DIVINITÀ CONTRO NATURA
"L'amore che rompe le leggi per ricomporre l'umanità"
L'aforisma attribuito a Woody Allen – "L'omosessualità è contro natura. Ma anche camminare sull'acqua, morire e risorgere, moltiplicare il cibo e rimanere incinta da vergine." – è, nella sua apparente leggerezza, una riflessione profonda e provocatoria.
Ci invita a riconsiderare il concetto stesso di "Natura" e, soprattutto, il valore che attribuiamo a ciò che da essa sembra deviare. Se osserviamo con attenzione la storia dell'uomo che ha segnato più di ogni altro il cammino spirituale dell'Occidente – Gesù di Nazareth – ci accorgiamo che il suo messaggio rivoluzionario è passato proprio attraverso una sequenza di eventi radicalmente diversi dall'ordinario.
Gesù non è stato accolto né compreso perché conforme, ma proprio perché profondamente dissonante rispetto ai codici del suo tempo. Egli ha camminato sull'acqua, ha risuscitato i morti, ha moltiplicato pane e pesci, è nato da una vergine.
Ma questi gesti non erano arbitrarie violazioni delle leggi cosmiche: erano rivelazioni di una natura più profonda, quella specificamente umana.
Camminare sull'acqua non negava la gravità, ma affermava che l'essere umano è chiamato a elevarsi oltre i vincoli puramente materiali. Moltiplicare il pane non contraddiceva l'economia, ma rivelava che la natura umana autentica è quella della condivisione illimitata.
I miracoli di Gesù non erano spettacoli per stupire, ma rivelazioni pedagogiche che mostravano cosa significa essere pienamente umani. Non si trattava di prodigi per dimostrare potere, ma per svelare che l'amore è l'unica forza davvero sovversiva, l'unica capace di riscrivere il destino umano. Un amore che, per essere credibile, ha dovuto farsi carne in ciò che era impensabile. Soprattutto, ha osato includere chi era escluso: donne, lebbrosi, pubblicani, stranieri.
I "diversi".
Questi gesti avevano lo scopo di spezzare la rigidità della legge per far emergere la giustizia del cuore. In questo senso, Gesù non è stato "naturale" nel senso convenzionale del termine. È stato scandalosamente umano, eppure divinamente altro, rivelando che la natura umana va oltre quella meramente biologica e include la capacità di trascendere i limiti materiali attraverso l'amore.
Oggi, a distanza di duemila anni, un altro messaggio – più silenzioso, ma altrettanto profondo – si affaccia nel dibattito morale, culturale e spirituale: l'accettazione dell'omosessualità non solo come fatto privato, ma come possibilità di piena umanità.
Anche questo è vissuto, da molti, come qualcosa "contro natura". Ma forse è proprio questa definizione, questa etichetta spaventata, che ci obbliga a interrogarci: cosa intendiamo davvero per "naturale"?
Se distinguiamo tra natura biologica [i meccanismi riproduttivi, le funzioni fisiologiche], natura umana [ciò che caratterizza l'essere umano come essere razionale, sociale, spirituale] e natura teleologica [il fine ultimo verso cui tende l'esistenza], comprendiamo che l'omosessualità non va vista come violazione della natura biologica riproduttiva, ma come espressione della natura specificamente umana: la capacità di amare oltre la mera funzione procreativa.
Se la natura umana include la ricerca di bellezza, verità, giustizia – tutte realtà che trascendono la pura sopravvivenza biologica – allora include anche la capacità di amare in modi che vanno oltre la riproduzione.
È naturale l'amore che si limita alla convenzione? È naturale escludere chi sente in modo diverso? O forse è più naturale, nel senso più profondo e spirituale del termine, riconoscere che l'amore è sempre un atto di coraggio che rompe gli schemi?
In fondo, come allora il Messia è stato creduto solo dopo aver sfidato le regole della fisica e della biologia per rivelare una verità più alta, così oggi chi ama fuori dagli schemi tradizionali deve affrontare un simile sospetto: quello di essere "sbagliato", quando invece sta portando – ancora una volta – un messaggio di radicale fratellanza.
L'omosessualità, in questo senso, non è soltanto una condizione individuale, ma anche un segno culturale. È una sfida che la realtà lancia alla rigidità della norma, una possibilità di comprendere che l'amore non ha genere, ma solo profondità. Ogni coppia omosessuale che ama autenticamente, che costruisce, che cresce, che si dona, è – come lo erano i miracoli di Gesù – una piccola rivelazione di cosa significa essere pienamente umani.
Accogliere l'omosessualità non è quindi soltanto un atto di giustizia civile. È una tappa necessaria di una più ampia maturazione spirituale dell'umanità. Significa comprendere che il "diverso" non è una minaccia, ma una rivelazione. Che l'amore – ogni amore sincero – ci chiede di rinunciare al controllo per entrare nel Mistero. E che, ancora una volta, per riconoscere il volto di Dio, dobbiamo avere il coraggio di guardarlo dove non pensavamo si potesse trovare: tra i corpi che si cercano senza vergogna, tra le mani che si stringono senza paura, tra le voci che chiedono semplicemente: "Lasciateci amare".
Forse oggi non camminiamo più sull'acqua, né moltiplichiamo pani e pesci. Ma continuiamo a vivere miracoli: ogni volta che un amore considerato impossibile fiorisce, ogni volta che un pregiudizio viene sconfitto, ogni volta che il cuore umano si apre invece di chiudersi.
Ogni amore autentico – eterosessuale o omosessuale – continua la rivelazione iniziata da Gesù, mostrandoci che la natura umana si realizza non nel conformismo biologico, ma nella capacità di trascendere i propri limiti per l'altro.
In questo senso, l'accettazione dell'omosessualità è una nuova tappa del Vangelo, non quello dei dogmi, ma quello vivo, che si scrive nei corpi, negli sguardi, nei gesti.
L'Uomo che ha cambiato il mondo ha sfidato la natura per insegnarci a superarla, ogni volta che essa diventa scusa per l'esclusione. Oggi, chi ama fuori dai confini tradizionali sta portando avanti lo stesso messaggio: che l'amore, quando è autentico, non ha bisogno di permessi. Ha solo bisogno di essere riconosciuto. Anche – e soprattutto – quando ci sembra diverso dall'ordinario.
Perché l'unica vera legge della natura, forse, è proprio questa: l'amore che non si lascia fermare da nulla, e che nella sua espressione più piena rivela sempre qualcosa di più grande di noi stessi.
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