ed esposti con l'export verso gli USA, hanno ammesso che ora commerciare con l'America sarà più costoso e complicato, ma von der Leyen continua a parlare di "stabilità" e "prevedibilità" come se fosse riuscita a strappare chissà quale concessione invece di aver semplicemente accettato di farsi spremere un po' meno del previsto. L'Europa con il suo PIL gigantesco e il suo mercato da 450 milioni di persone si è comportata come un paese del terzo mondo che mendica briciole dal padrone americano, e quei famosi contro-dazi da 18 miliardi approvati ad aprile sono finiti nel dimenticatoio non appena è arrivato il momento di usarli davvero. Il risultato è che gli Stati Uniti incasseranno 171 miliardi di dollari in più nel 2025, gran parte dei quali verranno dalle tasche europee, mentre le nostre industrie dovranno vedersela con costi maggiori e perdita di competitività, il tutto condito dalla consapevolezza che Washington ormai tratta l'Europa non come un alleato ma come un vassallo da tenere al guinzaglio. E il bello è che invece di reagire con un minimo di dignità, Bruxelles ha pure legittimato questo nuovo rapporto di sudditanza spacciandolo per diplomazia efficace, quando in realtà è stata pura e semplice capitolazione davanti a un ricatto economico che era scritto nei programmi elettorali di Trump fin dal primo giorno. Se questa è la tanto decantata autonomia strategica europea, allora tanto vale chiudere baracca e burattini e dichiarare ufficialmente che l'UE è diventata il cinquantunesimo stato americano, almeno così la smettiamo di far finta di essere un attore globale quando nei fatti ci comportiamo come un sindacato di paesi che aspetta di sapere cosa vuole lo zio d'America prima di decidere il da farsi.

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