L'UNIVERSO È UN CLUB PRIVÈ

Oh, l’universo, quel gran burlone! Ci guarda dall’alto dei suoi miliardi di anni luce, sghignazzando mentre ci arrovelliamo sul suo scherzetto più riuscito: perché diavolo c’è più materia che antimateria?

Secondo le nostre equazioni, così eleganti e piene di sé, il Big Bang avrebbe dovuto essere una festicciola simmetrica, con materia e antimateria che si abbracciano in un tango cosmico fino ad annichilirsi, puff, lasciando un universo vuoto come il mio conto in banca dopo le vacanze. 

E invece no! Eccoci qui, circondati da galassie, stelle e cappuccini, tutti fatti di materia, mentre l’antimateria se ne sta chissà dove, probabilmente a fare il broncio in un angolo del cosmo. Questo rompicapo, signori e signore, è l’asimmetria barionica, un nome che suona come un cocktail sofisticato ma che in realtà è un ceffone alla nostra presunzione di aver capito le leggi dell’universo. 

Il modello standard della fisica, quel nostro manuale di istruzioni per l’universo, balbetta imbarazzato di fronte a questo mistero. Dice: “Ehm, ci vogliono le condizioni di Sakharov: violazione della simmetria CP, un po’ di squilibrio termico, e magari un pizzico di violazione del numero barionico”. 
Peccato che gli esperimenti al CERN abbiano trovato solo un’ombra di violazione CP, una cosuccia che non spiega perché il nostro universo sia un club esclusivo per la materia. E allora via, giù a ipotizzare: forse nuove particelle esotiche? Forze sconosciute? O magari un multiverso dove il nostro universo è quello che ha vinto alla lotteria della materia? È quasi comico: più studiamo, più ci rendiamo conto di quanto poco sappiamo. 

Eppure, in questo caos di incognite, c’è una bellezza filosofica che quasi ti fa venire la pelle d’oca. La scienza non è un’enciclopedia polverosa, ma una specie di stand-up comedy dell’ignoto, dove ogni risposta sbagliata è un invito a provare di nuovo. Questo mistero ci ricorda che siamo piccoli, sì, ma con una curiosità grande quanto una supernova. È la stessa curiosità che ci ha fatto passare dall’ammirare le stelle a mandare robottini su Marte o sonde in giro per la nostra Galassia, e che ora ci spinge a frugare nei segreti delle particelle subatomiche.
Accettare che non sappiamo [ancora] tutto è un atto di umiltà cosmica, ma anche di ribellione: non ci arrendiamo, noi, ostinati mortali! Continuiamo a scavare, a costruire acceleratori di particelle, a scrutare i raggi cosmici, perché ogni enigma irrisolto è una sfida e, diciamocelo, un’occasione per sentirci vivi. 

Alla fine, questo pasticcio di materia e antimateria non è solo una questione per fisici con la calcolatrice in mano. È una riflessione sul nostro posto in un universo che sembra divertirsi a tenerci sulle spine.
È la meraviglia di sapere che, nonostante i nostri telescopi e le nostre equazioni, l’universo ci supera sempre di una mossa.
E forse è proprio questo il suo fascino: un mistero che ci fa ridere, pensare e sognare, tutto nello stesso momento.

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