SE NON ORA, QUANDO?
Ah, il tempismo! Quella misteriosa categoria morale che in Italia vale più della Costituzione. Puoi dire tutto, purché lo dica nel giorno giusto, all’ora giusta, con la postura giusta. Se sbagli il calendario, sei automaticamente un mostro. È successo a Ilaria Salis, colpevole di aver detto una cosa terribile: che la povertà e la crisi abitativa esistono e che la politica - quella attuale con la "p" minuscola] - deve preoccuparsene. Poteva risparmiarselo, dicono. Magari pronunciarlo un martedì di Quaresima, tra le 15:00 e le 16:00, quando il Paese non è impegnato a indignarsi per altro.
Ma no, l’ha detto dopo una tragedia. E allora via al processo mediatico: “mancanza di sensibilità”, “tempismo inopportuno”, “rispetto per le vittime”. Perché in Italia c’è sempre un momento in cui “non è il momento”. Per parlare di femminicidi, bisogna aspettare che non ne avvengano. Per denunciare il razzismo, meglio farlo quando nessuno viene pestato. E per discutere di case, ovviamente, serve un Paese senza sfratti. Quindi mai.
Nel frattempo, i centri storici diventano luna park per turisti, gli affitti salgono come l’inflazione morale, e cinque milioni di persone vivono in povertà assoluta. Ma guai a disturbare il manovratore del “business del mattone”. In Italia toccare la rendita immobiliare è come bestemmiare in cattedrale: non si fa. Si può morire sotto sfratto, ma non si può dire che forse c’è un problema.
E poi c’è il piccolo dettaglio: il post di Salis non diceva neanche ciò che le hanno attribuito. È stato mistificato, travisato, manipolato da certi media di una ben nota area politica, che hanno addirittura messo tra virgolette frasi e concetti mai scritti o espressi.
Un perfetto esempio di come funziona la catena del fraintendimento in Italia: qualcuno inventa, gli altri reagiscono, e la verità si perde tra un titolo clickbait e una puntata di “Porta a Porta”.
Il bello è che il lutto, qui, è diventato un’arma. Il dolore serve a non parlare del dolore. “Rispetto per i morti!”, gridano, mentre ignorano i vivi. È la nuova religione nazionale: la Pietà a intermittenza. Si piange il giusto, ma solo per 48 ore. Poi tutti al talk show successivo.
Salis ha detto una banalità, e per questo è diventata scandalo: che la politica dovrebbe occuparsi dei poveri. Ma in Italia non è mai il momento per la verità. Non è mai il momento per la casa, per il salario, per la giustizia. È sempre il momento per il cordoglio, purché non segua alcuna conseguenza.
Alla fine, questo Paese riesce sempre a trasformare la coscienza in cerimonia. E così continuiamo: funerale dopo funerale, indignazione dopo indignazione, fino al prossimo “non è il momento”.
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