Post

Visualizzazione dei post da settembre, 2025

PRIORITÀ

Immagine
C'è qualcosa di profondamente inquietante nell'osservare come la giustizia possa trasformarsi in spettacolo quando l'odio politico prende il sopravvento sulla ragione. Il caso di Ilaria Salis ci offre uno specchio in cui guardare i fondamenti stessi su cui dovrebbe poggiare una società democratica: la giustizia inizia sempre dal garantire all'imputato tutti i suoi diritti, indipendentemente dalle simpatie o antipatie che la sua persona possa suscitare. Questo principio, che potrebbe sembrare ovvio, non è affatto scontato in contesti dove le istituzioni stesse sono oggetto di scrutinio internazionale, come nell'Ungheria di Orbán, paese dove l'Unione Europea ha ripetutamente espresso preoccupazioni per lo stato di diritto. In questo quadro, l'immunità parlamentare concessa a Salis non può essere liquidata come una "furbata politica": prima di tutto si tratta di un atto di giustizia dovuto a qualunque persona si trovi nelle stesse circosta...

EASY RIDER

Immagine
Lo Stato, con la sua proverbiale capacità di fare il minimo con il massimo, ci regala un nuovo, imperdibile episodio della saga “Come buttare soldi pubblici con stile”. Immaginate la scena: un commando di agenti federali, equipaggiati come se stessero per stanare Bin Laden in persona, che parte all’inseguimento — tenetevi forte — di un fattorino in bicicletta . Siamo a Chicago, anno di grazia 2025. Gli eroi del giorno sono quelli dell’ Immigration and Customs Enforcement , che d’ora in poi chiameremo ICE, perché l’acronimo suona bene e fa molto Marvel. Caschi, giubbotti, maschere tattiche: il kit completo. Non mancava che la musica di Mission: Impossible in sottofondo e il thermos del caffè gentilmente offerto dai contribuenti. E chi è il boss criminale da neutralizzare? Non un narcotrafficante, non un terrorista, non nemmeno uno spacciatore di sigarette di contrabbando. No: un povero Cristo che consegna sushi e hamburger, pedalando come un dannato per racimolare — se pr...

I FOLLI E I SORDI

Immagine
Il “contribuente” è ormai diventato un feticcio del dibattito pubblico italiano. Lo si evoca come una divinità laica ogni volta che si vuole colpire un’iniziativa non gradita, mai quando si tratta di giustificare spese inutili o palesemente propagandistiche. È accaduto anche con la Flottiglia SUMUD: due fregate della Marina militare schierate a protezione di una missione umanitaria vengono bollate come scandalo perché “pagate dal contribuente”. Un’ovvietà spacciata per argomento dirimente, come se il solo fatto che le navi siano pubbliche rendesse l’operazione sospetta. Eppure, quando si spendono decine di milioni per centri di detenzione in Albania rimasti deserti, o per organizzare deportazioni simboliche di poche decine di persone, il contribuente scompare dal discorso. In quei casi, lo spreco diventa improvvisamente patriottico, un “segnale politico” che giustifica qualunque costo. La spesa per la propaganda è accettata senza fiatare, mentre quella per la solidarietà i...

L'ORDINE DEI FATTORI

Immagine
Il conflitto israelo-palestinese, una bella matassa da dipanare, dove ogni tentativo di analisi equilibrata finisce inevitabilmente per scontentare tutti e dove la complessità della situazione diventa spesso una comoda scusa per evitare di chiamare le cose con il loro nome, come se la sofferenza civile diventasse più tollerabile quando la si inquadra in un contesto geopolitico più ampio. Certo, possiamo parlare all'infinito delle "molteplici sfumature" e delle "narrazioni complesse", ma alla fine dei conti quello che vediamo sui nostri schermi sono bambini morti sotto le macerie e famiglie distrutte, dettagli che tendono a rendere piuttosto accademiche le discussioni sui "livelli di lettura" del conflitto, non trovate? E poi c'è questa curiosa tendenza a trattare la questione come se fosse un problema simmetrico, dove da una parte abbiamo una delle forze militari più avanzate al mondo e dall'altra una popolazione in gran parte priva...

IL SENSO DEL DIVINO

Immagine
Il rapporto tra l'uomo e il divino rivela forse la caratteristica più distintiva della nostra specie, quella tensione verso ciò che ci trascende che non trova equivalenti nel regno animale e che attraversa tutte le epoche e culture umane senza eccezioni. Non si tratta semplicemente di una curiosità intellettuale o di un bisogno di spiegazioni razionali, ma di qualcosa di più profondo e inquietante: l'impossibilità di accettare il mondo così com'è, di vivere serenamente entro i confini della propria esistenza finita. Basta osservare un animale domestico per comprendere la radicalità di questa differenza: un gatto che vede il padrone accendere la televisione o guidare un'automobile non si stupisce di queste "magie", non elabora teologie sulla natura miracolosa della tecnologia, ma integra semplicemente questi fenomeni incomprensibili nella propria routine quotidiana. Il gatto vive in un presente perpetuo, adattandosi pragmaticamente a ciò che trova s...

LA POLITICA NELLE PAROLE

Immagine
Ecco finalmente un politico che sa fare politica senza rinunciare all'intelligenza, che sa condannare senza scadere nel populismo, che sa attaccare senza perdere la misura: Gianni Cuperlo, di fronte al caso Charlie Kirk, offre una lezione magistrale di come si dovrebbe fare opposizione in una democrazia matura, mostrando quella rara capacità di tenere insieme rigore morale e lucidità analitica che contraddistingue i veri statisti dai meri agitatori di professione. Mentre il dibattito pubblico sprofonda quotidianamente nella barbarie dell'insulto reciproco e della strumentalizzazione più grezza, Cuperlo dimostra che si può essere feroci nell'analisi senza essere ferini nei modi, che si può smascherare l'ipocrisia avversaria senza rinunciare alla propria dignità intellettuale, che si può fare politica militante mantenendo quella distanza critica che solo la cultura vera consente. Il suo approccio al caso dell'attivista conservatore assassinato è un capola...

CAN'T HELP MYSELF

Immagine
Ci sono opere d’arte che si spiegano da sole, perché non hanno bisogno di parole. Eppure, davanti a Can’t Help Myself di Sun Yuan e Peng Yu, le parole vengono, quasi inevitabili. Perché quell’enorme braccio meccanico che trascina verso di sé il liquido che lo mantiene in vita – e che pure non cessa mai di perdere – ci riguarda da vicino. La macchina non fa altro: raccoglie il suo olio idraulico, giorno dopo giorno, fino a consumarsi, a logorarsi, a morire. Eppure in questa ripetizione sterile, senza speranza, noi vediamo riflessa la nostra condizione. La routine quotidiana che ci consuma, il lavoro che sembra infinito, le bollette che tornano sempre, i gesti piccoli e grandi che dobbiamo ripetere senza sosta per mandare avanti le nostre vite. È un Sisifo meccanico, un Beckett industriale, una metafora della modernità che colpisce per la sua chiarezza e crudezza. Ma c’è qualcosa di più. Perché il robot non sa, non si ribella, non può fermarsi. È condannato alla ripetizion...

SEPARATI PER AMORE

Immagine
Immaginiamo per un momento che il Grande Silenzio che avvolge l'universo non sia il prodotto del caso o dell'assenza, ma piuttosto l'espressione di una saggezza infinita che conosce intimamente la natura delle sue creature. Quando contempliamo le vastità siderali che ci separano dalle stelle più vicine, quelle distanze che sembrano così crudeli alla nostra sete di compagnia cosmica, forse stiamo osservando non un vuoto, ma un disegno. Ogni civiltà intelligente che possa esistere là fuori, se davvero è stata plasmata a immagine e somiglianza del suo Creatore, porta in sé le stesse contraddizioni che riconosciamo così bene in noi stessi: quella tensione perpetua tra l'anelito verso il divino e la pesantezza della materia, tra l'aspirazione all'armonia e l'istinto di autoconservazione che spesso si traduce in competizione, dominio, conquista. La storia della Terra ci ha insegnato con dolorosa chiarezza cosa accade quando civiltà di diverso sviluppo ...

IPOCRISIA E CORAGGIO

Immagine
Settembre 2025. Dal Mediterraneo parte la Global Sumud Flotilla , con 250 tonnellate di cibo, medicine e attrezzature per due milioni di palestinesi che da anni sopravvivono sotto assedio. Una di quelle missioni che dovrebbero mettere tutti d’accordo: civili ridotti alla fame, ospedali al collasso, bambini che muoiono per mancanza di antibiotici. Dovrebbero. Invece no. Appena salgono a bordo alcuni attivisti LGBTQ+ con bandiere arcobaleno, scatta il corto circuito. Un coordinatore molla tutto perché l’“agenda woke” non si sposa con i valori musulmani. Greta Thunberg, che fino a ieri arringava folle contro il capitalismo fossile, si smarca pure lei: troppo complicato, meglio postare una foto col cartello “Stop Oil” e via. Risultato: la flottiglia diventa il set di un reality, con litigi, dimissioni e scomuniche interne, ancora prima di affrontare le cannonate israeliane. E qui arriva il grande spettacolo del moralismo da tastiera. I commentatori filo-Israele, i conservatori ...

FRA ANIMA E CORPO

Immagine
Il dibattito sull’aborto si colloca da sempre in un territorio di confine: da un lato l’anima, intesa come principio vitale o dimensione spirituale, dall’altro il corpo, realtà concreta e tangibile, prima e più evidente frontiera della libertà individuale. L’anima resta concetto sfuggente, mutevole, interpretabile secondo prospettive religiose, filosofiche o culturali diverse e spesso inconciliabili. Proprio per questo non può essere trasformata in norma universale senza correre il rischio di imporre una visione particolare a chi non la condivide. Il corpo, invece, non ha bisogno di essere interpretato: è ciò che ci appartiene in modo irriducibile, lo spazio attraverso cui ognuno esercita la possibilità di accogliere o rifiutare, di dire sì o no, di scegliere se continuare una gravidanza o interromperla. Quando si discute di aborto, dunque, la posta in gioco non è un concetto astratto di “vita” calato dall’alto, ma il diritto concreto di una donna a decidere del proprio cor...

QUANTI SIETE? UN FIORINO!

Immagine
Allora, questa genialata di Salvini sulla cauzione per le manifestazioni dopo i casino di Milano è roba da manuale del perfetto populista che non ha mai aperto la Costituzione neanche per sbaglio, perché senti una volta che uno ti dice "chi organizza paghi" e pensi pure che sia giusto, peccato che poi ti accorgi che è come dire "chi respira paghi l'aria", perché il diritto di manifestare non è un optional che ti concedono se hai i soldi ma è scritto nell'articolo diciassette della Carta che evidentemente al Capitano serve solo per incartare il panettone. E siccome lui ama tanto i numeri, eccogliene uno: mentre a Milano volavano i sassi in altre ottanta città italiane centinaia di migliaia di persone manifestavano per Gaza senza rompere mezza mattonella, ma questo particolare a Salvini sfugge perché rovineebbe la narrazione. Ma il bello deve ancora venire, perché il nostro eroe leghista non ha spiegato una mazza: quanto dovrebbe essere questa bene...

DOTI, DOGMI, DIVIETI

Immagine
Altro che sacramento indissolubile fondato sull’amore: al tempo di Gesù il matrimonio in Giudea era una faccenda di contratti tra famiglie, con due tappe burocratiche ben scandite — prima l’Erusin, una promessa solenne che impegnava i clan, poi il Nissuin, la convivenza e la festa — roba da notai e parenti, non da Cupido. L’amore romantico, quello che oggi la Chiesa ci vende come fondamento evangelico del vincolo, non c’entrava quasi nulla: contavano alleanze, prestigio sociale, sicurezza economica, e le donne, pur presenti e attive, spesso finivano più pedine che regine, usate per consolidare i giochi familiari. Il sacramento? Invenzione medievale, consacrato solo dal Concilio di Verona nel 1184: Gesù e i suoi contemporanei non sapevano neanche cosa fosse un sacramento matrimoniale, perché per loro il matrimonio era una faccenda sociale, non una vocazione mistico-spirituale da conferire con formula magica. Eppure oggi la Chiesa continua a raccontarci che Cristo avrebbe ina...

PADRI SENZA FAMIGLIA

Immagine
Se guardiamo la questione in una prospettiva storica e sociologica, il discorso dei preti sulla famiglia come unica e autentica realtà composta da un uomo e da una donna si rivela non solo un’affermazione dottrinale, ma anche un prodotto di secoli di costruzione culturale. La Chiesa cattolica, sin dal Concilio di Trento, ha cercato di disciplinare i rapporti familiari elevando il matrimonio a sacramento, imponendo un modello preciso che non era affatto scontato in tutte le società europee del tempo. Il clero, pur non essendo parte della famiglia nucleare tradizionale a causa del celibato, ha assunto il ruolo di arbitro e custode di ciò che veniva riconosciuto come legittimo o meno, fungendo da garante di una visione che rafforzava l’ordine sociale e i rapporti di potere. Dal punto di vista sociologico, i preti sono figure paradossali: non vivono il matrimonio, non generano figli, eppure vengono percepiti come padri spirituali e, in alcuni contesti, come capi simbolici di un...

UN AMERICANO A PONTIDA

Immagine
Pontida 2025, altro che raduno politico: sembrava la convention di una multinazionale in franchising, con la differenza che al posto dei gadget aziendali distribuivano rosari e bandiere israeliane. La vecchia Lega, quella rozza e cattiva che urlava “Roma ladrona” con la canotta verde e la birra in mano, almeno un senso ce l’aveva: c’era la fabbrica, c’era il Nord che lavorava e bestemmiava contro il Sud che non lavorava, c’era persino un folklore di ampolle, ruspe e insulti gratuiti. Ora invece che c’è? C’è Salvini, che un tempo si travestiva da felpa e oggi si traveste da leader, ma con lo stesso risultato: sembrare un attore che ha perso le battute e va a braccio sperando che il pubblico rida. Il pezzo forte è stato il generale Vannacci: uno che, per dare un senso alla giornata, ha deciso di citare un tizio americano morto. Roba che neanche nei peggiori karaoke politici di provincia. E in quel momento la Lega è ufficialmente passata da “Padania libera” a “Padania a stelle ...

LA VITA CHE CONVIENE

Immagine
Nel grande circo della politica contemporanea poche acrobazie sono spettacolari quanto quella del politico che si dichiara “pro-life” col petto gonfio di virtù e poi applaude la pena di morte con lo stesso entusiasmo con cui un ultras inneggia al rigore. È la magia del moralismo selettivo: la vita è sacra, certo, ma solo quando conviene, solo quando è piccola, indifesa e soprattutto utile come feticcio ideologico; appena cresce, sbaglia e diventa scomoda, ecco che il valore assoluto della vita si trasforma in un coupon a scadenza, revocabile da Dio, dallo Stato o dal boia di turno. Per tenere insieme questo castello di incoerenze, il trucco è semplice: inventarsi il principio dell’“innocenza”. Il feto è innocente, quindi intoccabile; il condannato è colpevole, quindi sacrificabile. Peccato che così la vita non sia più sacra, ma condizionata al giudizio morale del momento, una specie di premio fedeltà che perdi se non ti comporti bene. E peccato pure che i sistemi giudiziari...

TRUMP-TRUPPEN

Immagine
Trump non ha bisogno di una Gestapo o di un Ministero della Propaganda. Gli basta molto meno: un’armata di funzionari, burocrati e manager televisivi che si piegano prima ancora di ricevere l’ordine. Sono le sue Trump-Truppen, un corpo scelto di fedelissimi involontari, soldatini senza uniforme che obbediscono a cenni, sospiri, tweet notturni. Non servono circolari ufficiali: basta l’alzata di sopracciglio di un commissario della FCC [Federal Communications Commission] perché un dirigente della ABC [American Broadcasting Company] si convinca che sospendere Jimmy Kimmel sia la cosa più prudente. È l’autocensura preventiva elevata a sistema, il capolavoro di chi comanda senza neppure doversi sporcare le mani. Queste Trump-Truppen ricordano le Sturmtruppen di Bonvi, i soldati imbecilli che trasformavano ogni ordine in farsa. Solo che qui la farsa non fa ridere: qui è reale, qui si gioca sulla pelle della democrazia. Nelle vignette di Bonvi il sergente ottuso ordinava “tutti av...

QUINTO, NON UCCIDERE*

Immagine
La pena di morte è un relitto barbarico che certi governi continuano a sventolare come simbolo di giustizia, ma ammazzare in nome dello Stato non cancella il sangue versato, lo moltiplica, e ci abbassa al livello dei criminali che fingiamo di punire. È un'assurdità perché nessuna vita è un'equazione a somma zero e nessuna coscienza è priva di possibilità di cambiamento, ma decretarne la fine è come dire che l'universo è già chiuso, finito, senza spiragli di redenzione. È un abominio perché il «non uccidere» non ha note a piè di pagina o un asterisco per giudici e boia, e la morale non è vendetta travestita da legge, ma compassione e responsabilità, qualità che evidentemente non fanno audience. È una truffa perché a morire sono sempre i poveri, i marginali, le minoranze, mai i potenti che rubano miliardi e se la cavano brindando a champagne, quindi più che giustizia è una lotteria classista e razzista che rafforza le disuguaglianze. È teatro puro, leader che si t...

IN HOC SIGNO REBELLOR

Immagine
A Palermo, qualche giorno fa, una studentessa è entrata in classe con un crocifisso capovolto al collo. Non ha fatto comizi, non ha urlato, non ha disturbato nessuno. Non ha insultato la fede altrui, non ha deriso i credenti, non ha trasformato l’aula in un palcoscenico di provocazioni. Ha semplicemente scelto un simbolo e gli ha dato un altro orientamento. Tanto è bastato per trasformare un gesto intimo, personale, in un caso nazionale. Il professore di Storia e Filosofia – la materia che dovrebbe insegnare il dubbio, l’analisi, la libertà del pensiero – ha reagito come il parroco di provincia del secolo scorso: l’ha rimproverata, l’ha umiliata davanti ai compagni e le ha intimato di coprire quel simbolo “per rispetto”. Ma rispetto di chi, di cosa? Della sua sensibilità personale? Del conformismo che ancora oggi confonde la religione con l’identità nazionale? Della tradizione che si fa scudo della parola “valori” per nascondere la paura del cambiamento? La ragazza, sorpr...

DEFINISCI UMANO

Immagine
" È sempre Cartabianca " somiglia sempre di più a un teatro dell’orrore. Non un luogo dove si informano i cittadini, ma uno spazio dove la sofferenza viene triturata e offerta come intrattenimento. Eyal Mizrahi siede in studio. Non è un analista politico, non è un diplomatico, non è un giurista. È un veterinario israeliano, laureato a Milano, passato al marketing, oggi presidente degli “Amici di Israele”. Un profilo che non parla di guerra ma di animali domestici e pubblicità. Eppure, in prima serata, diventa “l’esperto” chiamato a spiegare Gaza. Il momento cruciale arriva quando si cita la carneficina dei bambini. Migliaia di morti, decine di migliaia di mutilati. Mizrahi sorride, si gira verso Enzo Iacchetti e pronuncia una frase che congela lo studio: “Definisci bambino”. Come se stessimo discutendo di categorie zoologiche. Non più piccoli esseri umani cancellati dalle bombe, ma un concetto da manipolare. Il copione è quello già visto: ogni colpa è di Hamas, tu...

15 MINUTI

Immagine
Warhol l’aveva buttata lì, con la leggerezza che solo i profeti inconsapevoli sanno avere: quindici minuti di notorietà per ciascuno, un buffet dell’ego dove ognuno, prima o poi, avrebbe avuto diritto alla propria porzione di applausi e luci artificiali. Ma nessuno gli disse che la matematica è una bastarda inflessibile, e che quei quindici minuti, se dovessero davvero essere distribuiti con equità millimetrica, richiederebbero una fila lunga quanto l’evoluzione della specie: duecentrotrentamila anni circa di attesa per tutti gli otto miliardi di persone, più o meno il tempo necessario perché l’Homo sapiens diventi prima cyborg, poi polvere cosmica, poi forse un ricordo in qualche archivio digitale che nessuno saprà più aprire. E qui si apre la contraddizione ontologica più grande della modernità: la nostra fame di riconoscimento collide con la fisica implacabile del tempo, e invece di trovarci davanti a una filosofia dell’essere, ci ritroviamo a praticare una filosofia del...

C'È CHI DICE NO

Immagine
Se Adamo ed Eva non avessero morso il frutto proibito, oggi non staremmo qui a parlare. Non ci sarebbe storia, né pensiero, né libertà. Solo un giardino recintato, frutti gratis, zero domande e un Dio che sorride come un direttore di resort. L’umanità sarebbe stata ridotta a colonia di bambini obbedienti, animali addomesticati incapaci di conoscere il brivido della trasgressione. Ma la vita vera nasce solo dal conflitto, dal rischio, dal desiderio che non si lascia controllare. Il vero scandalo non è il frutto, ma la disobbedienza erotica . Non è il morso, ma il gesto di dire: “voglio sapere, voglio provare anch'io, anche se mi costa tutto”. Lì inizia la storia. Senza quel gesto non ci sarebbero state rivoluzioni, orgasmi, poesie, rivolte, filosofie, social network né psicanalisi. Solo un acquario celeste di carpe immobili. Adamo non era un idiota. Guardava gli animali, li vedeva accoppiarsi, capiva che la vita non nasceva dal nulla ma da un atto carnale. Intuiva che die...

TARLI

Immagine
L’idea che l’intolleranza possa diventare il fondamento di una forza politica è tanto grottesca quanto pericolosa: è come costruire una casa con mattoni di sabbia e illudersi che resista alla pioggia. Certo, come esseri umani proviamo emozioni contraddittorie – rabbia, rancore, paura del diverso – ma scambiare lo sfogo emotivo per un progetto di governo equivale a confondere una litigata al bar con filosofia politica. La Costituzione non è stata scritta per dare dignità ai nostri capricci più meschini, ma per garantire che la convivenza civile non degeneri in rissa permanente tra fazioni che si considerano nemici irriducibili. L’intolleranza in politica è come un tarlo: non arriva mai con la forza di un uragano, ma con la pazienza di chi sa rosicchiare lentamente. All’inizio sembra innocua, quasi invisibile: un buchino nel legno, una crepa che si ignora perché “tanto è piccola”. Poi, senza che ce ne accorgiamo, il tarlo mangia, scava, indebolisce. E quando finalmente notiamo...

GEMELLI DIVERSI

Immagine
«[…] e il mio futuro è un presente senza troppi perché è la fottuta realtà ed è proprio quello che siamo non lo scegliamo attento è sopravvivenza l’odio è un fatto di appartenenza vi odio è un fatto di appartenenza». Queste parole, tratte da Odio dei 99 Posse, album cult del rap italiano militante del 1993, non sono solo un grido di rabbia generazionale, ma una diagnosi spietata della condizione umana in contesti di esclusione sociale e politica. Il gruppo napoletano, nato dalle ceneri dei movimenti studenteschi e operai degli anni ’90, usa il rap come arma per denunciare le ingiustizie, trasformando l’odio non in un’emozione astratta, ma in un meccanismo tribale: uno strumento di sopravvivenza che rafforza l’identità del gruppo contro l’esterno percepito come nemico. In un presente “senza troppi perché”, l’odio diventa inevitabile, non scelto, ma radicato nell’appartenenza. Ieri, 13 settembre 2025, questo verso ha riecheggiato con una precisione profetica nel dibattito po...