INUTILE SFUGGIRE
C’è, come cantava Bob Marley, un soffio invisibile che attraversa l’aria, un “misticismo naturale” che non appartiene a nessuna religione, ma che è inscritto nell’ordine stesso dell’esistenza. È un richiamo impercettibile che l’uomo moderno, distratto da false urgenze, tende a ignorare, eppure costituisce l’unica voce autentica che ci parla senza menzogne: nulla è stabile, tutto è transitorio, e in questo oscillare tra nascita e morte siamo chiamati a riconciliarci con l’inevitabile. La “prima” o “ultima” tromba evocate da Marley non sono legate a un evento concreto, ma simboleggiano quei momenti in cui la realtà si strappa e il velo delle illusioni cade, costringendoci a contemplare ciò che vorremmo evitare: la sofferenza universale e il declino inarrestabile. Il filosofo potrebbe dire che qui non c’è pessimismo, ma verità; non vi è neppure fatalismo, perché prendere coscienza non significa arrendersi, ma abitare pienamente il flusso, sapendo che ogni perdita è parte dell’armonia più ampia. Non serve chiedere “perché?”, perché la domanda stessa presuppone che il mondo sia costruito su una logica comprensibile all’uomo; invece, ciò che Marley chiama “mistico naturale” è proprio la dimensione irriducibile dell’esistenza, quella che si manifesta come pura esperienza prima di essere pensiero. Accettare questo soffio significa smettere di temere il rumore della tromba — sia esso primo o ultimo — e riconoscere che viviamo già all’interno di quell’eco eterna, e che la nostra libertà sta nel danzare con il suo ritmo, non nel illuderci di sfuggirgli.
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