DU IU UONT A CAINOTTOU?
“L'altro modo di bere scuro"
Chi non conosce questo slogan? Credo nessuno, ormai. Grazie alla Dea della Comunicazione e della Persuasione, la Dea Tivvù, che ha diffuso il suo messaggio scolpendocelo nella mente.
L'altro modo di bere scuro, per quei pochissimi che non lo sanno, è il chinotto.
Il chinotto mi riporta indietro nel tempo, a quando trascorrevo le mie estati a casa di mio nonno, dove era l’unica bevanda gasata disponibile.
Nonno Antonio, classe 1908. Un omino esile e apparentemente innocuo nelle poche foto rimaste, ma che nella mia memoria è alto e forte, capace di portarmi per chilometri sulle spalle. Per le strade di Cagliari, tra le saline, ovunque.
È stato la mia cavalcatura per molti anni [quando nacqui, lui ne aveva 58]. Ma 58 anni di allora, con due guerre alle spalle, un Ventennio e molte altre cosette, non erano certo i 58 anni della Fiuggi Generation [dieci anni in meno] di oggi.
Le mie estati, come dicevo, le trascorrevo con lui nella Grande Città: Casteddu.
Ho tanti ricordi di quelle lunghe giornate in attesa della frescura della sera [uscire con il sole alto era da pazzi]. E così, Nonno Antonio si inventava ogni volta qualcosa di nuovo.
Appassionato di macchine [ingranaggi, pulegge, differenziali, ecc.], era un ingegnere meccanico, di quelli con il regolo sempre in tasca e le matite perfettamente appuntite. Aveva prestato servizio nella Regia Marina, nei sommergibilisti [sapevate che, fino al 1939, la Regia Marina Italiana vantava la più grande flotta sottomarina del mondo? Più del doppio di quella tedesca].
Purtroppo o per fortuna, il suo sommergibile entrò nei cantieri navali di Sestri Ponente [GE] nel 1940 e, tra bombardamenti e sabotaggi, non vide mai il mare in guerra.
Il Guardiamarina Antonio, di fatto, trascorse tutto il periodo bellico a fancazzeggiare nel Porto Antico di Genova. Chissà quante "marine" avrà guardato in quel tempo...
Fino al giorno della Liberazione, in Italia nessuno aveva mai sentito parlare di Coca-Cola, la mitica bevanda americana inventata dal farmacista John Stith Pemberton nel 1885. Nata come rimedio medicinale, finì per diventare la bibita più famosa al mondo.
Quando le prime jeep americane giunsero alle porte di Genova e Milano, qualche yankee pensò che presentarsi a casa di altri a mani vuote non fosse elegante. Certo, portavano la Libertà, ma almeno una bottiglia di qualcosa bisognava pur regalarla.
E così, lo spirito fancazzista e creativo degli americani si manifestò in una delle sue massime espressioni.
Vennero raccolte e distribuite migliaia di bottigliette di una sostanza dimenticata nei magazzini logistici USA, da smaltire al più presto.
Queste milioni di bottigliette contenevano un COmposto CAmpale-Contro le Otturazioni dei LAvandini... in codice: COCA-COLA.
Cosa?! Gli americani ci avrebbero dato da bere un disgorgante per lavandini e latrine da campo?
Penserete voi: "Ma no, impossibile!".
E invece gli italiani, notoriamente un popolo capace di bersi di tutto, non ci pensarono due volte. Dopo vent’anni di fascismo e soprattutto di olio di ricino, la Coca-Cola sembrava acqua di sorgente.
E poi, dico io, in un’Italia dove un ex cantante di crociera ha fatto il Presidente del Consiglio, un ex bibitaro il Ministro degli Esteri e uno come Salvini è stato Ministro dell’Interno—e ora si mette pure a progettare ponti—che problema c’è se uno sgorgante per latrine diventa una bibita fresca e dissetante?
Anzi, tra tutti questi esempi, è probabilmente quello che ha funzionato meglio.
E così, milioni di italiani, finalmente liberi dal giogo fascista, dalla guerra, dalla paura e liberi anche di ruttare [piccola ma simpatica controindicazione della Coca-Cola], si ritrovarono protagonisti della prima, vera campagna globalizzante della storia [guerre mondiali escluse].
Come animali vettori, diffusero il virus della Coca-Cola in tutto il mondo.
Già, perché gli italiani sono stati i pionieri delle prime migrazioni di massa del XX secolo e, oltre alla valigia di cartone, ai santini e ai prodotti tipici, portarono con sé anche la loro bella bottiglia di Coca-Cola.
Oggi, amata e odiata, se ne parla sempre. E non è raro vedere, durante una manifestazione No Global, qualcuno calpestare una lattina di Coca-Cola [vuota, perché prima il militante se l'è bevuta].
Tutto questo è successo perché ci siamo lasciati "fregare" dal fancazzeggio creativo degli americani, dimenticandoci che, in fatto di fancazzeggio, siamo superiori a loro.
Bastava fare come raccontava Nonno Antonio [non ci sono prove fotografiche, solo la sua parola d’onore—e Nonno Antonio era una persona d’Onore]: salutare le colonne alleate della Liberazione sventolando fiori e bandierine, festeggiando, ridendo e sorseggiando un italianissimo, patriottico chinotto.
Magari, con un bel sorriso accattivante e un amichevole accento napoletano, rivolgersi allo yankee di turno dicendo:
“Du iu uont a Cainottou?”
Forse la storia sarebbe stata migliore..
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