EASY RIDER


Lo Stato, con la sua proverbiale capacità di fare il minimo con il massimo, ci regala un nuovo, imperdibile episodio della saga “Come buttare soldi pubblici con stile”. Immaginate la scena: un commando di agenti federali, equipaggiati come se stessero per stanare Bin Laden in persona, che parte all’inseguimento — tenetevi forte — di un fattorino in bicicletta.

Siamo a Chicago, anno di grazia 2025. Gli eroi del giorno sono quelli dell’Immigration and Customs Enforcement, che d’ora in poi chiameremo ICE, perché l’acronimo suona bene e fa molto Marvel. Caschi, giubbotti, maschere tattiche: il kit completo. Non mancava che la musica di Mission: Impossible in sottofondo e il thermos del caffè gentilmente offerto dai contribuenti.

E chi è il boss criminale da neutralizzare? Non un narcotrafficante, non un terrorista, non nemmeno uno spacciatore di sigarette di contrabbando. No: un povero Cristo che consegna sushi e hamburger, pedalando come un dannato per racimolare — se proprio è la sua giornata fortunata — venti dollari al giorno. Venti. Dollari. Al. Giorno.

I nostri prodi federali, invece, portano a casa stipendi da 50mila dollari l’anno, più straordinari, benefit, ferie pagate e probabilmente pure il pacchetto Netflix. Il tutto per un’operazione che, sul piano costi-benefici, farebbe venire un infarto a un ragioniere bendato.

Certo, si potrebbe dire che lo spreco di denaro pubblico è un vizio nazionale. Ma qui non è solo questione di soldi: è proprio l’assenza totale di senso del ridicolo. Migliaia di dollari in logistica, equipaggiamenti, ore di straordinario, catene di comando mobilitate… per fermare uno che rischiava al massimo di consegnare gli involtini primavera in ritardo.

È come usare i Navy SEAL per recuperare il gatto del vicino dall’albero. O chiamare il Papa per benedire la macchinetta del caffè.

E la scenografia? Da Oscar. Gli agenti che si muovono come fossero a Fallujah, la folla che urla “ICE go home!”, e il nostro rider che pedala come se si fosse appena accorto dell’Apocalisse. Manca solo il biglietto per entrare al cinema.

Ma il punto vero è un altro: cosa pensavano di dimostrare? Efficienza? Serietà? La “tolleranza zero” applicata alla manovra col manubrio? Perché a occhio, l’effetto è opposto: quando lo Stato vuole fare il duro, finisce regolarmente per sembrare un bullo da bar che se la prende col più piccolo.

E non è solo questione di immagine. Terrorizzare una comunità intera per dare la caccia a un fattorino non è proprio il modo migliore per costruire fiducia nelle istituzioni. Ma si sa: della fiducia importa zero. L’importante è lo spettacolo. La foto con l’arrestato. Il comunicato stampa roboante: “Operazione Pedalata Veloce: neutralizzata minaccia alla sicurezza nazionale”.

Nel frattempo, il nostro rider — che magari ha alle spalle una storia più interessante di quelle dei suoi inseguitori — voleva solo sopravvivere, pedalando nel Paese del “sogno americano”. Quello stesso sogno che però, se hai la faccia sbagliata, ti manda dietro l’esercito federale per una consegna di ramen.

E così l’ICE prosegue, tronfia, la sua guerra santa contro i pericolosissimi fattorini armati di borse termiche. Chissà, forse nel futuro qualcuno, in quell’agenzia, avrà un’illuminazione: “Non è che stiamo esagerando?”.

Fino ad allora, godiamoci lo spettacolo. È gratis. Anzi no: lo paghiamo noi. 

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