KAZZENGER





Si ricorderà un giorno, il 22 ottobre 2025, in cui il Senato della Repubblica Italiana ha deciso di fare il grande salto: non in avanti, ma di lato, dritto nei confini della realtà.

Niente leggi, riforme, decreti. Quel giorno a Palazzo Madama si respirava un’aria diversa: quella dei misteri, dei segreti cosmici, delle scoperte che cambieranno il mondo — o almeno la pausa caffè.
La Sala Caduti di Nassiriya, che di solito accoglie cerimonie solenni, si è trasformata in un palcoscenico degno di Ai Confini della Realtà o, più modestamente, di una puntata di Kazzenger condotta da un senatore con velleità quantistiche.

L’organizzatore del tutto? Gian Marco Centinaio, senatore leghista ed ex ministro dell’Agricoltura, che una mattina dev’essersi guardato allo specchio e aver pensato: “Oggi basta con la noia di spread e pensioni. Oggi si parla di macchine magiche!”.
E così, tra un emendamento e un espresso, ha convocato un convegno dedicato alla leggendaria “macchina di Majorana”, invenzione tanto misteriosa quanto miracolosa.

Ora, Ettore Majorana non era uno qualsiasi: era un genio vero, di quelli che fanno tremare i calcoli perfino a Fermi. Poi, nel 1938, sparisce. Puff. Nessuno sa dove. Fine.
O quasi. Perché secondo i partecipanti al convegno, Majorana non solo non è morto, ma avrebbe trascorso il dopoguerra nascosto in un monastero del Sud Italia, a progettare un congegno che definire rivoluzionario è poco.

La macchina, spiegano con facce serissime, produce energia infinita consumando quanto una lampadina da 40 watt. Trasforma la sabbia in grano, la gommapiuma in oro, l’anidride carbonica in ozono, e — colpo di scena — ringiovanisce pure le cellule.
In pratica, è la pietra filosofale, la macchina del tempo e la fontana dell’eterna giovinezza in un unico pacchetto. Il tutto, naturalmente, trasmesso in eredità a un imprenditore bresciano di nome Rolando Pelizza, che giura di aver ricevuto i piani segreti dal fisico scomparso.

E lì, nella sala del Senato, tra teologi, ingegneri e membri dell’associazione Spazio Tesla [che già il nome suona come un crossover tra Top Gear e X-Files], si sono mostrate 13 lettere “autografe”, foto di un anziano con la barba [che potrebbe essere Majorana, ma anche il vostro vicino di casa con l’influenza] e perfino filmati misteriosi. Ciliegina sulla torta, un cablogramma di WikiLeaks del 1976 sul “generatore ad alta energia italiano”.
Una spy story senza 007, ma con molto 404 – pagina non trovata.

Il pubblico ascolta, qualcuno annuisce, qualcun altro fotografa con lo smartphone [forse sperando che la macchina magica arrivi in app]. Intanto, fuori da Palazzo Madama, la realtà continua imperterrita: bollette da pagare, stipendi che evaporano, autobus che non passano. Dentro, invece, si parla di trasmutazioni atomiche e ringiovanimento cellulare.

E la comunità scientifica, quella vera – quella che usa i laboratori e non i powerpoint – reagisce come davanti a un meme diventato istituzionale. Il CICAP urla allo scandalo: “Un convegno del genere al Senato è come fare un seminario sull’oroscopo al CERN!”.
Il fisico Lorenzo Paletti e il biografo Erasmo Recami cercano di spiegare con calma che quelle prove non valgono un fico secco, ma nulla: la macchina magica ha ormai acceso la fantasia.

Ed è proprio questo il punto: la fantasia. Perché l’Italia, più che una repubblica fondata sul lavoro, sembra ormai fondata sull’immaginazione.
C’è chi sogna di trasformare la gommapiuma in oro, chi di moltiplicare i pani e i voti, e chi – con più umiltà – si accontenterebbe di un treno puntuale.

Il mistero di Majorana resta affascinante, sia chiaro. Ma confondere la scienza con la fantascienza è un po’ come prendere un uovo di Pasqua per un acceleratore di particelle: fa scena, ma non funziona.

E così, mentre nei laboratori del mondo si studiano nuovi vaccini e materiali superconduttori, al Senato si celebra il culto della macchina miracolosa, tra applausi, slide e ammiccamenti mistici.
Un giorno, forse, qualcuno inventerà davvero una macchina in grado di risolvere tutto.
Nel frattempo, noi restiamo qui: con la corrente che salta, i treni in ritardo e la speranza che almeno la gommapiuma politica non venga trasformata in oro istituzionale.

Benvenuti nell’Italia del 2025: il Paese dove la realtà è un’opinione, e l’impossibile ha sempre il posto d’onore.

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