I CONFINI DELL'UNIVERSO
Quando pensiamo all'inizio dell'universo, ci immaginiamo un Big Bang netto e preciso, ma in realtà quel punto è un limite matematico che non vediamo né tocchiamo. La nostra prima occhiata concreta arriva 380.000 anni dopo, con la radiazione cosmica di fondo, quella CMB che Planck ha mappato così bene a "redshift z≈1100" [vedi spiegazione alla fine del post], quando l'universo si è raffreddato abbastanza da diventare trasparente, lasciando che la luce sfugga dal plasma denso come da una stanza piena di fumo, e questa non è solo un'immagine poetica ma proprio quello che succedeva fisicamente, con i fotoni intrappolati in un ping-pong continuo tra elettroni liberi, incapaci di viaggiare liberamente. Non è un confine metafisico, solo un muro ottico: prima c'erano già materia, energia e leggi fisiche, ma la luce rimbalzava intrappolata tra particelle cariche, come le prime pagine strappate di un libro – non le leggiamo, ma esistevano, erano reali quanto quelle che possiamo sfogliare, ed è questa distinzione che rende la cosmologia così onesta intellettualmente, perché ammette che il limite non è nella realtà ma nel nostro modo di accedervi. Non basta un telescopio più potente per sbirciare oltre, perché non c'è luce che arrivi; serve altro, tipo onde gravitazionali da LIGO o futuri come LISA, che potrebbero portarci info da frazioni di secondo post-Big Bang, letteralmente cambiare il canale sensoriale con cui ascoltiamo l'universo primordiale, passare dalla vista all'udito gravitazionale, captare vibrazioni dello spaziotempo stesso da epoche che la radiazione elettromagnetica non può raccontarci, anche se resta sempre una nebbia epistemica, un'entropia che mescola e cancella dettagli in modo irreversibile per necessità fisica, non per limiti tecnologici – certi dettagli microscopici sono persi per sempre, scramblati dalla termodinamica e dalla freccia del tempo come molecole disperse dopo aver aperto una finestra. E vale pure per il futuro: progettiamo morte termica o Big Rip basandoci su energia oscura e H₀, ma quel "se le cose continuano così" nasconde incertezze profonde, perché stiamo estrapolando audacemente per 10¹⁰⁰ anni assumendo che le costanti rimangano costanti, che l'equazione di stato dell'energia oscura non cambi mai, che non emergano fisiche nuove, e la storia della scienza ci ha insegnato mille volte che questi "tutto resta uguale" spesso si rivelano ingenui quando qualcuno scopre un fenomeno inaspettato – non significa che gli scenari siano sbagliati, solo che portano un asterisco gigante: *valido entro il modello ΛCDM attuale, con i dati del 2025*. Alla fine, è questa la magia della cosmologia – non promette verità assolute, ma sposta l'orizzonte del mistero, ci fa ricostruire una storia immensa da tracce fragili come spettri di galassie lontane, anisotropie di temperatura a 2,7 K, rapporti isotopici nel deuterio, pezzi sparsi che convergono miracolosamente in una narrazione coerente, come una foto sgranata del bimbo universo che però rivela dettagli sorprendenti se sai dove guardare, rendendo la ricerca umana non frustrante ma profondamente affascinante proprio perché il limite stesso diventa parte della scoperta: sapere *perché* non possiamo vedere oltre la CMB è già un trionfo, capire che l'entropia nasconde informazioni è saggezza fisica autentica, e riconoscere i confini della nostra conoscenza non è resa ma invito a inventare nuovi modi di guardare, nuove finestre dove oggi vediamo muri, magari attraverso la gravità quantistica o tracce nell'entanglement primordiale o qualche fenomeno che oggi non immaginiamo nemmeno, spostando ancora una volta quell'orizzonte senza mai eliminarlo del tutto, perché il mistero è proprio ciò che alimenta la meraviglia e trasforma l'umiltà scientifica in una forma di bellezza.
[Il redshift z misura di quanto le lunghezze d'onda della radiazione si sono allungate a causa dell'espansione dell'universo. z=1100 significa che l'universo si è espanso di un fattore 1101 da quando quella luce è partita, quindi le lunghezze d'onda sono oggi 1101 volte più lunghe di quando furono emesse. Quando la CMB venne emessa 380.000 anni dopo il Big Bang, era radiazione caldissima nello spettro visibile e ultravioletto, con temperatura intorno ai 3000 K – l'universo brillava rosso-arancio come una brace incandescente. Ma l'espansione cosmica ha stirato quelle onde per 13,8 miliardi di anni, spostandole sempre più verso lunghezze d'onda maggiori, dal visibile all'infrarosso e poi alle microonde, fino alla temperatura attuale di circa 2,7 K che misuriamo oggi. Matematicamente, la temperatura allora era T = T_oggi × (1+z) = 2,7 K × 1101 ≈ 3000 K. Quindi z=1100 è sia una misura di quanto l'universo si è espanso, sia un'etichetta temporale precisa. Ci dice che stiamo guardando un'istantanea dell'universo quando aveva solo lo 0,003% della sua età attuale, ed è proprio quel momento magico in cui l'universo è diventato trasparente, quando protoni ed elettroni si sono combinati in atomi neutri di idrogeno e i fotoni hanno smesso di rimbalzare continuamente, liberandosi finalmente per viaggiare indisturbati attraverso lo spazio fino ai nostri telescopi, portandoci quella foto sgranata del bimbo universo di cui parlavamo.]
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