L'OMINO DELLE 50 LIRE
“SENZA AGRICOLTURA NON SI MANGIA”, recita uno slogan facendo bella vista su uno striscione appeso a un trattore, mentre sfila per le vie di una Capitale europea. L’affermazione è vera e sacrosanta ma induce a un ragionamento errato; Quello che il nostro cibo sia prodotto solamente dagli agricoltori che stanno protestando.
I motivi delle proteste [sono tante e variegate e non condivise da tutti] hanno in comune le politiche Green approvate con le PAC [votate da tutti i Governi, il nostro attuale compreso, ndr] accusate di essere demagogiche, ideologiche, populiste, non lungimiranti e uccideranno la [nostra] Agricoltura.
L’Agricoltura in generale, come pratica imprenditoriale e attività produttiva, continuerà a svolgersi nel Pianeta e ad essere un protagonista nel mercato globale in un Mondo sempre più globalizzato
Più che assassinio della nostra Agricoltura parlerei di una eutanasia, o meglio, di un accompagnamento amoroso al suicidio.
L’errore nell’approccio al problema è quello di porsi solamente da un punto di vista, quello degli agricoltori e purtroppo è quello che risulta essere per la Politica “elettoralmente proficuo” e più pagante nel brevissimo/breve tempo.
Il problema della Politica, non solo italiana ma in particolare la nostra, è che manca di una visione a lungo periodo ma vive una perenne rincorsa al “like”, al titolo positivo nei media, senza pensare alle conseguenze di quelle dichiarazioni o decisioni. Intanto si fa così, poi si vedrà e, comunque, si troverà un distinguo, una giustificazione, confidando, alla fine, sulla poca memoria e sulla pancia degli elettori.
Questa miopia della politica ha fatto in modo che gli interessi in gioco si siano gestiti come comparti stagni e contrapposti, ognuno perseguendo il proprio interesse, più o meno ascoltato e soddisfatto, a seconda della convenienza elettorale.
In un Sistema politico ideale questi componenti si sarebbero sviluppati in armonia fra loro e sviluppando un “rispetto e solidarietà reciproci”, essenziale per affrontare un cammino comune di un necessario cambiamento.
Ma invece di essere miscelabili fra loro, come il Campari col Prosecco per fare un ottimo Spritz, ahinoi, la politica li ha portati a intenderli immiscelabili come l’acqua con l’olio, e come l’acqua e l’olio si dispongono uno sopra l’altro, mai di fianco, arrivando a dare priorità a uno a scapito dell’altra.
L’acqua e l’olio [semplificando] sono la “Salute” dell’Agricolutura [come settore economico] e la “Salute” dello Stato [inteso nei suoi elementi costitutivi, il Popolo e il Territorio].
Ora le domande sono: “L’attuale Politica dominante [intesa come quella che ha la possibilità di portare un peso politico nei contesti internazionali e la possibilità di agire come amministratore] a quale “Salute” tiene di più e perché?
Diciamo subito che non ci siamo trovati damblé ad avere a che fare con acqua e olio ma il passaggio da un Sistema omogeneo a uno eterogeneo si perde nella notte della Politica. La Politica ha sempre avuto molto riguardo per l’Agricoltura, giustamente, ma come un genitore amorevole, molto amorevole e protettivo, alla fine ne fa il suo male. Colpa anche dell’Agricoltura, storicamente conservatrice, ad aver spinto la Politica a questo atteggiamento protettivo e resiliente verso sentimenti progressisti, arrivando a insinuare e paventare che ne vada della sua stessa esistenza.
La scelta della Salute dell’Agricoltura europea e soprattutto quella italiana rispetto alla Salute dello Stato [Popolazione e ambiente] è sempre stata chiara e le motivazioni e i “ricatti” sono sempre gli stessi. In ordine di “lamentela”: la concorrenza, i costi imprenditoriali per adeguarsi al Progresso tecnologico, i costi imprenditoriali per adeguarsi alle politiche ambientaliste e per la tutela della Salute pubblica, la concorrenza con chi opera nel mercato globale senza tanti vincoli e, infine… l’Esistenza tout-court.
Prima degli anni 80 l’agricoltura è stata praticata sostanzialmente in maniera estensiva ed intensiva, senza ostacoli ambientalistici più o meno ideologici e con un uso “allegro” dei pesticidi. Poi sono arrivati gli OGM e lì, la Politica con forte miopia, si è affrettata a dichiararne il divieto e il non sviluppo [mentre il resto del Mondo investiva in OGM e tecnologie, entrando di slancio e a gamba tesa nel mercato globale].
Anche quella volta la Politica ha coccolato la figlia Agricoltura dando retta alle insinuazioni che gli OGM fossero pericolosi e che per un principio di precauzione era meglio non usarli, aspettare decenni di studi per vedere che effetti facevano sull’Uomo, che c’erano le multinazionali, etc. [oggi facciamo lo stesso errore con la carne coltivata, ndr] e che, quindi, meglio continuare a irrorare i campi, le falde acquifere, l’aria [con conseguente incidenza anche su altri settori come l’apicoltura, etc], il cibo, con i pesticidi acquistati dalle multinazionali [Ii Paesi che utilizzano più pesticidi in Europa sono, in ordine di utilizzo, Spagna, Francia, Italia e Germania]. Ma non tutti in Europa hanno fatto come noi, gli OGM sono utilizzati da praticamente tutti e curiosamente, in Europa, dai Paesi che hanno anche il minor utilizzo di pesticidi. Senza contare che con la libera circolazione delle merci gli stessi prodotti OGM entrano in Italia; CAPOLAVORO.
Dopo tanta attenzione alla “Salute” dell’Agricoltura dovrebbe essere arrivato il momento di investire in quella dello Stato [Popolazione e Territorio], direbbe perlomeno il principio dell’alternanza o del buonsenso… e invece no!!
Oggi la minaccia alla vecchia Agricoltura modello secolo scorso, condotta con l’uso di pesticidi e fitofarmaci, viene dal Green Deal brutto e ideologico che, per il pretesto insensato e incomprensibile di voler salvaguardare la Salute dello Stato [Popolazione e Ambiente], vuole invece colpire, affondare e uccidere l’Agricoltura europea e soprattutto italiana.
La Salute dello Stato può ancora attendere qualche decennio e non fino al 2030. Ci faranno sapere con comodo, probabilmente dopo le elezioni europee, ma di certo si troverà un pretesto, un grido di dolore, un BUBÙ con cui gli agricoltori potranno giustificare l’ennesima rivolta dei trattori e mettere, ancora una volta, in secondo piano la salute dello Stato [Popolazione e Territorio].
E intanto pioggia di soldi per ristorare i mancati guadagni per colpa della concorrenza nel mercato globale dove spesso è anche legato alla politica estera d’aiuto e sviluppo in quei Paesi da dove partono molti flussi migratori e dove “andiamo ad aiutarli a casa loro”] e del gap dei prezzi fra produzione, trasformazione e vendita al dettaglio [dove operano tante realtà imprenditoriali e relativa occupazione che, con una “imposta” riduzione del gap verso il basso rischierebbe di farle fallire con conseguente perdita di lavoro], con la conseguenza finale per il Cittadino di pagare due volte: una volta come Contribuente e una volta come Consumatore.
L’Europa e in particolare l’Italia con queste politiche agricole farà la fine dell’omino delle 50 lire, ricordate?
Quello che dava il deretano per 50 lire e, intanto, si dava delle poderose martellate sulle palle.
Commenti
Posta un commento