L'ATTRAZIONE DELLE FARFALLE
Mi sono imbattuto, curiosando su internet, nella seguente equazione della vita:
La vita sarebbe uguale all'integrale compreso dalla nascita alla morte della felicità nel tempo finora vissuto, in relazione diretta con il diminuire del tempo rimanente.
Semplificando, la vita, dalla nascita alla morte, è la somma di infiniti momenti di felicità. Più i momenti sono densi e più la vita sarà felice, purtroppo diminuendo col diminuire del tempo rimanente.
Da una prima valutazione si potrebbe dire che la felicità è facilmente alta da bambini e, via via, nel tempo, invecchiando, diventa sempre più difficile sostenerla.
E qui la faccenda è "intuitiva"... almeno in senso lato.
Per un bimbo che ha appena cominciato a vivere e ha tutta la vita davanti. Per lui qualsiasi cosa è motivo di felicità. La felicità è talmente tanta che la può anche dispensare, donarla, addirittura "sprecarla".
Chi non si sente più felice davanti alla felicità di un bimbo?
Verrebbe da sostenere che per avere un'intera vita con felicità media, al 50%, bisogna, invecchiando, impegnarsi sempre di più nell'essere felici e morire ridendo a crepapelle.
E qui le cose si complicano perché ci si mette di traverso la vita stessa: disoccupazione, pensioni incerte, la salute, il mutuo, i figli o meglio i loro problemi, eccetera.
Una bella sfida, anche qui "intuitiva"... ahinoi.
Ma non credo che una distribuzione normalizzata alla mediana [mediocrità?] sarebbe la rappresentazione accettabile della felicità nel corso della vita, oltre ad essere difficilmente conseguibile.
Questo perché l'equazione, oltre a costringermi a una irraggiungibile felicità crescente al diminuire del tempo rimanente, avrà più ragionevolmente la derivata positiva della felicità fino alla metà della vita o giù di lì, per poi negativa fino alla fine.
La formula, così, non mi soddisfa.
Ho superato da qualche anno quella metà [ho 58 anni] e quindi anche il mio essere positivamente felice?
No, non posso e, soprattutto, non voglio pensare di avere un futuro con felicità decrescente. Ancor meno perché lo dice un algoritmo.
Ma oramai viviamo nell'era degli algoritmi e tutto, ma proprio tutto, dev'essere misurato, monitorato e, soprattutto, previsto. Quindi vediamo di trovare un algoritmo che più mi si confaccia.
Se fosse necessario utilizzare una qualsiasi distribuzione per descrivere l'integrale della felicità nel tempo, allora credo che si debba utilizzare la teoria del caos.
Il caos è definito, semplificando, come quando il presente determina il futuro, ma un presente approssimativo non determina approssimativamente il futuro.
Insomma, il presente dev'essere "sperimentato".
Il comportamento caotico può essere osservato in molti sistemi naturali e può essere studiato attraverso l'analisi di un modello matematico caotico.
Uno di questi modelli, a volte indicato come "effetto farfalla", è visto nell'attrattore di Lorenz [in matematica e in fisica, un "attrattore" è un sistema dinamico verso il quale il sistema stesso evolve dopo un tempo sufficientemente lungo e dipendente dalle condizioni iniziali, anche infinitesimali].
L'attrattore di Lorenz è un insieme di soluzioni caotiche di un sistema che, quando tracciate, assomigliano a una farfalla o a una figura a 8 [otto].
Lo sperimentiamo nella nostra più totale inconsapevolezza nella vita di tutti i giorni. Pensiamo al vento che soffia in una strada alberata. A Vigasio, nel mio paesello, abbiamo un bellissimo [si fa per dire] viale con dei maestosi tigli.
Ogni autunno e ogni primavera, i tigli coprono la strada di foglie o di polline. Quando spira il vento [sistema caotico perché si creano mulinelli, correnti con più direzioni, eccetera] nei primi momenti le foglie sembrano disporsi in maniera casuale. Ma dopo qualche tempo vedremo crearsi dei cumuli ben distinti e simili, alternati da zone completamente sgombre.
La stessa cosa è successa alle galassie. L'espansione dell'universo determinata dal Big Bang e dominata dal caos, nel tempo ha aggregato in ammassi distinti il materiale cosmico, formando, appunto, le galassie [James Jeans dimostrò che un gas sottoposto a gravità e che occupa molto spazio si frantuma in tante bolle. George Gamow, applicando la formula di Jeans al gas del Big Bang, trovò che queste bolle avrebbero all'incirca la massa delle attuali galassie].
Semplificando ancora, variazioni casuali delle condizioni di partenza [da qualsiasi punto si cominci] inducono a situazioni/schemi indeterminati solo per brevi periodi iniziali ma ben definiti nel lungo periodo.
Insomma, il famoso battito d'ali della farfalla che lascia tutto invariato vicino a lei ma genera nell'altra parte del mondo un uragano.
E allora applichiamo l'attrattore di Lorenz anche alla nostra vita.
Piccole cose, gesti, pensieri, azioni, una coccola, una carezza, qualsiasi piccolezza, che al momento non ci sembra che cambierà nulla per il nostro futuro e invece lo sta già determinando, e in maniera netta.
Paradossalmente una vita corta ma densa può essere più "grande" di una più lunga; sta in noi cercare di "aumentare, momento dopo momento, la pendenza [densità] della funzione, non lineare, della vita"...
Però, ora, più ci penso e meno l'equazione che ho trovato sulla vita mi piace, mi soddisfa.
Per quella equazione la vita è uguale alla funzione integrale che si svolge tra nascita e morte … ma se non fosse solo un integrale compreso fra nascita e morte?
Bene, proviamo ad aumentare la durata della nostra "esistenza"... ma come?
Un modo potrebbe essere aggiungere due misteriose variabili "p" [prima] e "d" [dopo] all'equazione, che rappresentano "prima della nascita" e "dopo la morte". [Questo piacerà molto ai credenti e alla mia sciamana.]
Oppure, se vogliamo valutare il regno fisico di ciò che possiamo interpretare, in contrasto con i vaghi concetti di vita prima e dopo la morte [sono un Babbano, eheh], cambiamo il significato delle variabili "p" e "d" come il momento in cui siamo stati "pensati" per la prima volta sulla Terra [prima della nascita dai nostri genitori] e il tempo dopo di noi [fino a quando saremo dimenticati dopo la nostra morte].
Parafrasando Cartesio, "Lo penso, quindi è", la realtà si determina semplicemente come conseguenza del pensiero.
La cosa non è "originale". La religione, la magia, si basa su questo principio, per dire.
Ma anche la realtà della meccanica quantistica è "piegata" all'osservazione, e ci lascia intendere che la realtà "esista" in forma "potenziale" non-reale, in attesa che qualcuno o qualcosa la determini.
Insomma, la realtà esiste già ma sta in un limbo in attesa che qualcuno la pensi [come per le idee nell'Iperuranio platonico].
Tornando all'equazione, l'integrale ci dice che l'estensione della felicità che ogni persona ha "sperimentato" finora nel corso della sua esistenza è condizionata dalla "densità" e dal tempo che ancora resta da vivere.
Ma se presumiamo che la felicità sia indipendente dal tempo che passa ma intesa come valore assoluto della nostra esistenza, insomma, fregandocene del tempo che passa e che rimane?
Allora si semplifica di molto e la vita sarà coincidente con la felicità.
Vita = Felicità
Il bello di questa equazione è che siamo NOI a definire la grandezza del risultato VITA, agendo sull'unica variabile su cui possiamo agire con coscienza e volontà. Dipenderà solamente da noi di quanto vogliamo una vita felice.
Questo perché la felicità sarà indipendente dalla quantità di tempo in cui ti senti a tuo agio in un ambiente o al tempo che trascorri con la tua famiglia e i tuoi amici. Il semplicemente stare in compagnia dei propri familiari, amici, le proprie passioni e perché no, anche il non fare nulla, ci rende una felicità che dipenderà solo da noi ed è ASSOLUTA.
La felicità è il Carpe diem, l'Hic et nunc, il messaggio WhatsApp con scritto "ti penso", la chiamata a un genitore per dirgli "ti ho chiamato solo per salutarti e dirti che ti voglio bene"... ah, è anche contagiosa, la felicità.
Alla fine la vita non è "chimica", un mero mischiare di provette, tutto sotto controllo scientifico e algoritmabile, bensì "alchimia", dove entra in gioco anche un certo "non-so-che" sfuggente a qualsiasi equazione.
E voi siete per il 2+2 o per l'Abracadabra?
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