SILLABE INFAMI
L’hashtag “affondatela” non è soltanto una collezione di lettere messe in fila su uno schermo, è la radiografia di un degrado morale che avanza a passo di marcia, il segnale di una società che non riesce nemmeno più a vergognarsi della propria disumanità e la spara su Twitter come se fosse un gioco di carnevale: “colpisci la nave e vinci il pupazzo”. Ma qui non c’è nulla da ridere, perché dietro quelle tre sillabe sputate con la leggerezza dell’ignoranza c’è un’istigazione a commettere crimini, a trasformare il mare in un cimitero e le ONG in bersagli da tiro al piattello. Chi scrive “affondatela” non sta esprimendo un’opinione, sta invocando un linciaggio, e lo fa con l’arroganza di chi si sente protetto dalla vigliaccheria dell’anonimato e dalla complicità di un clima politico che finge di non sentire, che preferisce abbassare lo sguardo, dire che sono “sparate da social”, quando invece sono la sostanza avvelenata che lentamente corrode il tessuto civile. E il dettaglio più disgustoso è che questa proposta di affondare le navi delle ONG non nasce dal nulla, ma era già stata espressa anni fa dall’attuale Presidente del Consiglio quando ancora stava all’opposizione, con l’intenzione dichiarata di sottrarre speranza e soccorso a Esseri umani in difficoltà: non una gaffe, ma un manifesto politico. E se le istituzioni tacciono, se il Presidente del Consiglio balbetta o il Presidente della Repubblica si limita a una frase di circostanza, allora diventano corresponsabili, perché il silenzio in questi casi non è prudenza, è codardia, è complicità travestita da moderazione. Dire che “affondatela” è solo un hashtag equivale a dire che l’odio è solo una battuta da bar: un modo elegante per lavarsi la coscienza e lasciare che la merda continui a galleggiare indisturbata. Ma qui la questione è semplice: o si condanna con forza, o si diventa parte del problema, e allora inutile sbandierare valori democratici, invocare la Costituzione, fare discorsi altisonanti alle celebrazioni ufficiali. Perché chi non ha il coraggio di dire che “affondatela” è un atto di barbarie non merita di rappresentare nulla, se non la propria mediocrità. Pretendere civiltà non è un vezzo radical chic, è l’abc della sopravvivenza di una società che non vuole scivolare nel fango. E quindi la scelta è netta: o si alza la voce contro questa fogna morale, o ci si sporca le mani nel suo stesso liquame.
Commenti
Posta un commento