C'È CHI DICE NO

Se Adamo ed Eva non avessero morso il frutto proibito, oggi non staremmo qui a parlare. Non ci sarebbe storia, né pensiero, né libertà. Solo un giardino recintato, frutti gratis, zero domande e un Dio che sorride come un direttore di resort. L’umanità sarebbe stata ridotta a colonia di bambini obbedienti, animali addomesticati incapaci di conoscere il brivido della trasgressione. Ma la vita vera nasce solo dal conflitto, dal rischio, dal desiderio che non si lascia controllare.

Il vero scandalo non è il frutto, ma la disobbedienza erotica. Non è il morso, ma il gesto di dire: “voglio sapere, voglio provare anch'io, anche se mi costa tutto”. Lì inizia la storia. Senza quel gesto non ci sarebbero state rivoluzioni, orgasmi, poesie, rivolte, filosofie, social network né psicanalisi. Solo un acquario celeste di carpe immobili.

Adamo non era un idiota. Guardava gli animali, li vedeva accoppiarsi, capiva che la vita non nasceva dal nulla ma da un atto carnale. Intuiva che dietro il comando “crescete e moltiplicatevi” c’era qualcosa di più grande della semplice meccanica: il linguaggio del corteggiamento, figlio del desiderio, dell'eccitazione. Forse persino ci aveva provato con quelle creature che gli sfilavano davanti, quando Dio gli mise accanto la sfilata più assurda della storia: giraffe, cammelli, uccelli, come possibili partner. Adamo disse no. Il suo primo atto di libertà: rifiutare il compagno imposto, non desiderato, che non accendeva in lui il fuoco della passione.

Così Dio fu costretto a inventare Eva. Non la costola, non l’“aiuto adatto”, ma il fuori programma che rovina il piano. Eva è la carne imprevista che porta con sé ambiguità, attrazione, rivoluzione. Non un rimedio, ma una miccia: Dio mette nell’Eden la forza che non potrà più controllare.

E da lì in poi, tutto è esploso. Perché Eva non è docile: è la donna che parla al serpente, che osa toccare l’albero, che prende il frutto non per necessità ma per desiderio. E in quel gesto c’è la verità che Dio voleva tenere nascosta: il piacere non è schiavitù della specie, è libertà individuale. L’eros non serve solo a riempire la terra, ma a celebrarla. Non è riproduzione cieca, è creazione autonoma.

Ecco il vero peccato: non aver fatto sesso, ma aver scoperto che il sesso poteva essere godimento. Un atto che non produce solo figli, ma visioni, poesie, rivoluzioni, eresie. Da quel momento Dio non è più l’unico creatore: anche gli umani lo diventano, attraverso corpi che si cercano e si uniscono fuori dal controllo divino.

Per questo i teologi hanno provato a ridurla a “costola”, a “aiuto sottomesso”. Perché Eva è il virus che infetta l’ordine: la donna che introduce il piacere come conoscenza, l’eros come atto politico, la carne come libertà.

Senza Eva, saremmo rimasti animali ammaestrati nella gabbia dell’Eden.
Con Eva, siamo diventati esseri liberi, insaziabili, scandalosamente creativi.

Chi ringraziare, allora? Dio ha messo la trappola, il Diavolo ha sussurrato la tentazione, ma Eva ha avuto il coraggio di cogliere il frutto e Adamo quello di seguirla. E noi, eredi di quel gesto, viviamo tra orgasmo e rosario, tra caduta e redenzione, tra colpa e risa liberatorie.

Onore a Eva, madre dell’eros e della disobbedienza. Onore ad Adamo, che non era un idiota ma il primo uomo a dire “no”. Onore al desiderio, che ci ha resi simili agli dèi.

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