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Visualizzazione dei post da agosto, 2025

IL COME E IL PERCHÉ

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Ogni progetto, per esistere, deve svilupparsi entro un perimetro di regole. Queste regole, immutabili e irragirabili, costituiscono l’ossatura della realtà: sono i limiti entro i quali tutto si muove. La Scienza, con i suoi metodi di indagine, ha il compito di esplorare questo perimetro, non di superarlo. Non le interessa ciò che sta al di là, perché non appartiene al suo linguaggio né alle sue possibilità operative. Da qui nasce una prima grande questione: quando la Scienza esclude Dio dai propri modelli, non nega l’esistenza della divinità in senso assoluto. Semplicemente afferma che Dio non è necessario per spiegare il funzionamento del mondo. Non è una dichiarazione di ateismo, ma di neutralità metodologica. È come un calciatore che, giocando una partita, non si interroga su chi abbia inventato il regolamento: gli basta conoscere le regole e saperle applicare. La Scienza è concentrata sul gioco, non sull’autore del gioco. Eppure, man mano che essa avanza, svela regole s...

VENGO ANCH'IO! NO, TU NO

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L’amministrazione Trump ha trovato un modo creativo per dare spettacolo al prossimo vertice delle Nazioni Unite: impedire ai palestinesi di arrivarci. La revoca dei visti a Mahmoud Abbas e a una bella comitiva di funzionari non è una banale pratica di frontiera, ma una sceneggiata diplomatica che fa il paio con la retorica del “non premiamo il terrorismo”. Tradotto: se ti rivolgi a un tribunale internazionale invece che a Benjamin Netanyahu per risolvere le questioni territoriali, preparati a guardare l’ONU in diretta streaming da Ramallah. Il colpo di teatro arriva con un timing da manuale: proprio alla vigilia dell’Assemblea Generale, quando il mondo discute di guerre, crisi e cambiamenti climatici. Washington ha deciso che la parola d’ordine è “lawfare is bad”: guai ai palestinesi che osano usare il diritto invece delle trattative, quelle trattative che da decenni non portano a nulla, ma che evidentemente restano il passatempo preferito degli Stati Uniti. Naturalmente ...

PONZIO PILATO

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Ohhh, ecco servita la solita minestra retorica, quella perla di saggezza geopolitica che suona pressappoco così: "nemmeno i Paesi arabi hanno a cuore la causa palestinese" , e subito dopo si sente il rumore sordo di mani che si sfregano soddisfatte, come se si fosse appena trovata la chiave per risolvere ogni questione morale del Medio Oriente con un colpo di spugna. È una di quelle frasi che si spaccia per analisi lucida ma che in realtà è solo l'ennesimo trucchetto per scappare dalle proprie responsabilità. È il gesto tipico di chi, come un moderno Ponzio Pilato , mette le mani nell’acqua tiepida della retorica e si convince di aver lavato via la colpa. Come se la sofferenza umana fosse una questione di marketing e se non c'è abbastanza domanda dal pubblico di riferimento, allora tanto vale chiudere baracca e burattini. Questa logica perversa trasforma la giustizia in una gara di popolarità, dove se i vicini di casa non protestano abbastanza forte per le...

CECI N'EST PAS UNE PIPE

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La strategia di riduzione del danno rappresenta uno dei dibattiti più complessi e sfaccettati della politica sanitaria contemporanea, un terreno dove si intrecciano considerazioni mediche, etiche, sociali e politiche in un groviglio spesso difficile da dipanare. Quando l'assessora Matilde Madrid parla della sperimentazione sul crack e della sua estensione, tocca il cuore di una questione che va ben oltre la semplice gestione di un problema di salute pubblica, perché ci costringe a riflettere su cosa significhi davvero prendersi cura delle persone più vulnerabili della nostra società. Il fatto che il 55% degli utilizzatori siano italiani dovrebbe farci riflettere su quanto questo fenomeno sia radicato nel tessuto sociale del paese, non confinato ai margini o a categorie facilmente identificabili e stigmatizzabili, ma diffuso trasversalmente in una società che forse non vogliamo guardare fino in fondo. La riduzione del danno, in fondo, è una filosofia profondamente umana ...

C'È IL TRUCCO, MA NON C'È L'INGANNO

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Sulla tragedia, così cruda ed evidente, della popolazione civile inerme di Gaza, il giornalismo italiano sta mostrando tutto il suo cinismo. Nell'articolo de " Il Riformista ", l'autore si comporta come un abile prestigiatore davanti al suo pubblico: prende una fotografia fra migliaia che ha scartato o ignorato, usandola come prova che la narrazione giornalistica su Gaza sia falsa, aberrata, piegata a un movente ideologico. La metafora del prestigiatore che nasconde il coniglio sotto la giacca luccicante assume contorni ancora più cinici e dolorosi quando si considera che l'articolo de Il Riformista, nel mettere in dubbio l'autenticità della fotografia postata da Cecilia Sala che ritraeva un padre davanti al cadavere del figlio, stava in realtà compiendo un'operazione di distrazione di massa dalla realtà ineluttabile di Gaza: quella sequenza interminabile di morti, distruzioni e sofferenze che da mesi scorre davanti ai nostri occhi attraverso m...

OSSIDI UMANI

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La proposta di introdurre la castrazione chimica come misura contro i reati sessuali divide, scandalizza, entusiasma e soprattutto fa discutere chi ama i rimedi facili. Diciamolo chiaro: non è una questione semplice, anche se qualcuno vorrebbe ridurla a uno slogan da campagna elettorale. Qui parliamo di medicina, etica, diritto e società: insomma, di cose complicate, non di carne da dare in pasto alla pancia dell'elettorato. Dal punto di vista medico, l'operazione è questa: pompare nel corpo del condannato farmaci antiandrogeni per ridurre il testosterone e, di conseguenza, la libido. In teoria, l'istinto sessuale crolla. In pratica, non tutti i reati sessuali nascono da impulsi erotici fuori controllo: spesso sono giochi di potere, aggressività o disturbi psichiatrici. Insomma, castrare chimicamente un aggressore per "curarlo" è un po' come spegnere un incendio versando acqua solo sul fiammifero. Va però riconosciuto che in alcuni specifici casi d...

EVERSIONE STRAORDINARIA

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La storia: sempre pronta a ripetersi, ma con un gusto per la scenografia che cambia col tempo. Negli anni Settanta ci si divertiva con le bombe nelle piazze; oggi ci accontentiamo di un titolo in grassetto e un paio di foto stock di facce scure, che fanno subito “minaccia”. Stessa logica, meno costi di produzione. La fissa di specificare la nazionalità di chi ruba un motorino o rapina un bar non è un dettaglio neutro, ma un piccolo capolavoro di ingegneria narrativa: non serve a capire i fatti, ma a indirizzare la paura nella direzione giusta. È l’arte antica del “guardate là!”, la stessa del prestigiatore che distrae il pubblico mentre infila la carta vincente nel mazzo. Altro che cronaca: è ipnosi di massa a basso prezzo. Ieri si facevano saltare in aria banche e stazioni per generare terrore diffuso, oggi basta un TG che ripete venti volte la stessa notizia, accompagnata da musichette ansiogene e faccioni indignati. Il sangue non serve più: ci pensa la ripetizione ossessiva ...

UNTORI DIGITALI

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C’è un istante preciso, quasi impercettibile, in cui l’informazione smette di essere informazione e diventa veleno. È quando un fatto di cronaca – un reato, una rissa da bar, un furto da quattro soldi – non viene raccontato per quello che è, ma per quello che può rappresentare: un’occasione d’oro per confermare i pregiudizi di chi non vede l’ora di trovare un “nemico” pronto all’uso. È il momento magico in cui la nazionalità del responsabile, che in teoria dovrebbe essere un dettaglio da modulo di polizia, si trasforma invece nella colonna portante del racconto. Et voilà: un episodio isolato diventa un processo collettivo a un intero popolo. Non è che serva un genio del male per orchestrare la cosa. Anzi, il trucco è vecchio quanto l’uomo: il giochino del “noi” contro “loro”. Solo che nell’era dei social, dove un titolo scritto coi piedi fa più danni di un uragano, questo giochino ha acquisito la grazia di un lanciafiamme in un pagliaio. Basta un post buttato lì, un titolo...

SILLABE INFAMI

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L’hashtag “affondatela” non è soltanto una collezione di lettere messe in fila su uno schermo, è la radiografia di un degrado morale che avanza a passo di marcia, il segnale di una società che non riesce nemmeno più a vergognarsi della propria disumanità e la spara su Twitter come se fosse un gioco di carnevale: “colpisci la nave e vinci il pupazzo”. Ma qui non c’è nulla da ridere, perché dietro quelle tre sillabe sputate con la leggerezza dell’ignoranza c’è un’istigazione a commettere crimini, a trasformare il mare in un cimitero e le ONG in bersagli da tiro al piattello. Chi scrive “affondatela” non sta esprimendo un’opinione, sta invocando un linciaggio, e lo fa con l’arroganza di chi si sente protetto dalla vigliaccheria dell’anonimato e dalla complicità di un clima politico che finge di non sentire, che preferisce abbassare lo sguardo, dire che sono “sparate da social”, quando invece sono la sostanza avvelenata che lentamente corrode il tessuto civile. E il dettaglio p...

IL PARADOSSO DELLA MADDALENA

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C'è qualcosa di amaramente grottesco nel fatto che nel 2025 una donna che denuncia molestie debba ancora passare attraverso lo stesso processo di purificazione morale che duemila anni fa si riservava alle prostitute pentite, solo che stavolta invece del cilicio abbiamo Instagram e al posto dei farisei ci sono i commentatori da tastiera che frugano tra stories e post come archeologi del peccato digitale alla ricerca della prova definitiva che quella lì, in fondo, se l'è cercata. La studentessa che al Policlinico dice di aver subito molestie durante una TAC si ritrova sotto processo non per quello che le è stato fatto, ma per quello che ha postato nel suo profilo, come se esistesse una correlazione matematica tra centimetri di pelle mostrata online e diritto alla dignità umana, una sorta di algoritmo della colpevolezza dove ogni selfie in bikini sottrae punti al tuo credito di vittima e ogni scollatura è una dichiarazione tacita di disponibilità universale. È l'It...

I POTERI ANCORA PIÙ FORTI

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Mettiamola così: se esistesse davvero questa fantomatica élite di super-controllori globali, questa cabala di illuminati capaci di orchestrare tutto – dalle fluttuazioni del mercato petrolifero al tempismo perfetto con cui il tuo smartphone decide di abbandonarti subito dopo la scadenza della garanzia – che senso avrebbe rendersi così evidenti? È come se un maestro del crimine decidesse di mandare curriculum vitae alle sue vittime. Immaginateli questi presunti geni del male che si alzano la mattina, si guardano allo specchio e pensano: "Oggi rendiamoci un po' più sospetti, così alimentiamo qualche teoria del complotto". Sarebbe come se Moriarty aprisse un blog personale per raccontare le sue strategie criminali. Goffo, quasi patetico nella sua ingenuità. Un vero manipolatore – quello con la M maiuscola – non lascia tracce. Non manda biglietti da visita con scritto "Ciao, sono George Soros il manipolatore della tua vita, del tuo mondo, piacere di conoscert...

SULLA PELLE DEI BAMBINI

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Oh, che spettacolo, siamo nel 2025, con l’umanità che si pavoneggia tra razzi spaziali e algoritmi miracolosi, eppure non riesce a gestire la cosa più elementare: infilare un ago nel braccio di un bambino per evitare il morbillo, una malattia che doveva essere morta e sepolta da decenni e che invece rispunta come una muffa ostinata. La copertura vaccinale cala dall’86% all’84% e tutti fanno spallucce, come se fosse un dettaglio, mentre in realtà è come togliere pezzi di mattoni dal muro che ci protegge dalle epidemie. Ma guai a dirlo, perché i genitori del “nuovo illuminismo digitale” — quelli convinti che un post su TikTok valga più di cento studi scientifici — hanno deciso che il vaccino MMR è il demonio travestito. E così, mentre si cullano con le loro teorie sul complotto, i loro figli diventano statistiche ospedaliere e noi tutti dobbiamo pure pagarne le conseguenze. Negli Stati Uniti i tassi sono scesi al 91,3%, con esenzioni non mediche da record: ormai dire “no vax”...

ROTTE DI ROTTURA

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La nave Mediterranea,  un puntino ostinato che solca il mare non contro le onde, ma contro un oceano di ipocrisie ben più infide. Non si tratta di capriccio, ma di lucidissima consapevolezza: quando la legge smette di essere legge e diventa un giocattolo nelle mani della politica, l’unica risposta possibile è la disobbedienza civile. E così, con la consueta finta gravità da palazzo, il Governo ha deciso che i naufraghi raccolti a due bracciate dalla Sicilia debbano sbarcare… a Genova. Genova! È come dire a uno che ha l’auto in panne sotto casa che il carro attrezzi lo porta a ripararla in Lapponia. Perché tanto il cittadino medio, se venisse dirottato a migliaia di chilometri per un banale soccorso stradale, avrebbe tutto il diritto di urlare al ridicolo e invocare il buonsenso. Ma per i migranti, invece, vale il contrario: più lontano è, meglio è. Un ordine che non ha niente di logistico, sanitario o razionale: è puro sadismo politico, travestito da norma. È il tentativo di puni...

INSTALLAZIONI ARTISTICHE

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Il Ponte sullo Stretto non è solo un progetto ingegneristico: è un’opera d’arte concettuale, un’installazione permanente di quel genio italico che trasforma il nulla in evento mediatico e la promessa in patrimonio culturale. È la Sagrada Famiglia della politica delle infrastrutture: non importa se non verrà mai terminata, perché il suo vero valore non sta nella funzione, ma nel racconto, nella mitologia che la circonda da decenni. Che spettacolo! Ogni legislatura il ponte risorge come l’araba fenice, per poi dissolversi al cambio di governo, pronto a tornare in vita al prossimo giro di propaganda. È quella che io chiamo "la politica del futuro anteriore": non importa fare, basta aver promesso di fare. È un rito collettivo, un grande teatro politico che unisce il Paese molto più di quanto potrebbe fare una vera infrastruttura: non importa se Sicilia e Calabria restano scollegate dal resto del mondo, basta sapere che un giorno saranno collegate. Un giorno, forse, q...

SEMINATORI DI TEMPESTE

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Cominciamo con le buone maniere: ogni minaccia va condannata, sempre. Punto. La democrazia non funziona a colpi di intimidazione. Detto ciò, guardare Tommy Cerno e Daniele Capezzone trasformarsi in vittime sacrificali della violenza politica è uno spettacolo quasi comico, se non fosse tragico. Due professionisti del veleno mediatico che, per mestiere, spargono insulti e disprezzo come se fossero coriandoli di Carnevale, oggi scoprono miracolosamente l’importanza del dialogo civile. È un po’ come un lanciatore di coltelli che si lamenta perché qualcuno gli ha rigato la giacca: tecnicamente ha ragione, ma forse la carriera andava ponderata meglio. Chi ha fatto dell’odio il proprio marchio di fabbrica, dell’insulto la propria arte e della diffamazione un’abitudine quotidiana, oggi si indigna se il fango torna indietro. È come vedere Al Capone tenere una conferenza sulla legalità: la forma c’è, ma il contenuto è un po’ tardivo. Assistiamo a un paradosso surreale: chi ha trasfor...

UTILI IDIOTI

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C’è qualcosa di profondamente paradossale nel modo in cui la politica contemporanea affronta la questione dell’alterità, e questo paradosso rivela molto più di quanto si creda sulla natura del potere e sulla costruzione dell’identità collettiva. Quando vediamo governi che da un lato regolarizzano centinaia di migliaia di persone e dall’altro alimentano narrative escludenti, non assistiamo solo a una contraddizione strategica, ma a un’espressione del “doppio vincolo” della modernità politica, una specie di trasformismo 2.0 che Gramsci forse avrebbe riconosciuto con inquietante familiarità. La politica moderna è costretta a muoversi su un crinale stretto: da un lato le esigenze della governance – pragmatiche, operative, inclusiviste – e dall’altro la necessità di mobilitare consensi attraverso l’amplificazione di paure, semplificazioni e costruzione del nemico. Ed è qui che riemerge in tutta la sua forza la questione foucaultiana del potere come produttore di soggettività: no...

LA FORTUNA DEL PORTA-SFIGA

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Matteo Salvini, l’anomalia quantistica del circo politico italiano, l’uomo che sembrerebbe essere il porta-iella per eccellenza, ma che invece si è trasformato in una specie di Highlander della sfiga, immune a qualsiasi legge di causa ed effetto. Uno che ogni volta che apre bocca produce gaffe a raffica, alleanze che diventano tragedie da manuale, eppure resta sempre lì, galleggiante come un tappo di sughero nel mare in tempesta, protetto da un misterioso teflon cosmico che lo rende indistruttibile. È l’anti-Mia Martini della politica, la dimostrazione vivente che la sfortuna non solo è selettiva, ma anche un po’ sadica, perché mentre stritola anime pure e innocenti, con lui decide di funzionare al contrario: i suoi errori diventano punti a favore, le sue figuracce si trasformano in applausi, i suoi disastri in trionfi. Ha chiuso i porti ed è diventato più popolare, ha fatto campagna con una ruspa come fosse la reincarnazione di Bob il costruttore e la gente lo applaudiva c...

AVVOCATI DEL DIAVOLO

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l'Italia! Terra di contraddizioni sublimi dove persino le occupazioni abusive diventano materia prima per sketch comici che farebbero impallidire Totò e Peppino. Il nostro bel Paese ci regala l'ennesima perla di incoerenza politica: da una parte il Leoncavallo milanese che viene sgomberato con la solerzia di un'operazione militare, dall'altra CasaPound romana che se ne sta tranquilla nel suo nido, protetta da un paradosso sociale che neanche Pirandello avrebbe saputo immaginare meglio. Ma andiamo con ordine, se di ordine si può parlare in questo carnevale permanente che è la nostra politica. Il dibattito sui social network ci catapulta direttamente nel vortice di questa commedia degli equivoci, dove Ilaria Salis, ex detenuta in Ungheria diventata europarlamentare di sinistra, si ritrova involontariamente a fare da scudo ideologico per la sopravvivenza di CasaPound. È come se Bertolt Brecht avesse riscritto "L'opera da tre soldi" ambientandola n...

DIVINITÀ ORWELLIANA

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Il Levitico 21:17-23 è la dimostrazione più lampante che la religione, quando viene presa come manuale di istruzioni universale, diventa una barzelletta crudele: nessuno con difetti fisici può avvicinarsi all’altare. Tradotto: se sei cieco, zoppo, gobbo, se hai il naso schiacciato o una cicatrice, Dio non ti vuole nel suo giro. È il regolamento di un club esclusivo dove l’Onnipotente si atteggia a buttafuori snob, pronto a dirti “non sei abbastanza carino per la mia festa sacra”. E qui non si parla di estetica frivola, ma di persone reali: nati con disabilità, segnati dalla vita, ridotti a “contaminazioni” dell’ambiente divino. Un Dio che ti crea difettoso e poi ti vieta l’accesso: praticamente il peggior game designer di sempre, uno che programma bug apposta per poi bannare i giocatori dal server. Il paradosso è spudorato: onnipotente sì, ma con i gusti da direttore di casting per uno spot pubblicitario. Dio come il manager di Victoria’s Secret: “Sfilano solo i perfetti, ...

PICCOLI UOMINI

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“Mia Moglie”, quell’altare che vorrebbe incarnare la civiltà maschile contemporanea, è in realtà il ritrovo digitale di una confraternita di sconfitti che si credono cavalieri. Si presentano come custodi della virilità, ma l’unica cosa che difendono con ardore è il loro fragile ego, protetto da tastiere unte di patatine e avatar anonimi. Non brandiscono spade, ma scuse miserabili: ogni volta che una donna racconta le nefandezze del proprio compagno, loro partono all’attacco con lo stesso copione sempre uguale e sempre più patetico: “Te lo sei inventata”, “Esageri”, “Gli uomini sono fatti così”. E quando il repertorio si esaurisce, ecco spuntare i colpi più vili: body shaming, battute sul fisico, insinuazioni sulla stabilità mentale, accuse di promiscuità, il tutto condito da quel sessismo rancido che sa di cibo scaduto. La vera ironia è che, mentre recitano la parte dei Don Chisciotte del machismo, non si rendono conto che altrove potrebbero già essere i protagonisti ridico...