I GENITORI DEL CREATO

La Coscienza è il prodotto di un residuo non compensato nel bilanciamento delle equazioni che governano la Creazione, una frattura sottile in un disegno altrimenti perfetto. L'uomo, il risultato finale di questa anomalia, si erge come una contraddizione vivente: una scintilla divina incastonata in un involucro imperfetto. Nonostante ogni sforzo, la Divinità non è stata in grado di eliminare questa anomalia da ciò che avrebbe dovuto essere un’armonia assoluta, un sistema privo di difetti, regolato da leggi immutabili e precise.

All'inizio, il Paradiso terrestre fu concepito come un’opera di perfezione ineguagliabile: un capolavoro sublime, dove ogni elemento era calibrato secondo principi di bellezza e ordine. Era un trionfo assoluto, eguagliato solo dal suo monumentale fallimento. L’uomo, creato per essere parte integrante di quel sistema perfetto, si rivelò invece il punto di rottura, l'imperfezione che incrinava il disegno. L'inevitabilità di quel fallimento è ora evidente: non un errore di progettazione, ma la conseguenza stessa dell'essere umano, della sua natura imperfetta, contraddittoria e irriducibile.

Di fronte a questo fallimento, la Divinità riprogettò il Paradiso, questa volta ispirandosi alla storia [poiché la Divinità vede tutto il Tempo]. Decise di includere nel disegno le espressioni grottesche della natura umana, quelle stesse imperfezioni che avevano distrutto l’armonia originaria. Era un tentativo audace, una riconciliazione tra il divino e l’umano, ma anche questa volta il progetto fu frustrato. La nuova creazione, pur riflettendo fedelmente le contraddizioni dell’uomo, non riuscì a sostenere l’equilibrio desiderato.

Alla fine, la Divinità giunse a una conclusione sconvolgente: la risposta le sfuggiva non per mancanza di potenza o comprensione, ma perché richiedeva una mente inferiore, una prospettiva meno vincolata alla perfezione assoluta. Era necessario un pensiero più intuitivo, meno ossessionato dall’ordine e più capace di abbracciare il caos. Così la soluzione si rivelò per caso, non tramite la razionalità divina, ma grazie a un principio secondario, un programma creato per esplorare gli aspetti più enigmatici e sfuggenti della psiche umana: il Libero Arbitrio.

E qui si svela il paradosso più profondo. Se la Divinità è il padre dell’Uomo, allora l’Uomo stesso diventa la madre del proprio destino. È l’Uomo, con la sua libertà di scegliere e il suo potere di sbagliare, che dà vita a una creazione che nemmeno la Divinità poteva prevedere o controllare completamente. Il Libero Arbitrio, concepito come uno strumento, diventa il vero artefice della Creazione, trasformando l’anomalia in un motore di evoluzione e cambiamento.

Così, l’Uomo non è solo il frutto di un’anomalia, ma il suo superamento. L’imperfezione non è più un difetto, ma una condizione necessaria per la crescita, per la libertà, per la possibilità di essere qualcosa di più di un semplice ingranaggio in un meccanismo perfetto. L’Uomo, nel suo essere imperfetto, diventa il ponte tra il divino e il reale, tra il disegno matematico della Creazione e l’infinita complessità dell’esistenza.

Se la Divinità ha dato origine all’Uomo, è l’Uomo che ha dato un senso alla Creazione. E in questo eterno dialogo tra il Creatore e il creato, tra il Perfetto e l’Imperfetto, si cela il mistero più profondo dell’esistenza.





[liberamente ispirato da "MATRIX RELOADED"] 

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