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Visualizzazione dei post da dicembre, 2025

MORALE ALL'AMATRICIANA

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In Italia la morale è una cosa seria. Talmente seria che si usa solo contro gli avversari. A giorni alterni, a seconda di chi finisce sotto i riflettori. Prendiamo il caso Hannoun. Un uomo arrestato con l’accusa di aver deviato fondi verso Hamas, organizzazione terroristica per l’Europa e per gli Stati Uniti, senza se e senza ma. Arresto legittimo, indagine doverosa, processo che farà il suo corso. Fin qui, tutto normale. Il problema nasce quando la destra trasforma le manette in una clava politica e comincia a menare fendenti a casaccio contro la sinistra. Sindaci, parlamentari, attivisti colpevoli di aver condiviso una piazza, una manifestazione, un corteo con una persona che anni dopo si scopre indagata. È la colpa per contiguità, vecchia quanto la politica e altrettanto comoda. Se sei stato nella stessa foto, allora sei complice. Se hai parlato allo stesso microfono, allora finanzi il terrorismo. Con questo criterio, mezza classe dirigente italiana dovrebbe essere sott...

THE DARK SIDE OF THE RAINBOW

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L'uomo ha sempre cercato di mettere ordine umano nel caos. Il mito di The Dark Side of the Moon sincronizzato con Il Mago di Oz,  noto come Dark Side of the Rainbow,  ne è un esempio emblematico. Due opere nate in contesti lontani, unite dall’idea che la musica dei Pink Floyd possa accompagnare, con precisione quasi rituale, il viaggio di Dorothy sulla strada di mattoni gialli. È un’ipotesi affascinante non perché sia vera, ma perché risponde a un bisogno antico, quello di credere che esista un disegno. [ Provate. Scaricate il film e l'album, fate coincidere l'inizio dell'album con il terzo ruggito del leone della MGM... e buona visione ] Quando il tornado si solleva sulle note di The Great Gig in the Sky , o quando il mondo passa dal seppia al colore sul tintinnio di Money , la coincidenza assume la forma del segno. Non importa che i Pink Floyd abbiano sempre negato qualsiasi intenzionalità, l’allineamento funziona comunque, perché è leggibile. Ed è propri...

SCACCO ALLO ZAR

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La guerra in Ucraina si sta trasformando nel Vietnam russo, ma con una differenza fondamentale che rende l’uscita dal conflitto infinitamente più complessa e pericolosa. Come nel Vietnam americano, Mosca è impantanata in una guerra di logoramento che consuma risorse umane ed economiche a ritmi insostenibili, con obiettivi massimalisti ormai irraggiungibili e una prospettiva di vittoria che si allontana invece di avvicinarsi. Ma mentre gli Stati Uniti poterono ritirarsi grazie alle pressioni di una società civile libera, di media indipendenti e di un sistema democratico capace di assorbire la sconfitta, Putin ha costruito un regime in cui tutte queste valvole di sfogo sono state metodicamente sigillate. Il controllo mediatico totale, la repressione del dissenso, l’atomizzazione della società e soprattutto la personalizzazione estrema della guerra hanno creato una situazione in cui qualsiasi forma di ritirata equivarrebbe non solo a una sconfitta strategica, ma alla fine politica, e prob...

UN SOLO LANCIO DI DADI

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Quando si parla di probabilità, di dadi, di eventi che accadono o non accadono, ci si accorge presto che l'infinito non è un numero ma una vertigine, e che proprio per questo non ci aiuta a capire ciò che davvero conta. Se lanci un numero infinito di dadi, la probabilità che escano tutti uguali è zero, non perché sia impossibile, ma perché l'infinito diluisce ogni possibilità fino a cancellarla. È come cercare un volto preciso in un oceano di volti, non lo trovi perché ce ne sono troppi. Gli eventi di misura zero esistono, ma sono così dispersi nell'infinito da diventare irrilevanti, come un punto su una retta infinita che ha posizione ma non lunghezza. È lì, eppure è come se non ci fosse. E allora, paradossalmente, è proprio il limite a rendere possibile la comprensione, non l'infinito. Una sola vita, un solo lancio, un solo dado che rotola sul tavolo dell'esistenza. È lì che si concentra tutto ciò che può essere compreso, scelto, intuito. L'infinit...

VEGANESIMO NOSTALGICO

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[ Questa bustina è nata da una discussione avuta al pranzo di Natale con un'ospite vegana...la quale ha mangiato un menù a parte. Ha mangiato "arrosto", "salumi", "formaggi", addirittura la "mozzarella di bufala" e altre imitazioni. ] Al di là della naturalezza dei cibi tradizionalmente adatti a una dieta vegana, vale davvero la pena fermarsi a riflettere su una tendenza sempre più diffusa fra i vegani, questa ossessione quasi compulsiva di emulare carne, formaggi e derivati animali, come se il gesto etico della rinuncia non bastasse a se stesso e dovesse essere continuamente accompagnato da una sorta di nostalgia gastronomica, da un rimpianto del sapore perduto che finisce per trasformarsi in un paradosso esistenziale. Per replicare sapori, consistenze e comportamenti in cottura, molti prodotti vegani finiscono inevitabilmente per essere fortemente lavorati a livello industriale, con liste di ingredienti lunghe come litanie, proc...

VALDITARA E IL LUPO GENDER

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Allora, fatemi capire...davvero, in tutto il centro-destra, non c’era un solo cervello capace di leggere un libro senza farsi il segno della croce? Nemmeno uno che avesse pubblicato qualcosa di più impegnativo di un post su Facebook? No, niente.  Giorgia Meloni, somministratrice unica di tranquillanti alla pancia del Paese, per la scuola ha scelto il ministro perfetto. Uno che della realtà scolastica sa poco, ma delle paure elettorali sa tutto. Il risultato è una scuola trasformata in scenografia per comizi contro “l’indottrinamento gender”, mentre l’unico indottrinamento sistematico resta quello alla propaganda. In un’Italia con dispersione scolastica ancora vicina al 10%, con picchi molto più alti in alcune regioni del Sud, il problema urgente non è che gli studenti scappano dalle aule, ma che potrebbero imbattersi in una lezione di educazione sessuale. Così si partoriscono emendamenti per limitare l’educazione sessuo‑affettiva, in nome della crociata contro una “teor...

DIO? STA SUL POLO NORD

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Molti mistici e filosofi, ben prima che nascesse l'analisi complessa, hanno descritto Dio con immagini che oggi suonano sorprendentemente vicine alla sfera di Riemann. "Dio è una sfera infinita, il cui centro è ovunque e la cui circonferenza non è in alcun luogo", si legge in una celebre formula medioevale ripresa dalla tradizione neoplatonica e cristiana, e bisogna ammettere che per gente che non aveva la minima idea di cosa fosse un numero complesso ci sono andati dannatamente vicini. L'idea è che Dio non sia un ente tra gli altri, collocato da qualche parte come un mobile dell'IKEA, ma una presenza che avvolge e penetra ogni punto della realtà senza avere un "fuori" e un "bordo", proprio come la compattezza della sfera di Riemann avvolge il piano complesso e lo chiude aggiungendo un solo punto all'infinito, e se questo vi sembra un trucco da prestigiatore matematico aspettate di sentire il resto. Nella sfera di Riemann, tutti...

LIBERTÀ E OBBEDIENZA

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Maria è libera non perché obbedisce, ma obbedisce perché è libera. Questa distinzione, tutt’altro che nominale, tocca uno dei nuclei più alti della teologia cristiana. Il rapporto tra la libertà umana e la grazia divina. Invertirne l’ordine significa alterare la comprensione stessa dell’adesione alla volontà di Dio, riducendo l’obbedienza a una forma di sottomissione invece che riconoscerla come atto pienamente umano e spiritualmente fecondo. Nel racconto dell’Annunciazione Maria non subisce il disegno divino, ma lo accoglie. Il suo fiat non è un automatismo spirituale né una docilità passiva, bensì una decisione consapevole, pronunciata nella luce di una libertà reale. Proprio perché Maria avrebbe potuto dire no, il suo sì acquista valore morale e teologico. Senza questa possibilità, la grazia si trasformerebbe in necessità e l’assenso in mera esecuzione, svuotando l’evento della sua densità antropologica, dall'Uomo. La tradizione cattolica ha sempre resistito a questa...

COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE

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Non chiamatela contraddizione, né tantomeno incidente di percorso. Quello a cui assistiamo nella gestione migratoria italiana non è il frutto di una schizofrenia involontaria, ma l’applicazione rigorosa di un metodo politico. Un metodo che si regge su un paradosso tanto evidente quanto rimosso dal dibattito pubblico. La simultanea necessità di aprire le porte per salvare l’economia e di chiuderle a parole per salvare il consenso. I numeri, solitamente freddi e inappellabili, raccontano una storia che la propaganda fatica a contenere. Il governo ha programmato quasi mezzo milione di ingressi regolari per il triennio 2026–2028. Parliamo di oltre 165mila lavoratori l’anno. Non sono cifre lanciate a caso, ma la risposta disperata alle preghiere di Confindustria, delle associazioni agricole, del settore turistico e dell’assistenza familiare. L’Italia, strangolata dall’inverno demografico, ha un bisogno strutturale, quasi fisiologico, di manodopera straniera. Nei cantieri del PN...

IL COLORE DELLA GIUSTIZIA

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È incredibile come nel dibattito politico italiano si continui a ripetere, con aria grave e tono da teoria del complotto, che l’8% della magistratura [quello che fa riferimento a Magistratura Democratica] detterebbe legge a tutto il resto del corpo giudiziario. Otto per cento. Se fosse vero, significherebbe che i restanti novantadue per cento di magistrati sono pecore senza spina dorsale, disposti a farsi comandare da una minoranza “rossa” con poteri da setta esoterica. Ma la verità, come quasi sempre accade, è molto più prosaica e infinitamente meno utile alla propaganda. La stragrande maggioranza dei magistrati non appartiene a nessuna corrente, e tra quelli che lo sono iscritti, le aree moderate e centriste [Unicost, Area... e il presidente della ANM è di area conservatrice, come lo era Palamara] contano più iscritti di Magistratura Democratica. Quindi l’idea che questa frazione di toghe “ideologizzate” controlli tutto il sistema è semplicemente ridicola. O, se si vuole ...

L'ONNIPOTENZA DI DIO

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L’idea di un’onnipotenza divina limitata dalla logica e dalla bontà, per quanto raffinata e spesso presentata come una soluzione equilibrata, lascia dietro di sé una sensazione di insoddisfazione filosofica. Dire che Dio può fare tutto ciò che è possibile sembra infatti più una mossa difensiva che una vera spiegazione. Ogni essere, per definizione, può fare solo ciò che è possibile, e così l’onnipotenza rischia di dissolversi in una formula tautologica, utile a preservare il concetto ma incapace di chiarirne la specificità. Se Dio non può fare l’impossibile, in che senso la sua potenza è radicalmente diversa da quella di qualsiasi altro ente, se non per grado e non per natura? A questo punto emerge una questione più profonda e forse più inquietante: chi decide che cosa sia logicamente possibile? Se Dio è davvero il creatore di tutto ciò che esiste, non dovrebbe aver creato anche le strutture razionali che governano il pensiero e l’essere? Attribuire alla logica un ruolo di ...

1/137

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1/137 ... lo guardi e sembra un numerino qualsiasi, innocuo come la data sullo scontrino del supermercato, e invece è uno di quei codici segreti dell’universo che, se ci pensi troppo, rischi di passare la notte a fissare il soffitto chiedendoti chi abbia deciso che dovesse essere proprio così e non un po’ diverso. Perché se fosse diverso, anche di poco, noi non ci saremmo; niente atomi stabili, niente chimica, nessuna vita a interrogarsi su di lui. Ed è questo che rende alfa così affascinante: non è elegante come π, che almeno capisci da dove salta fuori, ma è un numero piantato lì senza un vero perché, una specie di cartello cosmico che ti dice “queste sono le regole dell’elettromagnetismo”, senza offrirti un manuale di istruzioni. Sommerfeld nel 1916 ci inciampò cercando di capire perché le righe spettrali degli atomi si sdoppiassero come se l’universo avesse deciso di parlare con voce doppia, e nel tentativo di rimettere ordine tra orbite ellittiche, relatività e intuizi...

REALTÀ O PERCEZIONE?

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Tutta la meccanica quantistica e tutta la relatività non descrivono la realtà ma ciò che possiamo sapere della realtà. [Tersite]  La questione che emerge quando si mettono insieme meccanica quantistica e relatività generale non è soltanto tecnica o matematica, ma tocca il modo stesso in cui intendiamo la realtà e il rapporto tra ciò che esiste e ciò che possiamo conoscere. La fisica del Novecento, spesso raccontata come una progressiva scoperta di stranezze controintuitive, può essere letta invece come una lenta e rigorosa rinuncia all’idea che il mondo possieda proprietà assolute, definite una volta per tutte, indipendenti da ogni relazione. In meccanica quantistica questa rinuncia è evidente, lo stato di un sistema non è la fotografia di “com’è davvero” una particella, ma una codifica delle informazioni che un osservatore può ottenere attraverso specifiche interazioni. La posizione, il momento, persino l’esistenza di una traiettoria ben definita non sono attributi che...

PRESIDIO LAICO

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Dire che il crocifisso è divisivo non significa negarne il valore storico, spirituale o identitario, ma interrogarsi sul senso della sua presenza nello spazio pubblico istituzionale. Gesù crocifisso non offende in quanto tale: rappresenta la vittima, la fragilità, l'ingiustizia subita. Diventa però problematico quando quel simbolo, nato per ricordare la sconfitta del potere, viene assunto dal potere stesso come segno di appartenenza collettiva, come se una fede potesse coincidere con l'identità dello Stato. È qui che la questione smette di essere emotiva e diventa filosofica, perché riguarda il rapporto tra maggioranza e neutralità, tra memoria storica e spazio condiviso. Difendere la laicità non significa cancellare la tradizione cristiana né negare che il cristianesimo abbia plasmato profondamente la cultura europea [il diritto, l'arte, il welfare, le forme stesse della solidarietà sociale]. Questa genealogia è reale e va riconosciuta. Ma proprio per questo è ...

IMAM LAICI

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Il caso dell’imam Shahin è uno di quei piccoli scandali italiani che raccontano molto più di quanto sembri. Non tanto per ciò che è stato detto, quanto per come lo Stato ha reagito. E per il doppio standard che emerge, limpido, quando la libertà di espressione smette di essere un principio e diventa un privilegio. Shahin vive in Italia da vent’anni, ha figli italiani, nessuna condanna penale, una storia personale che parla di integrazione più che di marginalità. Ha definito “resistenza” l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Una definizione moralmente indifendibile, senza attenuanti. Quello è stato un massacro di civili, e chiamarlo resistenza è una distorsione etica grave. Ma la democrazia non punisce le distorsioni etiche, punisce i reati. E qui il punto è tutto qui. La Procura ha archiviato perché di reato non ce n’era traccia. I giudici di Torino hanno valutato gli atti, escluso una pericolosità concreta e attuale, e hanno ordinato la liberazione. Applicazione lineare dello ...

NO STRIKE ON FRIDAY

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Lo sciopero del venerdì è diventato il teatro dell'ipocrisia collettiva, e il copione è sempre lo stesso, cittadini che si ergono a custodi dell'ordine pubblico, pronti a scaricare tutta la loro impotenza su chi osa disturbare il rito sacro del fine settimana. Non importa che gli stessi treni siano in ritardo anche il mercoledì, che gli autobus siano sovraffollati ogni giorno, che i servizi pubblici siano al collasso da decenni. No, il problema è "quel" venerdì, "quella" interruzione, "quel" disagio che finalmente ha un colpevole tangibile. La genialità dello sciopero del venerdì sta proprio qui, svela l'ipocrisia. Perché se davvero il problema fosse il disagio in sé – i treni fermi, gli uffici chiusi, le scuole bloccate – allora l'indignazione dovrebbe essere identica a prescindere dal giorno. Ma non lo è. Il martedì passa quasi inosservato, il giovedì genera qualche borbottio, ma il venerdì? Il venerdì è lo scandalo. Perché? P...

VITA DI MARIO ROSSI

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[Mi sono imbattuto in questo video ... e mi ha fatto pensare...Per chi non ha possibilità di vederlo lo racconterò]. Immagina un uomo in piedi dentro un quadrato disegnato con il gesso sul marciapiede, pagato cinquanta dollari per non muoversi fino alle cinque e mezza, all'inizio sembra uno scherzo, una di quelle sfide assurde che girano sui social, eppure lui accetta e resta lì, immobile, mentre la vita gli scorre intorno come un fiume che non lo tocca più. Gli amici passano e lo invitano, "vieni con noi in centro", ma lui risponde no, sto lavorando, non posso, e già qui sentiamo un brivido perché capiamo che non è più una questione di soldi, è una questione di identità. Se esco dal quadrato smetto di essere un lavoratore, smetto di valere qualcosa. Una donna corre trafelata, un ladro le ha rubato la borsa, "mi aiuti per favore", grida, e lui, con lo sguardo fisso davanti a sé, "mi dispiace, sono nel mezzo del lavoro", e il ladro sparisce ...

BERNINI E I SOLITI COMUNISTI

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La vicenda, a voler essere gentili, sfiora il grottesco... a voler essere realisti, ci sguazza proprio. Perché quando una ministra della Repubblica si arrampica su un palco e, invece di dare risposte a studenti comprensibilmente terrorizzati per il loro futuro, li liquida con un paternalistico “poveri comunisti”, non siamo più nell’ambito della politica, siamo nel cabaret istituzionale. Una specie di talent-show dell’autoimbarazzo, di quelli che ti fanno pensare che governare, ormai, sia diventato un optional accessorio come i cerchi in lega, utile, certo, ma non indispensabile finché sai strappare un applauso alla platea amica. E la platea, guarda caso, era quella di Atreju, non certo un simposio universitario, non un confronto serio sulla formazione, ma la sagra ideologico-ricreativa di Fratelli d’Italia. Quel luogo magico dove ogni critica viene istantaneamente sterilizzata con l’etichetta “ideologia comunista”. Una formula vintage, quasi nostalgica, che però nel 2025 [q...

TERRAPIATTISMO MINISTERIALE

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C’è un’aria nuova al ministero dell’università. Non quella del rinnovamento, intendiamoci, più una brezza da Congresso Internazionale dei Terrapiattisti. È l’unica spiegazione plausibile per quel quiz di fisica in cui una nave si muove 10 km a nord, 6 a est, 18 a sud… di quanto si è spostata rispetto al punto di partenza? La risposta “ufficiale” sarebbe 10 km, come sulla più banale tavola da cucina. Ora, questa soluzione funziona benissimo solo se la Terra è piatta come una schiacciata toscana. Ma sul pianeta reale, quello sferico, c’è un intruso... la geometria. E la geometria, si sa, è allergica alle semplificazioni ministeriali. Prendiamo lo scenario incriminato. E qui arriva il colpo di scena che gli autori del quiz non avevano considerato.  Esiste un punto sulla Terra in cui, dopo aver fatto 10 km a nord, ti ritrovi su un parallelo lungo esattamente 6 km di circonferenza [89.97°N, a 3km dal Polo Nord].  Questo ha una conseguenza deliziosa...fai i tuoi 6 km ver...

LITTLE BIG ITALY

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L’Italia è quel Paese meraviglioso che riceve dall’UNESCO il titolo di “cucina patrimonio dell’umanità” e lo celebra aprendo l’ennesimo sushi all-you-can-eat dove il nigiri sembra un oggetto smarrito e il riso ha la consistenza di un tampone bagnato, mentre continuiamo a ripeterci che siamo i custodi della tradizione come se bastasse una bestemmia contro la panna nella carbonara per meritare una medaglia. Protestiamo indignati quando un americano mette la panna, poi però ordiniamo la carbonara “fit” con la pancetta affumicata perché “così è più leggera”, e difendiamo la sacralità della cucina italiana mangiando lasagne surgelate che definiremmo “fatte in casa” solo se considerassimo il magazzino del supermercato una casa. Nel frattempo, nelle pizzerie storiche, ci trovi Ahmed e Mohamed che stendono l’impasto con una grazia che in Campania dovrebbero esporre nei musei, mentre i pizzaioli italiani veri stanno tutti a Londra e Dubai a fare margherite che costano come una rata d...

LA LIVELLA

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C’è un momento, nella vita di ogni italiano, in cui il concetto astratto di “sanità universale” smette di essere un articolo della Costituzione e diventa qualcosa che ti attraversa la pelle. Succede quando accompagni tua madre al pronto soccorso alle tre di notte perché ha un infarto, e scopri che la prima domanda non è “ha una carta di credito?”, ma “come si chiama, signore?”. Oppure quando tuo figlio torna a casa con un braccio rotto e un gesso perfetto, senza che tu debba scegliere tra l’affitto del mese e la sua salute. O ancora quando una mammografia gratuita ti evita di rimandare un controllo salvavita perché “quest’anno non ci sono soldi”. Questi momenti non sono gentili concessioni dello Stato, non sono il regalo di un funzionario volenteroso, né un bonus stagionale tipo il cashback sanitario. Sono diritti. Diritti conquistati, finanziati, difesi da tre generazioni e da decenni di lotte sociali che, a ripensarci oggi, sembrano quasi fantascienza politica. Eppure, ...