SEMPRE ALL'ERTA

Queste immagini della celebrazione in ricordo del giovane militante del Fronte della Gioventù, Sergio Ramelli, incutono timore.

Molto più di quelle che ritraggono scontri, anche violenti [sempre da condannare], con la Polizia durante manifestazioni per la pace, i diritti civili, i diritti personali, e così via.

Ciò che colpisce maggiormente è lo schieramento in ranghi militari che i partecipanti eseguono con naturalezza: ordine, uniformità nell’abbigliamento, disciplina e, soprattutto, silenzio.

Molti esponenti politici di destra hanno elogiato e rivendicato questa postura come corretta e rispettosa dell’ordine pubblico, contrapponendola alle immagini delle manifestazioni “dell’altro mondo”, per lo più di sinistra.

Ognuno esegue ciò che il capo del picchetto comanda. Il tutto ha un’atmosfera cupamente solenne, marziale; la resa degli onori è quella riservata a un combattente caduto, non a uno studente assassinato per un tema scolastico.

Quel tema diventa un atto eroico, un’impresa da Arditi, un evento bellico da celebrare adeguatamente. Ogni caduto viene onorato come un combattente, come accadde ad Acca Larentia. Non esistono vittime “civili”, ma solo membri di un esercito. Tutti camerati, e gli altri… tutti semplicemente “altri”, il "nemico".

Alla manifestazione per Ramelli non c’è quel disordine vitale, chiassoso, sanguigno – e talvolta purtroppo anche violento – di chi occupa lo spazio in libertà, in modo spontaneo.

Nelle manifestazioni degli "altri" non c’è alcuna coreografia prestabilita con un regista a dettare i movimenti, né alcuna marzialità scenica. Le idee, lì, sono tante, spesso confuse, come è tipico di chi ragiona con la propria testa e si ritrova in piazza per confrontarsi.

Ognuno con la propria visione, anche eretica, della manifestazione.

Nelle immagini della commemorazione, invece, il pensiero individuale è assente. Nessuno agisce se non per eseguire ordini. Ordini impartiti da una sola persona.

Chi ha fatto il servizio militare ricorda bene la frase del superiore: “Lei non deve pensare, a quello ci penso io”.

Ma l’aspetto più inquietante è la concezione della militanza politica come preparazione costante a una guerra, a un colpo di mano. Sempre in “mimetica”, per distinguersi dagli altri, dai non-camerati, dal resto della società civile.

Non si tratta di essere pronti a difendere la democrazia, ma di essere pronti a instaurare un “ordine nuovo”, a prendere il potere e, infine, imporre la Legge e l’Ordine.

Quello “vero”, quello “giusto”.

E basta individualismi. Basta pensare.

A quello, ci pensa uno solo.

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