LA VITA GIOCA AL LOTTO

Uno dei ricordi più piacevoli della mia infanzia è quello delle lunghe e calde estati trascorse a casa di nonno Antonio. La casa si trovava nel quartiere cagliaritano di La Palma, dove le strade portano i nomi dei venti: alcuni noti e familiari, altri insoliti e curiosi. Nonno Antonio viveva in via Aquilone, che prende il nome da un mitologico vento freddo del Nord [la Tramontana], attribuito nientemeno che a Lucifero in persona.

La vicinanza al mare [Spiaggia del Poetto, Marina Piccola, Golfo degli Angeli e Sella del Diavolo] e allo stagno di Molentargius con le sue saline rendeva il luogo ideale per lunghe passeggiate alla scoperta della natura.

Nonno Antonio, un Piero Angela ante litteram, mi mostrava la fauna del posto: beccacini, cavalieri d’Italia, gabbiani e, soprattutto, sua altezza il fenicottero. Mi parlava anche di microorganismi, invisibili singolarmente ma visibili come ampie macchie verdi o marroni quando si aggregavano. E non mancavano specie diverse di insetti, tutte parte di una ricca biodiversità in un unico ecosistema naturale. Animali più o meno complessi, ciascuno composto da miliardi di cellule, specializzate e organizzate in organi funzionali.

Tutta questa Vita, per chi ci vive e passeggia in mezzo, diventa scontata; non ce ne accorgiamo nemmeno. Anzi, paradossalmente, ci accorgeremmo della sua assenza se non ci fosse più. È come quando indossiamo un orologio: non ne avvertiamo la presenza, ma se lo dimentichiamo a casa, sentiamo un disagio continuo, come un vuoto.

Eppure, per un lungo periodo della sua esistenza, il nostro pianeta è stato privo di vita. La Terra, per circa 2,5 miliardi di anni, è stata dominata solo da forze geologiche, sconvolgimenti tellurici, atmosfere infernali, e nulla di biologico.

Poi, ad un certo punto, la Vita è iniziata. Non si è passati immediatamente a uno scenario biologicamente compatibile, ma si è dovuto attraversare una lenta e "casuale" [casuale?] preparazione ambientale. Un po' come nei cantieri di costruzione: prima di abitare una casa, è necessario fare dei lavori di “urbanizzazione”.

Come in un progetto edilizio, dove si specificano caratteristiche strutturali e funzionali, materiali e servizi essenziali, anche la Vita ha richiesto un “Piano Regolatore” governato da Chimica e Fisica.

Escludendo, almeno per ora, il Creazionismo [che risolverebbe molte domande], rimane l'abiogenesi: la presunta origine spontanea della vita a partire da sostanze inorganiche e organiche, principalmente a base di carbonio. Senza una progettualità o un Progettista, questa abiogenesi sarebbe un processo del tutto casuale.

In modo casuale, dunque, si sarebbero formati "mattoni organici" [gli aminoacidi] che, singolarmente, non significano molto. Tuttavia, se assemblati in particolari sequenze, possono formare molecole complesse [le proteine] all'interno di una cellula.

Per fare un paragone informatico, gli aminoacidi sono come librerie software che, organizzate in sequenze specifiche, creano subroutine [le proteine] all'interno di un software [le cellule].

Ora ci chiediamo: "Di quanti 'libri' è composta la nostra biblioteca della Vita?" Ovvero, quanti aminoacidi sono utilizzabili per costruire proteine? La risposta è venti.

Quindi, tra tutti i possibili mattoncini generati dalle leggi della Chimica e della Fisica, solo venti sono utilizzati, anzi, necessari, per costruire strutture funzionali specifiche.

Ma quanti aminoacidi servono per creare una proteina funzionale? Anche qui, la Scienza risponde: decine di migliaia, ma mediamente circa trecento. E non è sufficiente unire i venti aminoacidi in sequenze casuali; devono essere disposti esattamente in un ordine preciso, senza errori.

Prendiamo la proteina dell'emoglobina come esempio: è composta da circa seicento aminoacidi, ma basta che un solo aminoacido sia fuori posto perché la proteina non si leghi con l'ossigeno, risultando inefficace [anemia falciforme].

Qui, il "calcolo delle probabilità" di un'origine abiogenetica casuale si fa complicato. E non è tutto: immaginate l’evoluzione chimica delle “molecole prebiotiche”, che si sarebbero combinate per formare polisaccaridi, proteine, acidi nucleici e infine, organismi complessi.

Ammettendo che tutto ciò sia avvenuto per puro caso [anche se le probabilità sono intorno a 1 su 10^300, un numero che in statistica si considera zero] , dovremmo ripetere questo calcolo per altre seicento proteine, tante quante ce ne sono in un batterio.

Se poi consideriamo anche la "chiralità", cioè l'orientamento spaziale delle molecole [levogire [L] per gli aminoacidi proteici e destrogire [D] per il ribosio], le probabilità di casualità si riducono ulteriormente.

In conclusione, la possibilità che tutto ciò sia avvenuto casualmente è stimata intorno a 1 su 10^1000, una cifra enorme. Considerando la vita della Terra [4,5 miliardi di anni], questa probabilità è incompatibile con la formazione spontanea di una sola proteina.

Dunque, il Caso è stato incredibilmente fortunato o "qualcuno" ha dato una spintarella, giocando coi "mattoncini" come in un Lego?

Alcuni potrebbero dire: "Eppure è accaduto, perché la Vita sulla Terra c'è". Vero: sulla nostra Terra c'è vita, e tanta. Ma il Caos avrà replicato questa "vincita al Lotto" anche su altri pianeti?

È tutto affascinante, e la Scienza stessa rende più plausibile l'idea di un "motore immobile" aristotelico, un “spingitore di Vita” che, dopo aver creato le condizioni, ha lasciato il resto a Darwin.

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