ATTINGETE E PORTATE

Cana, una festa di nozze sta finendo, l’imbarazzo serpeggia e la mancanza di vino sembra già un presagio di fallimento. Qui non c’è un miracolo spettacolare, ma un capovolgimento silenzioso, Gesù non compie gesti solenni, non tocca l’acqua, non pronuncia formule. Dice solo "Riempite d'acqua le giare" e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". E il miracolo avviene mentre i servi camminano, in quel tragitto quasi ridicolo in cui stanno portando acqua al responsabile della festa. È lì, nel loro passo obbediente, che l’acqua diventa vino. La fede non è prima dell’azione, è dentro l’azione.

Cana rivela così un mistero vertiginoso, l’onnipotenza non scavalca l’umano, lo coinvolge. Dio potrebbe fare tutto da solo, e invece attende un nostro sì, anche incerto, anche senza capire. La sua grazia non annulla il gesto umano. Lo abita, lo trasfigura mentre accade. Per questo Maria può dire: «Fate tutto quello che vi dirà». Non è la comprensione che genera l’obbedienza, ma l’obbedienza che genera la comprensione. Si vede mentre si cammina, mentre si rischia di fare la figura degli stolti portando acqua quando tutti aspettano vino.

E quel «attingete ora» diventa un imperativo esistenziale. Torna alla fonte anche quando la vita è insipida, anche quando preghi senza sentire nulla. Perché la trasformazione avviene nel gesto stesso del tornare, nell’umile perseveranza di chi continua ad attingere. Il miracolo non è vedere il vino in anticipo, è scoprire che il vino è nato proprio mentre lo versavi.

Così, quando il maestro di tavola esclama: «Hai tenuto il vino buono fino ad ora», svela la logica pasquale già presente a Cana. Il meglio di Dio arriva quando noi abbiamo finito tutto, quando la festa sembra esaurita. Non per tappare i buchi, ma per ricominciare da capo, per dare un vino che sa di novità radicale.

La vita cristiana è tutta qui, non aspettare segni spettacolari, ma portare acqua quando sembra inutile, continuare ad attingere anche quando il pozzo sembra dare sempre la stessa acqua. Perché è nel mentre del servire che accade tutto. Non prima, non dopo.

E i servi senza nome siamo noi, quelli che portano il loro poco credendo che sia niente, e invece scoprono, alla fine, che quel peso umile era già vino buono, che la gioia era nata durante il cammino, che ciò che sembrava acqua stanca era diventato il vino delle nozze nuove.

Commenti

  1. Questo l'episodio, può affrire una lettura diversa se lo si guarda rispetto al campo morfogenetico... l'idea è che l'intervento di Maria abbia "attivato" il campo di possibilità e che l'energia trasformativa sia stata canalizzata e "realizzata" attraverso l'intervento di Gesù. Maria agisce come un catalizzatore, innescando l'evento, ma l'azione trasformativa dell'acqua in vino è Gesù a compierla.

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    1. Chissà?...Però, l'idea che l'Uomo sia un semplice spettatore non mi. entusiasma, non mi "scalda il cuore"... eppoi viene meno il Libero arbitrio.

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