IL PARADOSSO LATINOS
Ehhhhh, che spettacolo ontologico!
Il 42% di voti latinos a Trump. L'ennesima dimostrazione che l'essere umano è una macchina perfetta per la produzione di contraddizioni esistenziali.
Ecco servita su un piatto d'argento la prova definitiva che l'uomo non è un animale razionale, ma un animale razionalizzante - capace di trasformare qualsiasi esperienza in una giustificazione per il proprio egoismo.
Contempliamo questo capolavoro di alchimia sociale: l'immigrato che diventa anti-immigrazione.
Non è forse la quintessenza della condizione umana?
Quella capacità sublime di attraversare l'inferno e, una volta usciti, mettere fuoco all'ingresso per chi viene dopo. È il mito di Prometeo al contrario: invece di rubare il fuoco agli Dei per darlo agli Uomini, l'ex-migrante ruba la scala sociale e la nasconde nel garage.
Ma cosa ci aspettavamo davvero?
Che l'esperienza della sofferenza generasse automaticamente compassione?
Che il ricordo dell'esclusione producesse inclusione?
Che dolce ingenuità rousseauiana! La realtà è ben più nietzschiana: l'esperienza del dolore non ti rende migliore, ti rende più abile nel riconoscere le debolezze altrui.
Chi ha patito la discriminazione sa esattamente dove colpire per discriminare a sua volta.
È un master class in crudeltà applicata.
L'ex-immigrato che vota Trump non è un traditore della propria storia - è il suo perfetto compimento. Perché qual è il sogno americano se non diventare abbastanza ricco e potente da poter dire "no" a qualcun altro?
Il migrante che ce l'ha fatta non ha superato il sistema - è diventato il sistema. E il sistema, per definizione, deve escludere qualcuno per funzionare. Altrimenti che sistema sarebbe?
È qui che parte della sinistra mostra tutta la sua patologica incapacità, ingenuità di comprendere la natura umana. Continua a credere nell'esistenza di un "soggetto rivoluzionario" coerente, come se l'identità politica fosse determinata dalla biografia invece che dall'interesse.
Che tenerezza!
È come credere che chi ha avuto il cancro diventi automaticamente oncologo per vocazione altruistica. La realtà è che spesso diventa ipocondriaco e se ne frega della chemioterapia gratuita per gli altri.
Guardiamo l'Italia: quei meridionali trapianti al Nord che ora votano Lega non sono dei traditori - sono dei filosofi inconsapevoli dell'individualismo possessivo. Hanno scoperto sulla propria pelle che l'identità non è un dato ontologico ma una costruzione strategica. Ieri erano "terroni", oggi sono "lombardi", "veneti" - e domani, se necessario, saranno qualcos'altro. L'identità è fluida quando serve per salire, rigida quando serve per escludere.
È il trionfo dell'antropologia hobbesiana: l'uomo come homo homini lupus, ma con una raffinatezza in più. Non si accontenta di essere lupo - vuole essere il lupo che decide chi può entrare nel branco.
È l'evoluzione darwiniana del cinismo: non basta sopravvivere, bisogna sopravvivere meglio degli altri.
La cittadinanza, in questo senso, non è altro che un certificato di appartenenza al club degli esclusori. Ti danno il pass VIP e tu, naturalmente, lo usi per tenere fuori i plebei.
È la logica implacabile del privilegio: una volta ottenuto, deve essere difeso.
E qual è il modo migliore per difendere un privilegio?
Convincersi di esserselo meritato e che tutti gli altri sono degli impostori.
Trump ha compreso questa dinamica con l'istinto del demagogo nato: ha capito che i nuovi americani non vogliono solidarietà con chi arriva dopo - vogliono distinzione da chi arriva dopo. Non cercano l'uguaglianza, cercano la superiorità. Non vogliono aprire le porte, vogliono essere riconosciuti come quelli abbastanza bravi da averle attraversate.
E qui emerge la suprema ironia filosofica: l'integrazione perfetta produce il perfetto reazionario.
Più ti senti "dentro", più vuoi che gli altri restino "fuori".
È l'hegeliana dialettica servo-padrone applicata all'immigrazione: per diventare padrone, devi prima essere stato servo - ma una volta diventato padrone, devi produrre nuovi servi per confermare il tuo status.
La sinistra - e paradossalmente anche la destra, ma con preoccupazione-, intanto, continua a credere che esista una "coscienza di classe" tra gli oppressi, come se la sofferenza condivisa creasse automaticamente solidarietà. Che ingenuità sociologica!
La sofferenza condivisa crea competizione, non solidarietà.
Chi ha fame non condivide il pane con chi ha fame - lotta per accaparrarselo tutto.
Ecco perché il voto latino a Trump non è un paradosso - è una tautologia.
È la dimostrazione che l'americanizzazione funziona perfettamente: trasforma chiunque in un perfetto egoista americano, completo di SUV, mutuo subprime e terrore esistenziale per il proprio status sociale.
La democrazia, quel sublime esperimento di autodistruzione collettiva, ha prodotto il suo capolavoro: cittadini liberi di votare per la propria libertà di negare libertà agli altri.
È il paradosso liberale portato alle estreme conseguenze: la libertà include la libertà di distruggere la libertà.
Bentornati nella caverna di Platone, dove i liberati dalle catene si affrettano a incatenare chi viene dopo di loro. Perché il vero potere non è uscire dalla caverna - è decidere chi può uscirne.
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