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Visualizzazione dei post da ottobre, 2025

HOLYWEEN

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È una sera di fine ottobre. L’aria è frizzante, le foglie scricchiolano sotto i piedi, e sul davanzale di una casa brilla una zucca ghignante. Bambini mascherati da scheletri corrono gridando “dolcetto o scherzetto”. Ti fermi un attimo a guardarli e ti chiedi: è solo un gioco o dietro quel sorriso arancione si nasconde qualcosa di più antico? Perché Halloween, diciamocelo, non è solo una festa importata dagli Stati Uniti. È un groviglio di riti celtici, reinterpretazioni cristiane e consumismo moderno. Tutto comincia con Samhain, il capodanno dei Celti, quando il velo tra vivi e morti si assottigliava. Si accendevano falò, ci si travestiva per confondere gli spiriti, si lasciava del cibo per placarli. Poi arrivò la Chiesa: nel IX secolo spostò Ognissanti al 1° novembre, trasformando la notte pagana nella vigilia cristiana, All Hallows’ Eve — da cui Halloween. Ma i vecchi fantasmi resistettero e riaffiorarono in America, dove la zucca sostituì la rapa e la festa divenne un c...

IL NASCONDIGLIO DI DIO

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Facciamo un piccolo esperimento mentale. Chiudete gli occhi per un momento e provate a immaginare Dio. Che immagine vi viene in mente? Forse una luce sconfinata, un abisso di energia che si espande oltre le galassie. Qualcosa di smisurato, che abbraccia tutto ciò che esiste. È così che, da millenni, pensiamo al divino: come all’immensamente grande. Ora però, proviamo a fare l’opposto. Dimentichiamo per un attimo il cielo stellato e i buchi neri. Lasciamo da parte i telescopi e prendiamo un microscopio. Facciamo un viaggio non verso l’esterno, ma verso l’interno. Non verso l’infinito, ma verso l’infinitamente piccolo. Immaginate di rimpicciolirvi sempre di più. Attraversate la pelle, poi le cellule, poi le molecole. Entrate nell’atomo, nel suo nucleo, dentro i quark… e continuate a scendere. Sempre più giù. Finché la mente comincia a ribellarsi, come se non riuscisse più a seguire il ritmo di ciò che sta vedendo. A un certo punto, arrivate a un confine. Un muro invisibile, un...

IL PARADOSSO NORDICO

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In Italia parlare di educazione sessuale è come chiedere un negroni in Vaticano: si può fare, ma poi devi confessarti. È un tema che scatena guerre di religione dove non si cerca una soluzione, ma una ragione da rivendicare. Non si parla di ragazzi, ma di chi ha il diritto morale di spiegare ai ragazzi cos’è “giusto”. E così, mentre adulti e politici si scannano su chi debba dire cosa, gli adolescenti — i diretti interessati — restano sullo sfondo, muti come comparse di un dramma che li riguarda ma che non li contempla. La narrazione ufficiale è comoda: nei paesi nordici si parla di sesso fin dalle elementari, quindi lì sono liberi, consapevoli e felici; noi invece siamo rimasti all’ora di religione e al rosario della nonna. Il problema è che i dati rovinano sempre le favole: in Danimarca la clamidia dilaga, in Svezia e Finlandia pure, mentre in Italia sembra quasi sparita. Ma no, non siamo più virtuosi — semplicemente ci vergogniamo troppo per farci testare. Da noi l’educa...

IL TUTTO NEL NIENTE

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Il sasso non chiede, semplicemente cade, e l'acqua non risponde, semplicemente accoglie, e tra questa domanda mai posta e questa risposta mai data nasce il mondo intero, nasce tutto quello che vediamo e che crediamo separato. Il re sogna imperi mentre dorme, il mendicante sogna solo un pezzo di pane, ma nel sonno sono la stessa cosa, entrambi stringono il vuoto tra le dita, ed è strano perché al risveglio il re scopre che lo scettro pesa quanto una catena, forse anche di più, mentre il mendicante scopre che le sue mani vuote sono già libere, non devono conquistare nessuna libertà perché ce l'hanno da sempre. La foglia si stacca dall'albero quando è pronta, non c'è dramma, non c'è addio né nostalgia, il fuoco la bacia e lei diventa luce, calore, cenere che vola via, e quella cenere diventa radice, la radice si fa germoglio, e il germoglio non ricorda di essere stata foglia eppure la foglia è ancora lì, nascosta nel verde nuovo, perché niente si perde davvero, tutto s...

BIOMA SOCIALE

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Immaginate di avere un giardino dentro di voi. Non un giardino di fiori o piante, ma di persone, conversazioni, sguardi, risate improvvise in ascensore, messaggi mandati a notte fonda. Quel giardino è il vostro bioma sociale: un ecosistema vivo e complesso che, proprio come quello che ospita i batteri buoni nel vostro intestino, decide se vi sentite nutriti, energici, in equilibrio… oppure affamati di contatto, irritabili, un po’ spenti. Non è solo una metafora poetica. Pensate a quante calorie emotive vi arrivano da una chiacchierata profonda con un amico, da una battuta con un collega, da un gruppo WhatsApp che esplode di emoticon. Anche un semplice meme condiviso conta: è nutrimento, ossigeno per l’anima. E come per il cibo, non basta ingozzarsi. Serve varietà, qualità, equilibrio. Altrimenti arriva la malnutrizione sociale: quel senso di vuoto anche quando il telefono non smette di vibrare, quel “sto bene ma non sto bene” che molti conoscono fin troppo bene. E allora, c...

J & B

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Nel grande circo italiano, dove un ottantenne con la cravatta di seta può svegliarsi una mattina e decidere che Jannik Sinner — il ragazzo che ha appena portato due volte l'Italia sul tetto del mondo in Coppa Davis — non è abbastastanza italiano perché parla tedesco, vive a Montecarlo e, udite udite, non ha voglia di fare un'altra settimana di straordinari non pagati a Bologna. Bruno Vespa, il re del salotto Rai, quello che prende un milione e mezzo l'anno per far parlare i politici come se fossero oracoli, si è messo in testa di fare la morale a un ventiquattrenne che si alza alle sei per allenarsi mentre lui probabilmente sta ancora scegliendo il nodo della cravatta. E lo fa su X, naturalmente, perché dove altro un uomo del Novecento può fingersi moderno se non tra i meme e le faccine arrabbiate? Dice che Sinner si rifiuta di giocare per la nazionale, dimenticando che il ragazzo ha fatto 19 partite in Davis — più di Alcaraz con la Spagna — e che ha vinto le ul...

INUTILI LITURGIE

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E va bene, facciamola breve ma non innocua. Per anni ci siamo raccontati che un vaccino serio richiede sette anni, come se la scienza fosse una tartaruga burocratica che avanza per timbri e fotocopie. Poi arriva il COVID e in sette mesi — sette — si completa l’intero percorso. Qui qualcuno s’inalbera, altri brindano, e tutti fingono di non vedere l’elefante nel corridoio: non è che, più che prudenza, c’era inerzia? Un culto della lentezza scambiato per saggezza, perché il rischio delegato agli altri pesa poco alle scrivanie. Quando la casa brucia, si scopre che si può costruire in fretta senza buttare via l’ingegneria: piattaforme mRNA già pronte, trial adattivi, produzione “at risk”, autorizzazioni condizionate, cooperazione globale e denaro a palate. E miracolosamente il calendario si accorcia — non la logica. Di colpo la “normalità” appare per quello che era: la somma di ritardi, frammentazioni, duplicazioni, timori legali, revisioni seriali. Un rosario di adempimenti ...

IL TEMPO PER ESSERE

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Le cellule si uniscono, si separano, si trasformano: il corpo, come l’universo, è un processo continuo. Nulla resta immobile; ogni forma è un momento transitorio di un flusso che non ha origine né fine. Questo principio biologico riflette una legge più ampia: la realtà non è una collezione di oggetti statici, ma una rete di relazioni in perenne trasformazione. La fisica quantistica ha reso questa intuizione quasi tangibile. La materia non è che vibrazione, una danza di probabilità in cui ciò che chiamiamo “particella” è solo la manifestazione locale di un campo. Eppure, in questo universo in cui tutto vibra, noi cerchiamo stabilità. Abbiamo inventato numeri, sistemi di misura, coordinate. Uno più uno fa due, ci dicono, ma questo “due” è un accordo simbolico, una convenzione mentale. I numeri, come le parole, sono strumenti che riducono l’infinito a ciò che la coscienza può contenere. Dietro la necessità di misurare e classificare si nasconde un bisogno più profondo: dare con...

KAZZENGER

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Si ricorderà un giorno, il 22 ottobre 2025 , in cui il Senato della Repubblica Italiana ha deciso di fare il grande salto: non in avanti, ma di lato, dritto nei confini della realtà . Niente leggi, riforme, decreti. Quel giorno a Palazzo Madama si respirava un’aria diversa: quella dei misteri, dei segreti cosmici, delle scoperte che cambieranno il mondo — o almeno la pausa caffè. La Sala Caduti di Nassiriya , che di solito accoglie cerimonie solenni, si è trasformata in un palcoscenico degno di Ai Confini della Realtà o, più modestamente, di una puntata di Kazzenger  condotta da un senatore con velleità quantistiche. L’organizzatore del tutto? Gian Marco Centinaio , senatore leghista ed ex ministro dell’Agricoltura, che una mattina dev’essersi guardato allo specchio e aver pensato: “Oggi basta con la noia di spread e pensioni. Oggi si parla di macchine magiche !”. E così, tra un emendamento e un espresso, ha convocato un convegno dedicato alla leggendaria “macchina di Majorana”...

L'ODIO IN CIABATTE

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È affascinante come la brutalità, negli ultimi tempi, abbia imparato a mettersi il dopobarba. Non arriva più in divisa o con la bava alla bocca: ti sorride dallo studio televisivo, parla di “sincerità”, e nel frattempo sputa disprezzo con la naturalezza di chi commenta un reality. Oggi l’insulto non è più maleducazione, è autenticità. Se sei empatico, sei buonista; se sei volgare, sei schietto. Così una battuta sul “sovrappeso” di una donna palestinese diventa un’analisi geopolitica da bar sport. Perché discutere di fame, di occupazioni e di crimini di guerra è complicato; ridere di un corpo, invece, fa audience. Poi, ovviamente, arrivano le scuse, formato standard: “Non volevo offendere”. Traduzione: “Pensavo che nessuno protestasse abbastanza forte”. Il problema non è l’intenzione, è la grammatica del disprezzo che funziona da sola, come un pilota automatico. Nel frattempo, la contabilità del dolore va a due velocità. I morti israeliani hanno nomi, storie, fotografie. Qu...

L'ASINO DI BURIDANO

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L'Italia continua a inciampare sull'educazione sentimentale, trattandola come un'eresia o un'intrusione nell'intimità. Il solito pendolo oscilla: chi rimprovera alla scuola di non insegnare rispetto ed emozioni, chi si scandalizza che osi occuparsene. C'è chi vorrebbe una formula rassicurante: la scuola istruisce, la famiglia educa. Come se bastasse l'algebra per capire le proprie paure, o un classico per rispettare l'altro. Ma educazione sentimentale e istruzione non sono stanze separate: sono la stessa casa. Separarle significa alzare muri dietro cui nascono silenzio, vergogna, violenza. Alla scuola si chiede di insegnare convivenza e rispetto, ma guai se lo fa sui sentimenti. "Non tocca a voi, sono cose da famiglia!" Eppure quante famiglie hanno tempo, parole o serenità per parlare davvero d'amore? Non per mancanza d'affetto, ma di strumenti. Ogni famiglia ha i propri silenzi e le proprie ferite. Affidata solo alla sfera d...

NEGASIONISMO

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Il 13 ottobre 2025 il CNEL, cioè il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro – quell'istituzione che sulla carta dovrebbe occuparsi di lavoro, diritti, coesione sociale e altre amenità del genere – ha ospitato un convegno dal titolo altisonante: "La storia stravolta e il futuro da costruire". Ora, il titolo prometteva bene, sembrava la cosa giusta: parliamo di come l'informazione viene manipolata nei conflitti, guardiamo cosa succede a Gaza e in Israele, facciamo un po' di autocritica sul giornalismo italiano. E invece no, perché quello che doveva essere un momento di riflessione si è trasformato in una bella sagra del revisionismo condita con un pizzico di propaganda, il tutto servito con i soldi pubblici, ça va sans dire, perché tanto quando si tratta di sprecare denaro dei contribuenti non si bada a spese. L'evento era organizzato insieme all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane [...] e aveva ricevuto la benedizione urbi et orbi del preside...

SE NON ORA, QUANDO?

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  Ah, il tempismo! Quella misteriosa categoria morale che in Italia vale più della Costituzione. Puoi dire tutto, purché lo dica nel giorno giusto, all’ora giusta, con la postura giusta. Se sbagli il calendario, sei automaticamente un mostro. È successo a Ilaria Salis, colpevole di aver detto una cosa terribile: che la povertà e la crisi abitativa esistono e che la politica - quella attuale con la "p" minuscola] - deve preoccuparsene. Poteva risparmiarselo, dicono. Magari pronunciarlo un martedì di Quaresima, tra le 15:00 e le 16:00, quando il Paese non è impegnato a indignarsi per altro. Ma no, l’ha detto dopo una tragedia. E allora via al processo mediatico: “mancanza di sensibilità”, “tempismo inopportuno”, “rispetto per le vittime”. Perché in Italia c’è sempre un momento in cui “non è il momento”. Per parlare di femminicidi, bisogna aspettare che non ne avvengano. Per denunciare il razzismo, meglio farlo quando nessuno viene pestato. E per discutere di case, ...

RUTH E NOEMI

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L’immagine di Ruth e Noemi, strettamente abbracciate mentre Orpa si allontana, racchiude una delle più potenti rappresentazioni della fedeltà biblica e insieme della fedeltà divina. La scena, pur nella sua semplicità, diventa un simbolo che supera il tempo e lo spazio: due donne sole, private dei mariti e delle sicurezze, si trovano davanti a un bivio che non è soltanto geografico ma spirituale. Orpa rappresenta la via del ritorno, quella scelta che appare naturale, comprensibile, quasi inevitabile: rifarsi una vita, tornare alle proprie radici, non caricarsi del peso dell’altro. Non c’è condanna in questo gesto, anzi, vi è la rappresentazione della fragilità umana, di chi di fronte alla perdita non trova la forza di restare e si affida a un nuovo inizio. Ruth invece compie l’atto opposto: sceglie di rimanere, di legarsi, di rendere il destino di Noemi il proprio destino. Non si tratta solo di un affetto umano ma di un’alleanza che trascende il vincolo familiare, perché nel...

INUTILE SFUGGIRE

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https://youtu.be/Gj9holHsi90 C’è, come cantava Bob Marley, un soffio invisibile che attraversa l’aria, un “misticismo naturale” che non appartiene a nessuna religione, ma che è inscritto nell’ordine stesso dell’esistenza. È un richiamo impercettibile che l’uomo moderno, distratto da false urgenze, tende a ignorare, eppure costituisce l’unica voce autentica che ci parla senza menzogne: nulla è stabile, tutto è transitorio, e in questo oscillare tra nascita e morte siamo chiamati a riconciliarci con l’inevitabile. La “prima” o “ultima” tromba evocate da Marley non sono legate a un evento concreto, ma simboleggiano quei momenti in cui la realtà si strappa e il velo delle illusioni cade, costringendoci a contemplare ciò che vorremmo evitare: la sofferenza universale e il declino inarrestabile. Il filosofo potrebbe dire che qui non c’è pessimismo, ma verità; non vi è neppure fatalismo, perché prendere coscienza non significa arrendersi, ma abitare pienamente il flusso, sapendo c...

DALLE VITE ALLE GITE

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Il 12 ottobre 2025, durante il convegno dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la ministra Roccella ha definito “gite” i viaggi ad Auschwitz. Una parola che, detta così, sembra piccola, quasi innocente. Eppure, nel contesto in cui è stata pronunciata, suona stonata come una risata in un funerale. “Gite”: come se si parlasse di una scampagnata, di un’escursione scolastica qualunque. E invece si parlava di Auschwitz — il luogo dove l’umanità ha toccato il fondo di se stessa. Quella parola non è stata casuale. La ministra l’ha inserita in un discorso più ampio, sostenendo che quei viaggi servirebbero soprattutto a rappresentare l’antisemitismo come un fenomeno esclusivamente fascista, confinato nel passato, mentre oggi l’odio antiebraico si manifesterebbe altrove, nelle piazze pro-Palestina o nelle università. Una tesi discutibile ma non priva di un nucleo di verità: l’antisemitismo non è morto con il nazifascismo e, sotto nuove bandiere, continua a sopravvivere. Tuttav...

LA PACE DEI VINTI

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Continuano le proteste. Nelle piazze, nelle scuole, nelle università, nei teatri e perfino nei luoghi di culto. La società civile non tace: chiede giustizia, chiede memoria, chiede che il massacro del popolo palestinese non venga inghiottito nel buio dell’indifferenza. E mentre il mondo discute di “cessate il fuoco” e “trattati di pace”, le voci dei manifestanti non si spengono. Perché? Perché non è la pace dei potenti quella che cercano, ma la pace dei vivi e dei morti. Eppure, da destra, si levano le solite domande intrise d’ironia e sufficienza: “Ma perché protestate ancora, se ormai la pace è fatta?” Una pace fatta da chi, e a vantaggio di chi? Una pace firmata sulle macerie, con le mani ancora sporche di sangue? Una pace che somiglia più a una resa, o peggio, a un oblio? Come si fa pace — io che la pace non l’ho mai vista? Come si costruisce qualcosa che non si è mai conosciuto, che è rimasto sempre promessa, miraggio, parola vuota sulle labbra di chi non ha mai vissut...

GENERALE DI DIVISIONE

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La Toscana ha votato, e il responso è di quelli che lasciano il segno: un ceffone sonoro, preciso, senza nemmeno la grazia del preavviso. A chi pensava di poter conquistare la culla del Rinascimento con la solita zuppa di slogan patriottici e selfie tra i cipressi, i toscani hanno risposto con la tipica ironia delle terre intelligenti: “grazie, ma restiamo sobri”. Eugenio Giani, l’eterno sopravvissuto del centrosinistra, si è portato a casa un comodo 54-55%, come se stesse vincendo una gita scolastica più che un’elezione regionale. Dall’altra parte, Alessandro Tomasi, il candidato del centrodestra, è rimasto impantanato al 40%, circondato da alleati che, più che sostenerlo, sembravano remargli contro. Già, perché quella che doveva essere una coalizione, in Toscana si è rivelata una compagnia di ventura senza condottiero: Fratelli d’Italia che cerca di fare la parte del partito serio, Forza Italia che si riscopre viva giusto in tempo per ricordare a tutti di esistere, e la L...

SCIE CHIMICHE

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C’è qualcosa di tragicamente ironico nel fatto che, dopo anni di smentite, il cielo si sia stancato di difendersi. Le scie chimiche, quelle dei complottisti con i cappellini di stagnola, in un certo senso esistono davvero. Non perché un’élite misteriosa le spruzzi per controllare il meteo o i pensieri, ma perché la nostra civiltà ha imparato a produrle in modo del tutto spontaneo, automatico, quotidiano. Senza bisogno di complotti. Le vere scie chimiche non partono da aerei segreti ma da satelliti di uso pubblico. Ogni giorno, pezzi di tecnologia ultramoderna precipitano nell’atmosfera - soprattutto quelle delle orbite basse della costellazione Starlink - e si dissolvono in un pulviscolo di metalli, ossidi e composti che non figurano nel menù naturale dell’aria. È un fuoco d’artificio involontario, una pioggia di alluminio e titanio che si sparge silenziosa mentre noi, sotto, ci sentiamo rassicurati dal segnale pieno del nostro Wi-Fi. Nel frattempo, dalla parte opposta dell...

COMA DEMOCRATICO

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Quando la politica smette di discutere e comincia ad accusare, la democrazia non scompare all’improvviso: entra in coma. Continua a respirare, ma per automatismo. Le sue istituzioni restano formalmente in piedi, ma svuotate di significato. È un sistema che funziona solo in apparenza, privo della linfa vitale del pluralismo. Oggi in Italia si assiste a una progressiva ridefinizione del linguaggio politico. Non è più confronto, ma delegittimazione. L’opposizione non è interlocutore, ma bersaglio. Quando un Presidente del Consiglio arriva a definire “terroristiche” le posizioni di chi critica il governo, non si tratta di un eccesso retorico: è un salto di paradigma. Si sostituisce la dialettica con la criminalizzazione. Il dissenso diventa minaccia, e l’ordine pubblico prende il posto della libertà politica. Giorgia Meloni rappresenta la piena istituzionalizzazione di una cultura politica che, per decenni, si era mantenuta ai margini. Non è nostalgia del passato, ma la sua evo...

NO-BULLI PER LA PACE

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C'è qualcosa di antico, quasi dimenticato, nel Nobel per la Pace assegnato quest'anno a María Corina Machado. In un tempo in cui i premi diventano spesso riflettori, e la pace una parola che si usa come slogan, la scelta del Comitato norvegese suona come un ritorno all'essenza: premiare chi rischia la vita, non chi occupa la scena. Machado non è un capo di Stato, non è un generale, non è una diplomatica di lungo corso. È una donna che, nel Venezuela di Nicolás Maduro, ha osato dire di no. Lo ha fatto a mani nude, con un megafono, e con la determinazione di chi sa che ogni parola può costarle tutto. Non parla da un palco, ma da luoghi nascosti; non ha un esercito, ma una causa. Eppure, come sempre accade quando un gesto morale spezza la retorica del potere, non sono mancati i sospetti. Qualcuno, da questa parte del mondo, ha liquidato il Nobel come "woke". Una parola abusata, che oggi serve a coprire tutto e il contrario di tutto. Ma non c'è nulla di...