APOSTROFO ROSA


C’è un’idea che da giorni mi gira in testa come un insetto ostinato...il bacio sulle labbra — sì, proprio quello, con la lingua e tutta la coreografia — non è affatto una trovata romantica dell’età moderna. È un gesto molto più antico di qualunque romanzo d’amore, più vecchio delle città e dei templi, più vecchio perfino dell’Homo sapiens. Pare che ce lo trasciniamo dietro da una ventina di milioni di anni, quando i nostri antenati erano ancora primati arruffati che facevano equilibrismi sui rami, impegnati a sopravvivere tra i futuri scimpanzé e bonobo.

Ventuno milioni di anni! Una cifra che fa venire le vertigini. I dinosauri erano spariti da un pezzo, i mammut dovevano ancora fare la loro comparsa, eppure c’era già qualcuno — peloso, probabilmente maleducato, ma sorprendentemente affettuoso — che sperimentava questo intimo incontro tra bocche.

E, a quanto pare, non siamo nemmeno originali. I bonobo si baciano di continuo per fare pace, per legame familiare, per puro entusiasmo sociale. Alcuni canidi, come i lupi, lo usano come gesto di rassicurazione, perfino gli orsi polari e certi uccelli si cimentano in forme di “bacio” più o meno elaborate. È come se l’evoluzione avesse deciso che il contatto tra bocche fosse un sistema universale per dichiarare fiducia, alleanza, appartenenza. 

Eppure, nonostante noi umani ne abbiamo fatto un’icona culturale — dal cinema al primo appuntamento — il bacio non è affatto universale. Alcune tribù amazzoniche lo trovano disgustoso. Popoli africani, ancora un secolo fa, osservavano gli europei baciarsi come si guarderebbe un comportamento assurdo, inspiegabile. In alcune isole del Pacifico, invece, era un gesto privo di significato. Eppure dove si è radicato, si è radicato bene, tanto che oggi, se al terzo appuntamento non scatta, iniziamo a interrogarci sull’andamento della relazione come se avessimo fallito un esame di maturità emotiva.

E poi ci sono loro, i Neanderthal. Sempre immaginati come macigni con un bastone, e invece probabilmente più sentimentali di quanto li raffiguriamo. Nei loro resti genetici compaiono gli stessi batteri orali che abbiamo noi, e quelli — diciamolo — viaggiano quasi esclusivamente tramite un caloroso scambio di saliva. Insomma, mentre ce li immaginiamo intenti solo a inseguire prede e a sfidare il clima glaciale, è possibile che due individui — magari di specie diverse — si siano avvicinati al fuoco, abbiano esitato un momento, e poi si siano scambiati un bacio che oggi definiremmo “inter-specie”. E che da quel gesto sia nato un bambino con un DNA un po’ Neanderthal e un po’ sapiens. Altro che Romeo e Giulietta.

Ma perché questo gesto è sopravvissuto così a lungo? Non sfama, non riscalda, non protegge dai predatori, non fa guadagnare territorio. Eppure eccolo qui, caparbio, attraverso glaciazioni, carestie, migrazioni e rivoluzioni. Forse perché le comunità umane sono sempre state intrappolate in un equilibrio fragile di tensioni, alleanze, gelosie e riconciliazioni. E il bacio è diventato una sorta di rituale politico microscopico. Un trattato di non belligeranza firmato con le labbra. Serve tra genitore e figlio, dopo un litigio, tra amici, tra amanti, persino tra due persone che non hanno ancora trovato le parole per spiegare quello che sentono.

Così, la prossima volta che baci qualcuno e ti sembra la cosa più naturale del mondo, ricordati che stai ripetendo un gesto che ha viaggiato per ventuno milioni di anni. Un gesto che ha superato ere glaciali, incendi, guerre e interi cambiamenti culturali. È sopravvissuto perché dice qualcosa di essenziale su di noi... che siamo creature progettate per connettersi, per ridurre la distanza, anche quando non sappiamo formulare il motivo.

Un bacio, in fondo, è la nostra piccola dichiarazione evolutiva di pace. Una promessa antica quanto i rami da cui scendevamo.

Commenti

Post popolari in questo blog

IL SONDAGGIONE: IO VOTO VANNACCI PERCHÈ...

È TUTTO FRUTTO DELLA FANTASIA?

DIALOGO VS MONOLOGO