LA POLITICA NELLE PAROLE
Ecco finalmente un politico che sa fare politica senza rinunciare all'intelligenza, che sa condannare senza scadere nel populismo, che sa attaccare senza perdere la misura: Gianni Cuperlo, di fronte al caso Charlie Kirk, offre una lezione magistrale di come si dovrebbe fare opposizione in una democrazia matura, mostrando quella rara capacità di tenere insieme rigore morale e lucidità analitica che contraddistingue i veri statisti dai meri agitatori di professione. Mentre il dibattito pubblico sprofonda quotidianamente nella barbarie dell'insulto reciproco e della strumentalizzazione più grezza, Cuperlo dimostra che si può essere feroci nell'analisi senza essere ferini nei modi, che si può smascherare l'ipocrisia avversaria senza rinunciare alla propria dignità intellettuale, che si può fare politica militante mantenendo quella distanza critica che solo la cultura vera consente. Il suo approccio al caso dell'attivista conservatore assassinato è un capolavoro di strategia comunicativa: prima la condanna netta e inequivocabile dell'omicidio, perché di fronte alla morte ogni persona civile deve chinare il capo, poi la demolizione sistematica della retorica che trasforma ogni morto in santo e ogni violento in martire, infine la rivendicazione storica del ruolo della sinistra italiana nella lotta contro ogni forma di estremismo. Cuperlo sa bene che le parole sono armi e le usa con la precisione di un chirurgo, citando testualmente le frasi più aberranti attribuite ai conservatori americani non per fare del facile scandalo ma per dimostrare come il linguaggio dell'odio preceda sempre la violenza fisica, come la brutalizzazione del discorso pubblico prepari il terreno alla brutalizzazione tout court. Quando ricorda che in democrazia ognuno ha diritto di dire le proprie "bestialità" ma che questo non le trasforma automaticamente in "simboli di libertà", sta compiendo un'operazione di igiene democratica di rara efficacia, distinguendo tra il diritto di parola e la nobiltà del pensiero, tra la libertà di espressione e la responsabilità civile. E quando passa a difendere la sinistra italiana dall'accusa di essere terreno fertile per la violenza politica, lo fa non con la retorica dell'innocenza offesa ma con la precisione dello storico che conosce i fatti: quella stessa sinistra ha combattuto il terrorismo rosso pagando un prezzo di sangue che i suoi accusatori sembrano aver dimenticato, quella stessa sinistra ha costruito le istituzioni democratiche che altri vorrebbero demolire, quella stessa sinistra ha dato alla democrazia italiana alcuni dei suoi momenti più alti. Il riferimento ai "manipoli fascisti" che qualcuno voleva portare in Parlamento non è nostalgia antifascista ma lezione di storia applicata, perché Cuperlo sa che la democrazia non è un dato acquisito una volta per tutte ma un equilibrio fragile che va difeso quotidianamente dall'arroganza di chi la considera un optional. La sua chiosa finale - "noi resteremo qui, saldi, e qui ci troverete sempre" - non è millanteria ma promessa civile, l'impegno di chi ha capito che fare politica significa assumersi la responsabilità di tenere aperto lo spazio del confronto anche quando gli altri lo vogliono chiudere. Cuperlo rappresenta quella politica adulta che sa distinguere tra avversari e nemici, che sa combattere le idee senza disumanizzare le persone, che sa usare la memoria storica non come clava ideologica ma come bussola per orientarsi nel presente, dimostrando che è ancora possibile fare una politica che non rinunci all'altezza dello sguardo e alla nobiltà degli intenti. In un'epoca dove la mediocrità intellettuale e la volgarità comunicativa sembrano essere diventate la norma, Cuperlo ci ricorda che la vera forza di un democratico non sta nella capacità di gridare più forte degli altri ma nella capacità di mantenere la lucidità anche sotto la tempesta, di conservare la misura anche nella polemica più accesa, di non perdere mai di vista l'obiettivo ultimo della politica: costruire una società più giusta senza distruggere la civiltà del dialogo che rende possibile ogni progresso umano.
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