IL GATTOPARDO DI SCHRODINGER


Oramai ho perso il conto di quante volte ho sentito discutere l’argomento della “separazione delle carriere” in Magistratura e questo, ahimè, denuncia la mia età.

Come una peperonata mangiata di notte si ripropone a volte blanda a volte energica, finendo sempre per venire “lenita” e dimenticata fino alla prossima volta.

Ma questa volta la questione ha preso un passo differente e la peperonata si è ripresentata con tutta la forza mediatica, parlamentare ed elettorale e si sta facendo sul serio per “digerirla”, sperando che il risultato non sia come tutto ciò che si digerisce, cioè una merdbiiip.

Ma vediamo di capire cosa significa avere una Magistratura dove le sue due componenti, Giudicante e Inquirente [o requirenti, insomma, i PM], sono fra loro Fratelli [carriere comuni] o Cugini [carriere separate].

Attualmente le carriere in Magistratura sono in comune. I Giudici e i PM partecipano allo stesso concorso pubblico per diventare Magistrato che è unico per tutte e due le funzioni e chi lo supera può scegliere se seguire l’una o l’altra carriera.

Il fatto di avere la stessa origine concorsuale, e quindi di scelta, li consente di poter cambiare carriera strada facendo, cioè passare da PM a Giudice e/o viceversa [dal 2022 questo cambio può essere fatto al massimo per una volta ed entro i primi 9 anni dall’entrata in servizio, dal 2006 era consentito al massimo per 4 volte].

Diciamo subito che fra i circa 10 mila magistrati effettivi in Magistratura, chi fa “il salto della quaglia” sono circa una ventina; Sì, avete capito bene…sono circa 20.

Statisticamente sono più i PM a voler diventare Giudici.

A vigilare e a giudicare sui Magistrati c’è un Organo indipendente, il Consiglio Superiore della Magistratura [CSM], presieduto dal Presidente della Repubblica [massima autorità garante e terza nella nostra Repubblica], il quale dispone dei trasferimenti, promozioni, sanzioni etc..

Con la proposta di Riforma per la separazione delle carriere, i Magistrati dovranno sapere prima cosa voler fare da grandi, se il PM o il Giudice e partecipare, di conseguenza, a un concorso piuttosto che l’altro.

Va da sé che non sarà più possibile “quaglieggiare” e chi nasce tondo non potrà più morire quadrato.

Inoltre il CSM non potrà più, ovviamente, essere UNICO ma dovrà sdoppiarsi in due, una per ogni Funzione e l’istituzione di un nuovo Organo superiore ai nuovi CSM, prettamente disciplinare, giudicante entrambe le carriere: l’Alta Corte.

La questione delle carriere dei Magistrati parte da lontano, in alcuni casi con vere e proprie rivoluzioni copernichiane [dico subito che questa non sarà una rivoluzione copernichiana, perlomeno non per il Cittadino inquisito, per il quale non vedrà cambiarsi assolutamente nulla riguardo il processo che lo riguarda].

La prima vera rivoluzione fu il passaggio dal celebre “Codice ROCCO” [introdotto nel 1930 in piena era fascista, dove il processo penale era di tipo “inquisitorio”, cioe spettava al giudice istruttore ricercare le prove ed emettere, LUI, una prima sentenza] al modello “requisitorio”, cioè quello attuale, promosso dall’allora Ministro VASSALLI e introdotto nel 1988. Con quella riforma si sono nettamente separate le funzioni fra il magistrato che coordina le indagini [il PM] e il magistrato chiamato a giudicare [Giudice per le Indagini Preliminari, il GIP].

Salta subito all’occhio la differenza fra il potere di un PM e quella di un Giudice e la questione sta proprio tutta qui, cioè se mettere ancor più distanza fra le due funzioni [inquirente e giudicante] separando le carriere oppure tenerle “comunicanti”.

Finora, francamente, per noi comuni mortali la questione sembra di lana caprina e senza risvolti pratici nella risoluzione delle nostre miserie umane [e infatti non lo è], ma il Diavolo si nasconde, spesso e proverbialmente, fra i risvolti e nei dettagli.

Ricordando sempre che parliamo di 20 casi su 10K, la separazione delle carriere scongiurerebbe il rischio che un PM, diventato Giudice, possa rimanere condizionato ideologicamente dalla sua forma mentis di PM e quindi emettere sentenze velate dal pregiudizio.

Se questo è l’intento di chi propone la separazione delle carriere allora ci troviamo davanti a un paradosso epistemologico e cioè la “constatazione” che moltissimi processi finiscono in assoluzioni.

Questo significa che il Giudice non agisce “sdraiato” sulle prove portate dal PM, anzi, spesso considera l’attività del PM priva o ridotta di quella gravità inquisitoria iniziale.

Altra questione è invece lo scongiurare il pericolo per un [ex] PM di ritrovarsi a giudicare su questioni o persone con cui aveva avuto, in passato, a che fare.

Qui la possibilità è ahinoi più concreta, dato i tempi lunghissimi della Giustizia ma, sempre mantenendo presente che il numero dei “cambi di funzione” è dell’ordine dello 0,6%, c’è ampia possibilità di evitarlo con l’istituto della ricusazione del Giudice o attraverso il CSM.

Ma allora perché modificare completamente il motore a una situazione che necessiterebbe solamente di una “pirsighiana” registrazione delle punterie?

A pensar male, azzeccandoci[?], è una mera questione di gestione del Potere, di alchimie fra correnti tra Magistrati, di equilibri istituzionali, contrappesi democratici e di risvolti ideologici.

A complicare le cose ci pensò quella incredibile e straordinaria stagione che fu “Mani Pulite”. Per la prima volta i PM diventano delle pop star, dei divi televisivi e l’Opinione Pubblica si appassiona seguendoli come in una telenovela.

Incomincia a familiareggiare con termini come “avviso di Garanzia” [istituto giuridico emesso dai PM], il quale, sporcata come al solito dalla politica, assurge al valore INSINDACABILE di “SENTENZA” mediatica. Insomma, il “Codice ROCCO”, uscito dalla porta, rientra dalla finestra.

Il secondo ventennio italiano, quello passato alla storia come il “berlusconismo”, ha riportato in auge la questione della separazione delle carriere arrivando anche a scontri diretti, sguaiati, offensivi fra la Politica [di destra] e i PM.

Il timore, avvalorato dalle dichiarazioni di Berlusconi e dei suoi politici e dalle famose “leggi ad personam” atte a limitare l’azione dei PM, fece paventare alla Sinistra che la separazione delle carriere proposta dalla Destra fosse un atto necessario per riportare l’azione dei PM a un controllo diretto o indiretto del Governo.

Questo spiega o, meglio spiegherebbe il perché la questione oggi ha una netta connotazione politica, caratterizzando “di destra” la separazione [alla “Rocco e i suoi cugini”] e “di sinistra” quella che vorrebbe mantenere la condivisione ma limitando al massimo l’eventuale “collassamento della funzione d’onda” una volta per tutte, insomma una Magistratura schrondingeriana.

A voi decidere cosa sia meglio [non per noi stessi, in quanto non cambierebbe assolutamente nulla] ma per un Ordine [Potere] indipendente dagli altri Poteri [Legislativo ed Esecutivo], nelle more che si definiscano i criteri di composizione dei vari Organi [i due CSM, l’Alta Corte, etc] e i contrappesi democratici, le influenze delle correnti in Magistratura, l'estrazione a sorte, e, soprattutto, l'ingerenza della Politica. Cioè i veri dettagli ove si nasconderà il Diavolo.

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