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Visualizzazione dei post da maggio, 2025

TU SAI CHI ERA KUNDERA?

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Scrivere fa male [ma non abbastanza da smettere] O della nobile arte di non farcela, ma con stile La storia della letteratura è costellata di ombre. Non si tratta solo delle ombre che abitano le pagine, quelle che animano i personaggi e i loro tormenti. Si tratta, più radicalmente, delle ombre che hanno abitato gli autori stessi. È impossibile ignorare la lunga, dolorosa sequenza di scrittori e scrittrici che hanno scelto di concludere volontariamente la propria esistenza. Cesare Pavese, Virginia Woolf, Paul Celan, Emilio Salgari, Primo Levi, Guido Morselli, David Foster Wallace, Sylvia Plath, Amelia Rosselli... l’elenco è tragicamente lungo, eterogeneo e inquietante. Ci si interroga spesso sul rapporto tra creatività e sofferenza. La domanda non è nuova, né originale, ma resta aperta e urgente: esiste una connessione profonda tra la capacità di esprimere la complessità del mondo attraverso la scrittura e una sensibilità talmente acuta da risultare, talvolta, insopportabile...

Nietzsche e i complottisti

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Ah, il buon Nietzsche! Quello sì che aveva colto il pungente segreto dell'umanità: noi poveri mortali non bramiamo la Verità – no, perbacco!  Ci accontentiamo di lustrare il nostro ego come scarpe da cerimonia. Elegantemente battezzata "Tesi di Nietzsche", ora sappiamo che ogni nostra discussione non è che un'operazione di alta chirurgia dell'immagine sociale. Parlare? Discutere? Macché! Stiamo solo facendo pompini intellettuali a noi stessi davanti a un pubblico. D'altronde, che noia la verità pura! Preferiamo di gran lunga la versione customizzata : quella che ci fa brillare nei salotti [anche e soprattutto virtuali], che non scompiglia le nostre certezze da discount e che soprattutto non ci costringa a dire: "Ops, ho sbagliato". Se la realtà osa contraddirci, la respingiamo con l'orrore di chi ha trovato un insetto nella minestra. Minaccia l'autostima? Al rogo! E così, in quest'era dorata dell'informazione [dove i fat...

TANA LIBERI TUTTI

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La questione dell’obbligatorietà della Legge mosaica per i cristiani fu affrontata in modo decisivo durante il Concilio di Gerusalemme, descritto nel capitolo 15 degli Atti degli Apostoli. In quella sede, i primi leader della comunità cristiana — sotto la guida dello Spirito Santo — stabilirono che i credenti non ebrei non dovevano essere soggetti alla Legge di Mosè, inclusi i suoi numerosi precetti cerimoniali e morali, come la circoncisione. Il punto centrale del dibattito era se per essere salvati fosse necessario aderire all’intera Legge mosaica. Dopo un esame attento [e con l'aiuto-approvazione dello Spirito Santo, cosa non marginale], fu deciso che non si doveva imporre questo “peso” ai cristiani provenienti dal mondo pagano. In Atti 15:28-29, viene riportato che furono richiesti soltanto alcuni obblighi fondamentali: 1. Astenersi dalle cose contaminate dall’idolatria; 2. Astenersi dalla fornicazione [in senso generale, l’immoralità sessuale secondo i canoni etico...

GIANO BIFRONTE

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L’Italia oggi si muove con la grazia di un equilibrista bendato su una fune sospesa tra il grattacielo della finanza globale e il burrone della realtà quotidiana. Da fuori, tutto sembra sotto controllo: le agenzie di rating sorridono compiaciute, come se avessero appena scoperto che l’Italia ha ancora dei risparmiatori tenaci, di quelli che mettono i soldi sotto il materasso, non si sa mai. La stabilità finanziaria? Certo, c'è. Basta non guardare troppo da vicino la produttività, i salari, o – Dio ce ne scampi – la qualità della vita. In effetti, più che un’economia solida, è una specie di illusione ottica: il debito pubblico continua a lievitare, ma nessuno si agita troppo, finché la BCE gioca alla fatina buona e spruzza liquidità come fosse glitter su un disegno precario. I grandi investitori osservano e decidono se essere clementi o trasformarsi in squali affamati: dopotutto, chi si cura se l’edificio Italia ha crepe nei muri? Basta che la facciata regga. E magari, ...

IL GIOCO DEL 15

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Non siamo troppi, siamo solo mal distribuiti.  Viviamo in un paradosso storico senza precedenti: l’umanità dispone oggi di risorse sufficienti a garantire dignità e benessere a tutti, eppure persevera in una logica distopica di scarsità. Questa contraddizione non è un incidente di percorso, ma il sintomo di un sistema economico che trasforma l’abbondanza in privilegio e la cooperazione in competizione. Al centro di questa distorsione si erge il mito della sovrappopolazione, narrazione tossica che maschera l’ingiustizia strutturale del capitalismo globale. Quando l’1% della popolazione possiede più ricchezza del 50% più povero, parlare di “troppe persone” equivale a un sofisma politico. Il problema non risiede nei numeri, ma nell’architettura di un sistema che concentra risorse mentre produce scarsità artificiale. Basti pensare al paradosso ecologico: i Paesi a più alto tasso di natalità, come quelli dell’Africa subsahariana, contribuiscono in modo marginale alle emissio...

7,50€

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Sette euro e dieci centesimi: il prezzo dell’arroganz. Sette euro e dieci centesimi. Una cifra che, di per sé, non dice nulla. Ma quando la associ a una fetta di pizza margherita – non quella fragrante di Napoli, non quella artigianale con lievitazione di trentasei ore, mozzarella di bufala DOP e pomodoro San Marzano, ma una fetta anonima, rinsecchita, venduta in un Autogrill – allora quella cifra diventa un simbolo. Un simbolo di abuso, di mediocrità e di un Paese che, nelle piccole cose, ha smesso di rispettare i propri cittadini.Questa non è una pizza. È un pezzo di cartone croccante, con una spennellata di pomodoro e una spruzzata di formaggio indefinito. È un prodotto che non ha nulla a che fare con il valore, concetto che, come professionista, conosco bene. Il prezzo è solo un numero; il valore è ciò che quel numero rappresenta: l’esperienza, la cura, l’unicità. Ma qui non c’è nulla di tutto questo. Qui c’è solo l’arroganza di chi sa che, in quel momento, in quel luog...

LESA SANTITÀ

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In un tempo in cui ogni figura pubblica è esposta al tribunale dell’opinione rapida e del sarcasmo compulsivo, anche il Papa non è risparmiato dal giudizio sommario. Etichettarlo come ho letto in un commento su X “un pagliaccio vestito a festa” non è soltanto un atto irriverente: è un’affermazione che tradisce ignoranza storica e una povertà di pensiero preoccupante. Significa ridurre secoli di elaborazione teologica, tensioni morali e riflessioni sul senso dell’umano a una caricatura da palcoscenico. Ma la Chiesa — e in particolare il papato — non è un teatro dell’assurdo. È, piaccia o meno, un’istituzione che per duemila anni ha rappresentato un freno, una voce, e spesso una coscienza in grado di interrogare il potere, l’individuo e la società. La tradizione non è mai una zavorra, ma una lente attraverso cui comprendiamo il presente. La Chiesa, in questo senso, non è un relitto del passato, ma un organismo vivo che, pur radicato nella tradizione, interagisce con il mondo,...

IN PRINCIPIO ERA L'1

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L’uomo è sempre stato affascinato dal sapere chi sia stato il primo essere. Perché, nel profondo, ha sempre saputo di essere il secondo. È il senso del venire dopo, dell’essere effetto e non causa, che lo ha spinto a cercare un’origine, a scrutare il cielo, a costruire miti, filosofie, teorie scientifiche. In questa ricerca, più che risposte, ha trovato visioni: intuizioni che attraversano epoche e culture, come quella che ci ha lasciato Pitagora, il maestro che ascoltava l’armonia del cosmo nei numeri. Non ha dimostrato l’esistenza di Dio come un matematico moderno dimostrerebbe un teorema, ma ha osato affermare che alla radice del molteplice vi è l’Uno. Non un’unità aritmetica, non semplicemente l’1, ma un principio indivisibile, eterno, generativo. È celebre il racconto in cui i suoi discepoli gli domandano da dove venga l’1, se tutto il resto deriva da somme di 1. La sua risposta è limpida come un assioma: «L’Uno non nasce, l’Uno è.» In questa affermazione non c’è solo ...

GLI ATOMI DELLA MATEMATICA

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I numeri primi non sono semplicemente una curiosità matematica: sono una chiave per accedere ai segreti più profondi della struttura dell’universo, un portale che collega la semplicità del numero alla complessità del cosmo.  La loro definizione è di una purezza disarmante – numeri divisibili solo per sé stessi e per l’unità – eppure, da questa regola elementare, emerge un enigma che ha affascinato l’umanità per millenni. Sono come frammenti di un codice universale, semplici nella loro essenza ma insondabili nella loro distribuzione, che sfidano ogni tentativo di prevedibilità e ci costringono a confrontarci con i limiti della nostra comprensione.I numeri primi incarnano un paradosso fondamentale: sono i mattoni elementari di ogni numero naturale, poiché ogni numero può essere scomposto in un prodotto di numeri primi, come dimostrato dal Teorema Fondamentale dell’Aritmetica.  Tuttavia, la loro distribuzione tra i numeri naturali sembra sfuggire a qualsiasi schema fa...

EINSTEIN E L'ABORIGENO

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Tutto è cominciato questo sabato pomeriggio, quasi per caso. Seduto sul divano, con il telecomando tra le mani, mi sono imbattuto in un documentario sugli aborigeni australiani. Le immagini mostravano vasti deserti, cieli sconfinati e volti segnati dal sole, mentre una voce narrante parlava del Tempo del Sogno. Quelle parole, intrise di mistero, mi hanno catturato, stuzzicando la mia curiosità. Mi è venuto in mente un bellissimo sketch di Corrado Guzzanti, dove alla fine si domandava " Aborigeno, ma io e te che cazzbippp ce dovemo dì? ". Ma di certo, Albert Einstein con l'aborigeno, di cose, ne avrebbero avuto molte da dirsi.  Il concetto aborigeno di Tempo del Sogno e delle songlines presenta sorprendenti analogie con la moderna concezione scientifica dello spaziotempo e dei gravitoni, le particelle teoriche che mediano la forza di gravità. Mentre a prima vista queste due visioni sembrano appartenere a mondi inconciliabili – uno mitico e spirituale, l’altro ...

FALLO DI RIMESSA

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Le rimesse degli immigrati sono spesso descritte come un'"emorragia economica", un flusso di denaro che esce dal Paese impoverendolo. Questa visione è non solo semplicistica ma anche fuorviante, poiché ignora il contributo economico netto che gli immigrati portano all'Italia e il contesto globale di questo fenomeno. Contrariamente alla narrazione allarmistica, i 12 miliardi di euro che gli immigrati inviano annualmente nei loro Paesi d'origine rappresentano solo una piccola frazione della ricchezza che essi generano in Italia. Secondo la Fondazione Leone Moressa , nel 2023 il contributo degli immigrati al PIL nazionale è stato pari all'8,8%, ovvero circa 164 miliardi di euro. Questo risultato è il frutto del loro lavoro in settori chiave come l'edilizia, l'agricoltura, la logistica e l'assistenza domestica, spesso in ruoli che i cittadini italiani evitano. Gli immigrati, oltre a inviare rimesse, spendono la maggior parte dei loro guadagni in Italia...

LA LIBERTÀ DELL'UOMO RAGNO

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" A grandi libertà derivano grandi responsabilità "  La libertà è uno dei concetti più celebrati e dibattuti nella storia del pensiero umano. Spesso associata all’autonomia individuale e alla possibilità di agire senza vincoli, la libertà autentica va oltre il semplice arbitrio di fare ciò che si desidera. Come suggerisce il titolo, "La libertà rende l’uomo responsabile", essa implica un peso morale e sociale: la capacità di scegliere consapevolmente, assumendosi le conseguenze delle proprie azioni, soprattutto quando queste influenzano gli altri. La libertà, nella sua essenza più profonda, non è assenza di limiti, ma capacità di autodeterminazione. Filosofi come Jean-Paul Sartre hanno sottolineato che l’uomo è "condannato a essere libero", nel senso che ogni scelta comporta una responsabilità inevitabile. Ogni decisione non è mai un atto neutrale: essa plasma il destino dell’individuo e spesso incide su quello delle persone che lo circondano. ...

PENNETTA NERA

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In un paese dove la memoria storica è spesso trattata come un fardello da scrollarsi di dosso, il raduno degli Alpini si è trasformato in un simbolo di questa ambiguità. Un coro intona "Faccetta Nera", la celebre canzone di propaganda coloniale fascista, e la nostalgia si fonde con l’amnesia. Perché niente celebra meglio il passato che una melodia che inneggia alla conquista e all’oppressione. Ma che importa? Per alcuni è solo una canzone, un momento di allegria condivisa. Eppure, dietro quelle note si nasconde un passato fatto di violenza e sopraffazione, una storia che non può essere ridotta a semplice folklore. Cantare "Faccetta Nera" in un raduno che dovrebbe celebrare il sacrificio e il coraggio degli Alpini suona come un’amara ironia. Perché molti di quegli stessi Alpini furono vittime di scelte scellerate di un regime che glorificava la guerra e la conquista. Ecco il paradosso: celebrare il sacrificio ignorando le cause che lo hanno reso necessari...

POPOLI CONTRO

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La questione israelo-palestinese è una delle più complesse e dolorose della storia contemporanea. Al centro di questo conflitto si trova la popolazione palestinese, che rappresenta il vero soggetto inerme e disarmato, intrappolata tra le violenze di Hamas, un'organizzazione criminale, e la risposta militare di Israele. Il 7 ottobre, Hamas si è macchiata di un crimine odioso e terribile, attaccando civili israeliani con una brutalità ingiustificabile. Questa azione, moralmente e legalmente condannabile, ha giustamente suscitato una reazione da parte di Israele. Una reazione che avrebbe potuto essere legittima se contenuta nei limiti del diritto internazionale e del buon senso. Tuttavia, la risposta israeliana è andata ben oltre ogni proporzione, trasformandosi in una vendetta indiscriminata che ha colpito la popolazione palestinese, donne e bambini, privandoli persino dell'accesso agli aiuti umanitari e riducendoli alla fame. Le immagini di edifici distrutti, famigli...

"VOTTUTI" 2

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La democrazia non è solo voto!  La democrazia è spesso ridotta, nell’immaginario collettivo, al momento del voto, come se il deposito di una scheda nell’urna rappresentasse l’apice e la totalità del processo democratico. Tuttavia, questa visione semplicistica rischia di oscurare la complessità e la profondità di un sistema che, per essere autentico, richiede molto più di un esercizio elettorale. Come suggerito dalla riflessione proposta, la democrazia non si esaurisce nella conta dei voti, ma si fonda su un insieme di principi, garanzie costituzionali e valori condivisi che ne costituiscono l’ossatura. Senza questi elementi, il voto stesso può diventare uno strumento per minare la democrazia, come la storia e le dinamiche politiche contemporanee dimostrano. Una democrazia autentica si regge su fondamenta che trascendono il semplice meccanismo elettorale. Tra queste, le garanzie costituzionali giocano un ruolo cruciale: i diritti inviolabili, come la libertà di espressio...

"VOTTUTI"

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Ah, la Democrazia: solo un voto, vero? No, rischi di rimanere “vottuto”... Ehh, la democrazia! Quella bella illusione che ti fa pensare che basti infilare un pezzetto di carta nell’urna e puff, il gioco è fatto. Come se fosse una partita a Monopoli o a Risiko. Per molti, il voto è il momento clou della democrazia, tipo “adesso sono il re o la regina del paese, decido tutto io!” Peccato che non funzioni proprio così. Ridurre la democrazia a un “voto e via” è come dire che un ristorante è solo un posto dove si mangia: dimentichi i camerieri, il menù e soprattutto la cucina, da dove arriva il vero spettacolo [o il disastro]. Allora, vediamo un po’ cosa vuol dire davvero democrazia. Non è mica roba da bar, eh! È un casino di principi, regole e garanzie costituzionali che magari ti fanno sbadigliare, ma senza di quelle il voto diventa solo un modo elegante per farsi fregare. La libertà di parola, di associazione, di culto… non sono solo slogan da poster motivazionali, ma il mini...

"Γνῶθι τὸν ἄλλον" [Gnôthi tòn állon].

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Viviamo in un tempo in cui il contatto con l’altro è insieme inevitabile e problematico. Le migrazioni, la globalizzazione e la crescente pluralità religiosa e culturale ci pongono di fronte alla sfida di convivere nella differenza. Ma cosa significa, concretamente, educare i giovani a questa convivenza? Una recente esperienza vissuta da una scolaresca trevigiana offre uno spunto prezioso per riflettere su questo tema. In un’epoca segnata dalla frammentazione culturale e dalla moltiplicazione di identità spesso percepite come inconciliabili, il semplice gesto di una scolaresca che visita un centro islamico assume una rilevanza ben più profonda di quanto possa apparire. Non si tratta soltanto di un’iniziativa didattica, ma di un’esperienza simbolica e formativa, capace di incidere nel tessuto stesso della convivenza civile. Incontrare l’altro, ascoltarne la voce, varcare la soglia del suo spazio simbolico – in questo caso, un luogo di culto – è un atto di riconoscimento. Ed ...